Prima di Walter White, dei Lannister e di Negan, la TV apparteneva a I Soprano e noi ancora adesso paghiamo il “pizzo”, omaggiandoli e indagando sui loro misteri. C’è voluto tempo, una serie precorritrice come OZ e un’emittente come la HBO a spianare il sentiero ad una serialità più contemporanea, sfacciata, senza compromessi e peli sulla lingua. Non rendiamo grazie solo alla HBO e alla sua lungimiranza e spirito pionieristico nello storytelling televisivo, ma anche ad autori come Martin Scorsese e capisaldi del genere come Il Padrino, che hanno reso fertile il terreno per nuove storie e idee nel filone delle mafia story e dei gangster movie.
I Soprano sono i padri putativi della serie di oggi, hanno rivoluzionato il modo di raccontare e il linguaggio di una TV ancora capace di sconvolgere, di attirare in qualunque mondo di finzione, realistico o meno, un pubblico vasto e variegato, contribuendo a creare nuovi linguaggi creativi ed espressivi nello sterminato mondo della fiction televisiva.
Oggi ricorre il 25° anniversario dalla trasmissione del primo episodio sul network dell’HBO: in occasione della ricorrenza la piattaforma Max ha messo a disposizione un’app, “Soprano 25th Anniversary Collection“, che svela alcuni dietro le quinte e scene eliminate e la Warner ha celebrato alcuni momenti salienti della serie postandoli su TikTok. In Italia si può trovare su Sky On Demand e sulla piattaforma NOW Tv.
Il soggetto de I Soprano è firmato da David Chase, sceneggiatore italo-americano, con alle spalle una proficua carriera in varie sitcom, che attinge, per creare l’ambientazione e i personaggi, non solo dal cinema di genere ma anche dal suo vissuto, dall’attenzione con cui segue i cambiamenti nella comunità italo-americana del New Jersey, i casi di cronaca e le conoscenze che arricchiscono i protagonisti. Lo stesso Chase coinvolge nel progetto attori con un passato scomodo come Tony Sirico, l’interprete del violento e scorbutico Paulie “Walnuts” Gualtieri, amici di vecchia data e perfino la sua psicologa, che integra nella figura della dottoressa Melfi, la psicologa che segue Tony Soprano, e che delineava l’arco clinico e drammatico dei personaggi durante la lavorazione della serie.
Tony Soprano, il padre di tutti gli antieroi moderni
La premessa drammatica de I Soprano, sebbene abbia una vena comica, ha un carattere tragico e molto rilevante per la trama: Tony Soprano, un boss della criminalità organizzata di Newark, soffre di acuti attacchi di panico e disturbi nevrotici ed è costretto ad andare da una psicologa per curare le sue crisi e risolvere i suoi drammi interiori, irrisolti dall’età infantile. Durante le sedute con la dottoressa Melfi confessa di esser stato vittima del narcisismo della perfida e malata madre Livia e dell’assenza del padre Anthony Sr. e racconta episodi della sua vita come padre di una famiglia benestante e capo di una spietata organizzazione criminale.
Tony ha bisogno di essere amato ma non soddisfa mai questo sua necessità, in cambio della sua brama di potere e di controllo su chiunque gli stia attorno. Infatti, in ogni episodio seguiamo la sua vita divisa tra la piscina di casa e il Bada Bing, lo strip club dove s’incontra con gli altri “bravi ragazzi” per risolvere problemi di comando sul territorio, spartire traffici di ogni genere ed impartire esecuzioni di spie e traditori. Questo moderno antieroe non esita a imporre giustizia a chi gli manca di rispetto o a chi tradisce la “famiglia”, così il peso sulla sua coscienza si accumula sempre di più, a scapito di vivere secondo le tradizioni e gli ideali di Cosa Nostra o della figura dell’uomo forte ed indipendente. Proprio lui in una delle sedute si lamenta:
Oggigiorno tutti hanno bisogno dello psicologo, dello specialista e tutti vanno nei talk show a parlare dei loro problemi. Ma insomma che fine ha fatto Gary Cooper? L’uomo forte, silenzioso, intrepido. Quello era un americano. Lui non dava retta alle emozioni, faceva quello che andava fatto, e basta.
Tony Soprano, episodio 1 “Affari di Famiglia”, Stagione 1
Infatti il suo inconscio è popolato di paure, angosce e soprattutto di coloro che ha ammazzato in vita con la pistola o la parola: la sua stessa famiglia, complice inconsapevole o meno dei suoi traffici, è vittima delle sue nevrosi. A partire dalla moglie Carmela, i cui dubbi sull’etica del lavoro del marito sono eclissati da una confessione al prete o da una cotta platonica per un collega italiano, fino alla figlia Meadow, la prima che intuisce la vera natura criminale del padre e che cercherà attraverso l’istruzione di allontanarsi, e al viziato Anthony Jr., che fatica a causa della sua pigrizia e superficialità a trovare una strada nel mondo.
Il sogno più iconico di quest’uomo si verifica quando, durante un coma, immagina di essere un anonimo uomo d’affari di nome Finnerty che tenta di tornare a casa: un sogno rivelatore dell’illusione di cambiare completamente vita o indice dell’insoddisfazione interiore di Tony che genererà sempre più tormento e dolore verso di sé e verso coloro che gli stanno vicino.
I Soprano, la famiglia di Tony e i suoi capitani
Se la famiglia in cui è cresciuto non gli ha mai dato tregua, a cominciare dalla madre manipolatrice e vittimista e dallo spietato e rancoroso zio, boss di facciata della cosca di Newark, l’altra famiglia è un covo della più distorta e malata umanità mai vista nella storia del genere: i vizi di ogni capodecina o soldato sono esasperati, nessuno ha rispetto per nessuno, se non per sé stesso e per la sua fetta di guadagno ed è vittima di ossessioni e dipendenze varie. Ne I Soprano nessuno ha mai la possibilità di vivere un’altra vita al di fuori dell’organizzazione e ogni tentativo di cambiamento è segnato dal fallimento o dall’espulsione dal loro mondo, o come cadaveri o come informatori dell’FBI e di famiglie rivali.
Tony è assistito da Silvio Dante, serafico e storico collaboratore impomatato, interpretato da Steven Van Zandt, celebre chitarrista di Bruce Springsteen; da Paulie “Walnuts” Gualtieri, fedele sicario e capitano di Tony, particolarmente superstizioso e spalla comica di molti protagonisti durante la serie – basti ricordare la surreale caccia al russo nei boschi della Virginia della terza stagione o il battibecco sul conto da pagare nella quinta stagione -; e dal suo “nipote” acquisito Christopher Moltisanti, personaggio interpretato da un giovane Michael Imperioli, protetto e futuro erede dell’impero criminale, giovane italoamericano con aspirazioni da sceneggiatore ma consumato dalla dipendenza da eroina.
Non si possono non citare anche gli amici che gravitano attorno ai criminali e alle loro “commari“: Artie Bucco, proprietario e cuoco del ristorante Vesuvio, amico di vecchia data di Tony che finisce in situazioni sempre tragicomiche a causa della sua poca predisposizione al mondo degli affari; Adriana La Cerva, compagna di Christopher che provocherà al compagno e all’organizzazione un sacco di problemi; Gloria Trillo, storica amante di Tony che rischia di compromettere l’equilibrio tra la famiglia Soprano e la vita intima del capofamiglia.
Ma tra agenti dell’FBI, criminali e complici non dimentichiamo la figura più importante de I Soprano, ovvero la mediatrice tra l’interiorità e la vita del boss: la dottoressa Melfi, interpretata dalla Lorraine Bracco di Quei bravi ragazzi, che affronta seduta dopo seduta un padre di famiglia scontento della propria vita che la insulterà, molesterà e implorerà di prenderlo in terapia, nonostante sia divisa tra l’abbandonare un pericoloso manipolatore, il trovare un nuovo amico in nome dell’appartenenza alla stessa comunità o il curare un paziente difficile, spinta dal codice etico-professionale.
Sebbene la maggior parte degli attori arrivi principalmente dalla comunità italo-americana e dalle pellicole di Coppola e Scorsese, il cast de I Soprano è un incredibile miniera di caratteristi di grande talento recitativo: il compianto James Gandolfini rimane la punta di diamante della serie per come interpreta i difetti e l’aria machiavellica del più celebre boss della televisione.
Edie Falco, ai tempi riconosciuta per OZ, interpreta la moglie Carmela che subisce molte trasformazioni interiori durante la serie e tiene testa ai suoi colleghi uomini con la sua decisione. Stesso discorso per i giovani Jamie-Lynn Sigler e Michael Imperioli, alle prime grandi prove sullo schermo televisivo. Imperdibili sono i cameo di personalità che furono attirate dalla serie come il critico Peter Bogdanovich, Annette Benning, Ben Kingsley e la nostrana Maria Grazia Cucinotta.
I Soprano, un cult pieno di mistero e simbolismo
Le sei stagioni de I Soprano sono dense di eventi in bilico tra molti toni di narrazione: non mancano, tra una sparatoria e un litigio, momenti di tregua e di tranquillità davanti ad un piatto di ziti e gabagool (traduzione italo americana di capocollo), in famiglia e al ristorante, dove poi un personaggio rimescola le carte in tavola, aprendo a nuovi scenari o depistando il senso dell’episodio, lasciando sempre spazio all’elemento dell’ambiguità, cardine importante e fondamentale per la serie, grazie al quale si formulano teorie sui significati nascosti e sui destini dei personaggi.
Il surreale e l’assurdo, attraverso sequenze oniriche o allucinatorie magistrali come quelle dell’episodio The Test Dream, si fanno strada in alcuni episodi in modo rilevante restituendo profondità ai protagonisti e un prepotente senso del mistero, radicato nella serie. La cifra artistica e stilistica de I Soprano, più che far provare compassione o disapprovazione di fronte ad una schiera di persone deprecabili e dal temperamento imprevedibile e cruento, è quella di sconvolgere il pubblico, lasciando a lui la possibilità di farsi delle domande, usando tempi morti e la suspence.
Un primato da considerare per I Soprano è quello di esser stato il precursore del binge watching moderno delle serie e di aver cambiato le regole della televisione americana sotto ogni punto di vista. La campagna marketing fu una delle più fruttuose e imponenti dell’epoca per un prodotto televisivo, e grazie alla vendita delle videocassette e dvd in edicola arrivò a farsi conoscere presto in tutti i paesi del mondo. Dal punto di vista dello storytelling e tecnico, fu un esperimento fatto di intuizioni e esperienze condivise: molti episodi oltre a basarsi su casi di cronaca nera, prendevano spunto dai sogni degli sceneggiatori e su racconti locali che condividevano Chase e colleghi nella writer’s room.
Nel processo di ideazione de I Soprano furono coinvolti anche i registi e gli attori per creare un linguaggio unico e comune ma sempre in evoluzione nella serie: attori come Steve Buscemi diressero alcuni episodi e la fotografia di Alik Sakharov è formidabile nella composizione dei totali e delle luci sui protagonisti, abile nel riflettere sempre il movimento interiore dei protagonisti o un tono particolarmente esasperato per momenti cruciali nella serie.
I Soprano non è solo un racconto di una famiglia mafiosa ma anche un enigma stracolmo di simboli, che sono la chiave per prevedere la fine di alcuni personaggi o indizi per interpretare alcuni dei maggiori misteri: i riferimenti alla morte di un personaggio sono preceduti dalle uova e dal numero 3, che compaiono nei sogni di alcuni protagonisti, e gli animali sono portatori di presagi o spunti psico-emotivi per interpretare i tormenti o il carattere dei protagonisti. Basti pensare che la parola rat è usata per definire gli informatori e che Tony parla in sogno con un pesce (riferimento a Il Padrino), che ha la stessa voce di una sua vittima uccisa per tradimento. Il gergo e i significati nascosti hanno fatto sì che si creasse un vero e proprio vocabolario per decodificare ogni aspetto nascosto della serie.
All due Respect. Hail to The Sopranos
Nonostante ci siano state voci, anno dopo anno, di un eventuale reboot o risoluzione de I Soprano, prontamente smentite da Chase, negli anni la serie ha acquisito popolarità e seguito tanto da far rilasciare un film prequel, I molti santi del New Jersey ,che narra di come l’impero dei Di Meo si sia stabilito a Newark e dintorni e racconta la mitica figura del padre di Christopher, Richard “Dickie” Moltisanti, idolo di molti personaggi della serie tra cui un giovane Anthony, la cui parte è stata presa dal figlio di James Gandolfini, Michael. Uno storico attore del genere ganster, Ray Liotta, ha partecipato nella pellicola in un doppio ruolo.
Quanti di noi sono ancora sorpresi dal finale de I Soprano, in cui il destino di Tony e della sua famiglia è rimasto ignoto? Di quel finale sospeso ci restano ancora in testa l’atmosfera surreale di Holsten’s, il mistero attorno le comparse alla tavola calda, la canzone dei Journey e quel taglio improvviso al nero che fece rimanere di sasso il pubblico di allora, credendo che fosse un malfunzionamento del televisore o mancasse un pezzo alla registrazione. Un finale a dir poco epocale che generò malcontento tra i molti ma che fece gridare al capolavoro tra i pochi. Una scelta azzardata e audace del creatore che ancora rimane un mistero ma suscita fascino e ammirazione.
I Soprano è stata un uragano nel panorama televisivo americano e non solo. Attraverso uno spaccato di una comunità ha mostrato le controversie dell’America e ha saputo tenere il passo con il tempo, introducendo nella narrazione momenti storici importanti come la guerra al terrorismo e le tensioni razziali dei quartieri poveri, colpiti dalla criminalità e dal traffico di stupefacenti.
Ha saputo dimostrare che la fascinazione per la mafia non è tanto da ricercare nel brivido della violenza ma nell’idea di ordine della famiglia, vista come un gruppo capace di proteggere i suoi componenti in una società confusa e incerta. Il tutto sovvertendo anche il tono epico e glorificante del genere, mostrando così in modo schietto e crudo quanto la vita di un boss mafioso possa essere orribile e non aver nulla di bello o di mitico.
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