Una volpe apre un negozio per parrucchieri, Sting si mette a suonare gratis per un film indie, un famoso regista diventa sindaco pro tempore in un paesino di campagna: com’è possibile che in un film di 100 minuti succedano tutte queste cose, apparentemente sconnesse tra loro? Basta dare una macchina da presa in mano a Michel Gondry.
È proprio quello che è accaduto in Il libro delle soluzioni, l’ultimo successo del regista, già passato per Cannes e arrivato il 1° novembre nelle sale italiane grazie a I Wonder Pictures in collaborazione con Unipol Biografilm Collection. Ancora una volta, Gondry mette in piedi una commedia che parla di cinema e d’amore, creando un’atmosfera deliziosamente francese e altrettanto surreale.
Si può dire gondriano?
Non sono molti i registi che si possono riconoscere in una manciata di frame. Tra questi, ci sono Wes Anderson, Federico Fellini, David Lynch, senza dubbio Michel Gondry. Il cinema di Gondry – nell’Olimpo dei cult grazie a Eternal Sunshine of the Spotless Mind, oscenamente tradotto nell’italiano Se mi lasci ti cancello – conserva un’originalità tutta sua, fusione dell’ordinario con lo straordinario.
Ed è normale che, finita la proiezione de Il libro delle soluzioni, si senta qualcuno riflettere a voce alta. È una signora, a metà sala e con metà sorriso sulle labbra, che si lascia scappare un commento incerto: “Ci dovrò pensare un po’ su!”. Sembra contenta, ma dovrà digerire il fatto che il protagonista di una commedia francese, preso dall’ansia, sia appena scappato scavando un tunnel in una poltrona, come se fosse un personaggio dei Looney Tunes.
Le scelte di Gondry possono essere spiazzanti, perché gettano il fantastico nel reale. Gli inserti immaginifici ravvivano la quotidianità o, meglio, la aiutano a esprimersi appieno, sfruttando gli strumenti che solo il cinema può dare. Per intendersi, le emozioni e i pensieri si sentono meglio quando vengono rappresentati per immagini.
Il libro delle soluzioni racconta la nascita di un film
Ero un fan sfegatato dei suoi film, Se mi lasci ti cancello è una pietra miliare della mia vita. Lo trovo un genio, il suo cinema è artigianato puro di immaginazione
Pierre Niney, interprete di Marc Becker in Il libro delle soluzioni
In Il libro delle soluzioni, Pierre Niney corona il sogno di farsi dirigere da Michel Gondry. È lui a interpretare il protagonista Marc Becker, una sorta di alter ego dello stesso Gondry: regista indipendente dalla creatività eccezionale, a volte arrogante, spesso paranoico, sempre ansioso. L’intera narrazione ruota attorno alla travagliata realizzazione di un film, la cui versione finale non incontra il favore dei produttori che l’hanno finanziato.
Da qui, una serie di peripezie: la fuga con il film, il ritiro della troupe nello sperduto paesino di Cevenne (nella Francia meridionale) per portare a termine l’impresa senza pressioni esterne, l’ospitalità dell’anziana zia di Marc, Denise, che accoglie tutti nella propria casa. Ricorda la complicata realizzazione di Moon Indigo, manifesto del cinema gondriano, che fu girato a casa della zia di Gondry.
Sullo sfondo di quest’avventura metacinematografica, c’è la storia d’amore di Marc e Gabrielle (Camille Rutherford), che si ritaglierà man mano sempre più spazio, fino a rubare la scena sul finale.
Il film di Marc sembra non finire mai, perché si rifiuta di vedere il montaggio definitivo. La troupe è intralciata dalle mille idee strampalate di Marc, che rallentano la produzione, oltre che dalle sue sfuriate improvvise. Seppur geniale, Marc non sa farsi benvolere dai collaboratori: ha manie di persecuzione e un disturbo d’ansia che prova a limitare assumendo pillole, ma i suoi scatti d’ira rendono impossibile lavorare con lui. Iniziare a scrivere Il libro delle soluzioni – ehm, continuarlo, dato che il titolo lo aveva già buttato giù da bambino – diventa un mezzo per darsi qualche risposta e spronarsi ad avere fiducia in sé stesso e nelle sue iniziative.
Nessuno si salva da solo
Il libro delle soluzioni è una variopinta fotografia del processo che porta a un film fatto e finito, a dimostrazione dell’amore di Gondry per il cinema più artigianale, che trova il talento anche in un posto sperduto. Da notare l’importanza affidata al personaggio di Charlotte (Blanche Gardin), la montatrice, senza la quale il film non avrebbe la luce, come se Gondry si chiedesse “cos’è la regia senza il montaggio? Chi è un regista senza la sua montatrice? Chi porta davvero a termine un film?”.
Ma Michel Gondry è anche un regista di storie d’amore tra persone che intrecciano le rispettive fragilità. Il libro delle soluzioni non fa eccezione, e solo grazie al supporto di Gabrielle, Marc riesce a trovare il coraggio di risollevarsi, uscire da uno stato depressivo, riallacciare rapporti.
Per tutto il film, troviamo Charlotte da un lato, Gabrielle dall’altro. Sono loro i due pilastri che sorreggono Marc, travolto dalla sua creatività e dalle sue paranoie, sempre sul punto di cadere nel baratro.
Con Il libro delle soluzioni, Michel Gondry confeziona un altro piccolo gioiellino, che forse non regge il confronto con alcune sue creazioni precedenti, ma svela tra le righe i retroscena di una carriera e di una vita fatta di cinema, amore, creatività, paura di fallire.
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