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Il Mostro dei Mari: non tutti gli eroi hanno ragione e non tutti i film sono buoni

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6 minuti di lettura

Ideato e diretto da Chris Williams, Il mostro dei mari è una produzione Netflix Animation Studios (una delle ultime, a causa della chiusura di questo filone dovuta al crollo in borsa), disponibile dall’8 luglio 2022.

Il Mostro dei Mari NPC Magazine

Un passato di anni e anni nei Disney Studios per Williams, che ha co-diretto Big Hero 6 e Oceania, e la collaborazione con le case Sony e Netflix non sono comunque serviti a superare banali cliché e storie già viste.

Il Mostro dei Mari, la trama

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Un mondo diverso dal nostro, in cui mostruose creature popolano i mari e uomini di mare dedicano la loro vita a cacciarli per ucciderli, è lo scenario de Il mostro dei mari. Il Capitano Crow discende da una lunga stirpe di cacciatori ed è al comando della nave L’Inevitabile. Con lui, da sempre, c’è Jacob, trovato in mare quando era ancora bambino e cresciuto come un figlio, allevato tra le armi. Sull’equipaggio e le imprese de L’Inevitabile sono state scritte dozzine di storie leggendarie; storie che Maisie conosce a memoria.

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Maisie è un’orfana che un giorno riesce a intrufolarsi a bordo de L’Inevitabile e da subito crea problemi: impedisce al Capitano Crow di perseguire la sua caccia contro l’enorme Red Bluster, sua nemesi fin dai tempi antichi, una versione reinventata di Moby Dick. A questo punto, Maisie e Jacob, che si trovano, per una serie di eventi, entrambi in mare, tenuti sotto tiro dal Capitano, vengono catturati dal Red Bluster (che si scoprirà essere femmina) e condotti su un’isola lontana, dove impareranno a conoscere i mostri e ad essere loro amici.

Segue lo smascheramento della verità sugli inizi della lotta tra uomini e mostri marini e il film si conclude con il caro e vecchio lieto fine.

Nulla di nuovo

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La storia è questa: c’è una verità e c’è il racconto della verità; ci sono i buoni e ci sono i cattivi. Bisogna capire quale versione è giusta e di chi ci si può fidare. Un buon fil rouge, certo, se non fosse l’esatta replica di un altro film d’animazione uscito nel 2010: Dragon Trainer, di Chris Sanders e Dean DeBlois. Dove c’erano i draghi, ora abbiamo i mostri marini; dove c’era Hiccup, ora si erge Maisie. Non c’è stato il minimo sforzo da parte degli sceneggiatori e dell’équipe degli studios di trovare un’idea originale.

Tralasciando i buchi di trama e l’evidente “presa in prestito” di protagonisti e plot twist, in generale è tutto molto banale. La parabola del personaggio che alza il velo del dubbio, scopre la verità e si impegna a convincere gli altri della sua scoperta, non cresce mai ne Il mostro dei mari.

Viene da pensare che non ci fosse assolutamente bisogno di questa nuova produzione Netflix tanto attesa, e tanto uguale a molte altre storie.

La parentesi sugli eroi

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Una nota buona, oltre al fatto che comunque si tratta di un film d’animazione ed è sempre bello vederli, a prescindere dalle critiche, è la, purtroppo breve, parentesi che Jacob fa sugli eroi. Più che sugli eroi stessi, la fa sul loro essere umani, quindi colpevoli, alle volte, di capacità sbagliate di giudizio.

“Erano eroi, sì. Ma non tutti gli eroi hanno ragione”, dice fieramente al Capitan Crow. Lui in primis ammette di aver commesso uno sbaglio e se ne sente il pentimento ogni volta che guarda il tatuaggio che ha sull’avambraccio e che un tempo portava con fierezza e orgoglio: lo stemma de L’Inevitabile. Se prima era solito correggere Maisie – “Cinque mostri in due giorni, non quattro in due” – ora le chiede tacitamente di dimenticarsi di quell’appellativo. E Maisie lo sa e a sua volta prorompe in una frase con un’eco rilevante: “Non sei più quell’uomo. Lo eri, ma non lo sei più”.

Maisie riconosce il passato di Jacob e ne riconosce il valore, perché anche lei, prima della scoperta, recitava fiera le sue imprese. Ma ora è cambiato, e lei con lui.

Il Mostro dei Mari, sì o no?

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La tecnica, non c’è che dire, è perfetta. L’animazione rende bene, anche se il disegno dei mostri è veramente elementare. Tutto scorre un po’ troppo velocemente. Non c’è un vero e proprio background dei personaggi e l’evoluzione degli stessi è immediata e senza riflessioni troppo profonde.

Il Mostro dei Mari funziona solo perché non si sbilancia; resta al di qua del confine non ancora valicato e cammina avanti e indietro su un terreno già sondato più e più volte da molti altri.

Quindi sì, si può vedere, consci però del fatto che Dragon Trainer è molto meglio.


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