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I Mercenari, il solito (ma divertente) action movie americano

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6 minuti di lettura

I Mercenari – The Expendables è il film del 2010 diretto e co-sceneggiato dall’immortale (in tutti i sensi) Sylvester Stallone. Un tipico action movie, omaggio dei blockbuster del genere degli anni ‘80/’90, targato USA che non si prende, e non si lascia prendere, troppo sul serio.

Pugnali che volano da un lato all’altro dello schermo, fucili che non esitano a fare fuoco, eroi-ribelli con il cuore d’oro, sangue a fiumi, bombardamenti assordanti, cattivi milionari, e ancora Harley-Davidson, tradimenti e cambi di fronte, belle donne, muscoli e sudore, ma anche becere battute, dialoghi piatti e frasi fatte; basterebbe soltanto questo per sintetizzare al meglio il film di Stallone, il primo di una trilogia che, per il momento, si è fermata nel 2014.

Ecco, non c’è nulla di aulico da aspettarsi da I Mercenari (come giusto che sia); di certo non è (e non vuole essere) un’opera cinematografica raffinata, sicuramente non ha (e non vuole avere) una sceneggiatura profonda, ed è chiaro anche come non abbia (e non mostri) grandi pretese sul piano della messa in scena. Di certo non la prova più limpida di Stallone regista, candidato ai Razzie Awards 2010 per la peggior regia (premio poi vinto da M. Night Shyamalan per L’Ultimo Dominatore dell’Aria).

Una commemorazione del genere action movie

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Due parole sulla trama: un gruppo di mercenari, guidati dall’esperto combattente Barney Ross, vengono ingaggiati in una missione molto pericolosa, che nessun’altra unità militare ufficiale ha voluto accettare, ovvero far cadere una dittatura sudamericana. Ross, però, scopre che sotto a tutto ciò c’è un inganno e decide, insieme alla sua banda, di rinunciare al lavoro e al lauto compenso. Nonostante tutto, alla fine i mercenari decideranno, in gran segreto, di partire per la missione, spinti da una questione di cuore…

Studiato come un prodotto commemorativo del filone action degli anni d’oro del genere, e dei suoi idoli, I Mercenari è sostenuto da un cast corale pieno zeppo di figure cult del cinema, che non può passare inosservato. Sullo schermo infatti vediamo apparire in grande forma: Sylvester Stallone, Jason Statham, Dolph Lundgren, Jet Li, Mickey Rourke, Randy Couture, ‘Stone ColdSteve Austin e Terry Crews, tutti autori di una prova instancabile. Ma ci sono anche Bruce Willis e Arnold Schwarzenegger, in due cameo d’eccezione: il primo interpreta Mr. Church, l’agente della CIA che offre la missione al protagonista, mentre il secondo è una vecchia (e poco gradita) conoscenza dello stesso Barney Ross.

In questo exploit di muscoli e violenza, viene lasciato poco spazio alla parte femminile della compagnia. Le donne, infatti sono soltanto due, la latina Giselle Itié, la figlia del dittatore sudamericano, e Charisma Carpenter, alle quali vengono offerte poche battute e pochi minuti.

Il film si sviluppa su un continuo susseguirsi di frenetiche scene mozzafiato, intermezzate da piccolissimi e superficiali momenti di drama e da dialoghi che cercano di far scaldare il cuore e di far scendere la lacrimuccia (come nella scena Rourke/Stallone). Tutto ciò conduce ad un finale esplosivo, quasi onomatopeico; scandito da colpi di pistola, esplosioni, cazzotti e orrendi effetti speciali.

I Mercenari tra pregi e difetti

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Se vogliamo trovare un aspetto positivo e profondo del prodotto dobbiamo rivolgerci all’etica; infatti bisogna dire che, a suo modo, I Mercenari rappresenta una velata critica politica (il film è stato accusato di funzionare come un mezzo di propaganda politica ai danni del governo venezuelano di Hugo Chávez) e anticapitalista (e ciò traspare da molteplici battute di dialogo).

Però, a essere onesti e parecchio pignoli, il film pecca un po’ di ipocrisia nella faccenda ‘anti-capitalismo’ a livello di concezione della trama, con la sua esaltazione di (anti)eroi a stelle e strisce, e a livello di produzione, con una cifra spesa pari a 80 milioni di dollari e con accuse di sfruttamento (numerosi membri brasiliani della troupe hanno lamentato di non essere stati pagati).

Dopo aver vomitato tutto quello che c’era da vomitare su I Mercenari non si riesce, comunque, a bocciare completamente il film. In fin dei conti, c’è da dire che i 104 minuti scorrono velocemente, senza far distrarre lo spettatore e senza presentare alcun momento vuoto. Non sarà profondo (o perfetto) ma almeno non fa annoiare; anzi, se si inizia la visione col piede giusto, riesce addirittura a divertire.

Articolo di Lorenzo Fiorentino


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