Siamo andati avanti, o perlomeno stiamo cercando di farlo. Il progresso ci tira in avanti e noi siamo convinti di stare al passo, ma ne siamo davvero certi? Possiamo davvero ritenerci in linea con le nuove conquiste sociali o crediamo solo di esserlo perché vogliamo adeguarci e sentirci parte delle lotte per i diritti civili? È su questo che la nuova commedia di Netflix, Il filo invisibile, diretta da Marco Simon Puccioni, vuole farci riflettere: sull’urgente bisogno di ripensare il nostro approccio nei confronti di ciò che crediamo di sapere.
Il diritto di parlare è stato concesso più o meno a tutti: a chi non accetta l’ingresso di una nuova concezione di famiglia e a chi si batte per far sì che l’amore abbia il diritto di rientrare a pieno titolo nel concetto famigliare, indipendentemente del genere delle figure genitoriali. Ciascuno di noi si è sentito in diritto di esprimere la propria opinione in merito a qualcosa che di fatto non ha il diritto di essere opinata da chi non è parte integrante del contesto di dibattito. E fino ad ora ad essere rimasti estromessi dal coro di voci dissonanti sono coloro che più di ogni altro hanno il diritto di raccontarsi: i millennials che ci guardano.
Il filo invisibile: questi sono i miei padri
“Questo è mio padre, papà Simo e lui invece è Paolo l’altro mio papà”: è così che inizia il nuovo film Netflix, Il filo invisibile. È il sedicenne Leone (Francesco Gheghi) a raccontarci la sua storia (ancora incompleta) per il progetto scolastico che verrà mostrato a fine anno a tutta la scuola. Un montaggio veloce (forse troppo, secondo l’adolescente) ritaglia i momenti della sua famiglia, la sua nascita in California grazie a Tilly (Jodhi May), il matrimonio dei suoi genitori e poi il rilascio del certificato che assicura la paternità di entrambi i genitori.
Leone però non è soddisfatto poiché convinto che al suo video manchi la spinta straordinaria, come se ciò che è stato narrato fin ora non sia all’altezza delle aspettative di chi vede la famiglia arcobaleno come uno spettacolo degno di attenzione. E forse il finale/colpo di scena per il progetto scolastico è proprio dietro l’angolo: Paolo (Filippo Timi) scopre il tradimento di suo marito Simone (Francesco Scianna) e la famiglia “mulino bianco” entra in una grave crisi coniugale, esattamente come potrebbe accadere a qualsiasi coppia.
Non sono omosessuale, ho molti amici gay
Ne Il filo Invisibile, Leone ci racconta di come la sua sia stata un’infanzia uguale a quella degli altri bambini e di come non abbia mai badato alle particolarità della sua famiglia. A sottolineare l’originalità della sua famiglia, invece, è stata la divisione della società, di chi riesce a concepire esclusivamente la famiglia tradizionale e di chi invece si batte per l’inclusione delle famiglie di tutti i colori. Ma questa, in fondo, è solo la storia di un ragazzo come tanti, che non bada ai movimenti sociali: Leone è un adolescente e in quanto tale ha bisogno di proteggere i suoi piccoli spazi da una società che invece è interessata alla sua origine “speciale”.
La troppa paura di dire e/o fare qualcosa di sbagliato in presenza di Leone da parte di chi lo circonda non sembra mettere in difficoltà il ragazzo. In fondo è proprio lui a scherzare sull’approccio maldestro delle personalità che ruotano intorno a lui che, convinte di dover misurare con innaturale garbo ogni singola frase per paura di turbare il ragazzo, finiscono per rendersi ridicoli ai suoi occhi.
Come nel caso della madre di Anna (la compagna di classe di cui si è preso una cotta), convinta di essere progressista e moderna e che ripete ossessivamente di quanto non abbia nulla contro le famiglie arcobaleno visto che è piena di amici gay. Sono proprio i ragazzi a deridere quest’eccesso di formalità; quando Simone e Paolo rimproverano scherzosamente Anna per non aver specificato alla madre che si trattava dell’anniversario di una coppia gay la ragazzina, con la naturalezza propria di chi non fa caso al genere dell’amore, risponde “perché va specificato?”.
Un adolescente come tanti
Il filo invisibile è una commedia senza troppe pretese, semplice e ben fruibile ad un ampio margine di pubblico. Non ricade nell’ennesimo racconto eccessivamente retorico o stilizzato, che insiste su un argomento ampiamente battuto dai media. In quel caso avrebbe probabilmente perso di vista quella che è invece una sorta di incitazione a prendere le cose con leggerezza, perché di fatto lo sono. Il filo invisibile infatti ritrae una comune famiglia nel suo quotidiano, con i suoi momenti felici, le sue crisi e le rotture.
L’approccio eccessivamente accusatorio nei confronti della difficoltà di inclusione delle famiglie arcobaleno avrebbe rischiato di perdere quella spensieratezza giovanile che per fortuna non fa ancora troppo caso alle cose dei grandi. I continui inceppi burocratici della legge italiana riguardo il disciplinamento delle figure giuridiche in ambito familiare risultano solo di contorno: una contestualizzazione più che necessaria ad adattare una commedia al respiro sociale, ma che dunque non ne fa la colonna portante della narrazione.
Non è quindi obiettivo de Il filo invisibile stare ulteriormente a offrirsi come agnello sacrificale ai dibattiti sociali di cui tanto ci sentiamo in diritto di intrometterci. Il film si difende e mette le mani avanti: il racconto è di Leone e lui soltanto può vantare il diritto di scegliere cosa è più importante narrare. Se il sedicenne si rinfranca del bisogno di scivolare in moralismi e dogmi assoluti dovremmo fare altrettanto e lasciarci guidare dal suo esempio.
Non stare attento a come parli!
È il mondo sociale a considerare Leone come il prodotto di un’origine incerta, figlio di un utero in affitto e con due amorevoli padri, ma Leone non ci fa caso perché è in quel contesto che è nato e quest’ultimo è parte di lui. Andremmo mai a chiedere al figlio adolescente di una coppia di genitori costituita da madre e padre come ci si sente a farne parte? No, perché la risposta non ci entusiasmerebbe, sarebbe normale, come lo è per Leone. Sembra dunque plausibile interrogarsi sulla riformulazione del concetto di normalità, perché ciascuno ha la sua: è un concetto ormai relativo che assume i toni del “giusto” o “sbagliato” in base da dove e chi guarda.
Significativa è la sequenza in cui Leone racconta ai suoi genitori del progetto scolastico per raccontare la comunità LGBT in Europa e suo padre lo stuzzica ammonendolo sul fatto che usi la sua famiglia per assicurarsi un buon voto scolastico. Il ragazzo non smentisce e ironizza su come questo presupposto sia comunque degno della causa.
Ed è qui che secondo noi si erge la dignitosa leggerezza de Il filo invisibile, un racconto che ironizza su come spesso la società sia portata a considerare le famiglie arcobaleno come essere altro, degno di protezione e che quindi la scuola, in quanto istituzione, possa premiare il racconto di una famiglia arcobaleno, riconsegnandola di fatto nel paradigma della specie protetta.
Nel finale è Leone ad assicurarci di come la sua sia una comune famiglia come tante altre, una di quelle che non resistono alle crisi e che a volte purtroppo scoppiano, perché l’amore finisce anche per le coppie omosessuali.
HOM: oggetti normali per famiglie normali
È forse l’eccessiva ostinazione nel riconfermare il concetto di normalità a far intercedere il messaggio positivo de Il filo invisibile e lo fa oltre l’apparato diegetico del film, all’esterno della narrazione filmica. È infatti stato rilasciato lo spot pubblicitario del film in cui Filippo Timi (Paolo) lancia HOM la prima Home collection di oggetti per la casa per famiglie LGBT+. Oggetto della pubblicità sono utensili domestici di uso comune che esistono da sempre come Pasta scola, Sedy-ah, Copertyna illustrati e “tele-venduti” come fossero oggetti straordinari per famiglie arcobaleno con particolari necessità.
Una trovata pubblicitaria intelligente che ironizza sull’assoluta mancanza di straordinarietà dell’oggetto venduto, insistendo sul necessario nuovo approccio nei confronti di ciò che dovrebbe essere assolutamente normale, perché in fondo si tratta di “oggetti” identici a molti altri.
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