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Martin Scorsese e il suo primo western

5 minuti di lettura

Dopo il mancato riconoscimento della critica per The Irishman, qualche giorno fa, si è avuta la conferma che Martin Scorsese sta lavorando a un nuovo progetto cinematografico. Un particolare Western, il primo della sua longeva filmografia.

I due grandi attori di Martin Scorsese

Martin Scorsese

Uno degli aspetti più interessante di ciò che finora sappiamo del nuovo film a cui sta lavorando Martin Scorsese riguarda sicuramente il cast. Infatti i due pupilli (o feticci) del regista newyorkese, Leonardo Dicaprio e Robert De Niro, lavoreranno insieme.

Non é la prima volta che i due iconici attori hollywoodiani si incontrano in un lavoro attoriale sotto la guida di Scorsese, infatti già nel 2015 i due hanno recitato insieme nel ruolo di loro stessi in un cortometraggio diretto da Scorsese (e in cui Scorsese è anche attore) per pubblicizzare due casinò dal titolo The Audition

Killers of the flower moon, il primo western di Martin Scorsese?

Martin Scorsese, Killers of the flower moon

Sul piano invece del contenuto del film, invece, svariati articoli continuano a dire che il nuovo film di Scorsese sarà il suo primo western movie. Non è esatto. Il soggetto del film è tratto dal lavoro giornalistico di David Grann (New York Times) che ricostruisce un episodio storico-sociale avvenuto nel corso dei primi anni ‘20 del Novecento in Oklahoma (Stato situato nella regione delle Grandi Pianure ed eponimo del far west, al punto che la capitale – Oklahoma City – ospita  il National Cowboy and Western Heritage Museum). Dalle dichiarazioni di Scorsese sappiamo che ci saranno automobili e istituzioni e infrastrutture che non vediamo rappresentate nei canonici western di Sergio Leone, John Wayne
Sam Peckinpah.

Insomma è un progetto nato anche da un’idea di descrizione geniale in termini di rappresentazione scenografica della quale si occuperà Dante Ferretti, scenografo più volte premio Oscar, che ha già lavorato in molteplici film di Scorsese (da Casinò a Kundun, da The Aviator a Silence). Verrà rappresentato nel film un ambiente e un tempo in cui il passato si incontra con il futuro.

Di cosa parlerà

Martin Scorsese

Da quel che sappiamo finora possiamo dire che ciò che verrà rappresentato in Killers of the flower moon, come è tipico dello stile registico di Scorsese e in linea alla sua idea di cinema, sarà una descrizione fenomenologica di quanto avvenuto storicamente tra il 1921-22 alla tribù indiana degli Osage, divenuti ricchi in seguito alla scoperta di giacimenti di petrolio nel loro territorio, in un periodo in cui i combustibili fossili erano la nuova frontiera in termini di ricchezza economica.

Gli Osage in quegli anni subirono una vera e propria ecatombe da parte dei bianchi americani che volevano sottrarre loro il controllo capitalistico della loro fortuna economica. Come afferma lo stesso Scorsese, si venne a creare una condizione per cui «era più probabile finire in galera se uccidevi un cane che un indiano».

Ciò che invita all’attesa curiosa di questo nuovo film è il fatto che vedremo rappresentata sul grande schermo una lotta diversa da quella che siamo abituati a pensare tra indiani nativi e bianchi negli Stati Uniti. Il motivo di scontro in questo caso non riguarda la differenza culturale tra civiltà, ma una rivalità per il controllo territoriale volto al mero guadagno economico. 

Dobbiamo insomma aspettarci quindi un Martin Scorsese che racconta uno spaccato storico e sociale che è degno del massimo interesse, non solo per la particolarità delle vicende accadute, ma anche per la curiosità che suscita una riscrittura filmica non di un romanzo, ma di una inchiesta giornalistica. 


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Laureato in filosofia, sono appassionato di cinema fin dall’età infantile. Ho una propensione per la riflessione e per l’elaborazione dei concetti, per questo nella visione di un film mi muovo soprattutto sull’analisi delle intersezioni tra il contenuto narrativo e lo stile registico che lo sviluppa. Amo riflettere sulle caratterizzazioni dei personaggi e sugli sfondi simbolici e filosofici che li costituiscono all’interno della trama di cui sono protagonisti. Guardo al cinema come a un sofisticato modo di rappresentazione degli aspetti cruciali della vita. Guardare un film per me significa entrare in un meccanismo riflessivo che fa comprendere, ma anche formulare, relazioni concettuali e costruzioni teoretiche. Il cinema è per me un modo di fare filosofia.