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i ponti di Madison County

I ponti di Madison County: l’amore secondo Clint Eastwood

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5 minuti di lettura

Pensare che Clint Eastwood, dopo una carriera attoriale e registica prettamente Western, acquisisca i diritti per girare il best seller di Robert James Waller, I ponti di Madison County – un melodramma sentimentale – avrebbe potuto porre qualche perplessità.

Nel 1995, dopo il trionfo agli Oscar 1993 per Gli spietati, western crepuscolare, nessuno avrebbe potuto credere a una virata tematica di questo tipo. Eppure Clint Eastwood, che banale non è mai stato, trova in questa storia spunti per una riflessione personale su temi a lui cari, come le relazioni e la morale.

I ponti di Madison County

Il film, con attrice protagonista Meryl Streep, fu campione d’incassi, e guadagnò anche l’attenzione della critica, rimasta sorpresa da un prodotto non scontato. Entrato di diritto nei migliori film sentimentali di sempre, ha scavato l’immaginario di molti spettatori.

Vale quindi la pena di percorrere il tragitto lungo I ponti di Madison County.

I ponti di Madison County, trama

i ponti di Madison County

Il film è ambientato nello stato dello Iowa. Attraverso i tre diari personali di Francesca Johnson (Meryl Streep), lasciati in eredità ai suoi due figli, avviene il racconto dell’estate 1965. Mentre marito e figli sono in viaggio, Francesca, casalinga, vive una fugace ma intensa storia d’amore con il fotografo Robert Kincaid (Clint Eastwood).

Giunto per fare un reportage fotografico dei sei ponti coperti di Madison County, Robert entra come un uragano nella vita di Francesca, fino a farla innamorare. Lei, però, vive la lotta interiore tra la morale famigliare e la nuova passione sopraggiunta, fino al momento in cui compie una scelta dolorosa.

Amore reale, amore ideale

Nelle pagine del diario, Francesca, nome quanto mai simbolico per la tradizione letteraria, racconta le sue scelte. Non cerca giudizio favorevole, non argomenta con ragioni e motivazioni. Lascia solo dispiegare gli eventi che, nella loro forza poetica, creano ponti empatici. I ponti di Madison County sono ponti reali che collegano i due amanti, ad inizio film, e sono ponti immaginari, che collegano due anime lontane.

L’Iowa, con i suoi spazi sterminati, diventa foglio bianco per scrivere dell’amore tra due individui soli e diversi. Un luogo dove, per pochi giorni, reale e immaginario collassano in corpi avvinghiati, sorrisi e abbracci. Capelli al vento, picnic, bagni caldi e luci soffuse. Canzoni blues, balli e cene come Dio comanda.

Il principio di realtà poi ritorna prepotente, e come lama squarcia i fogli ora pieni di parole. Ma l’immaginazione e il ricordo restano intatti come un diamante, eterno. Prendono spazio e forma non più nel caldo Iowa, ma nella mente dei protagonisti, dove il tempo, così rapido nell’estate 1965, diventa invariato, fisso.

Piacere e morale

i ponti di Madison County

Clint Eastwood riflette sull’amore. Si può considerare amore quello che non fa scendere Francesca nella celebre scena del Pick-up? Oppure è amore la novità portata da Robert, impetuosa e fugace? Come spesso accade, Clint Eastwood è un ottimo filosofo perché pone buone domande, senza dare soluzioni facili. Rimane che Francesca dedica la propria vita alla famiglia, e non si può dubitare della scelta consapevole che compie, fosse anche per retaggio culturale del Mid-West.

Rimane anche che Francesca vuole dedicare la propria morte a Robert. Una morte serena, sicura delle scelte fatte. Dove però non sia più corpo, ma cenere al vento, gettata da uno dei ponti di Madison County, così com’è stata nel fuoco ardente della passione con Robert.

Lo spettatore, entusiasta per una regia che non cade nel patetismo, empaticamente scosso e coinvolto dalla storia, tiene a mente il motivo sonoro del film, così scandalosamente semplice e potente. E nel cuore rimane lo stupore di questa storia inesistente, di questo relazione appena accennata, dell’amore assurdo, perché reale, di Francesca.


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Amo le storie. Che siano una partita di calcio, un romanzo, un film o la biografia di qualcuno. Mi piace seguire il lento dispiegarsi di una trama, che sia imprevedibile; le memorie di una vita, o di un giorno. Preferisco il passato al presente, il bianco e nero al colore, ma non disdegno il Technicolor. Bulimico di generi cinematografici, purché pongano domande e dubbi nello spettatore.

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