Dopo l’intimista Tre piani, Nanni Moretti torna con il nuovo film Il sol dell’avvenire, presentato a Cannes nel 2023 e in sala dal 20 Aprile. Questa nuova storia racconta la vicenda di un regista che, girando il suo ultimo film, si interroga su cos’è rimasto della storia, del cinema e dell’amore nel modo più morettiano possibile oggi.
Il Sol dell’Avvenire, un susseguirsi di citazioni
Il film strizza continuamente l’occhio a chi conosce l’autore e a chi passa continuamente il tempo a citarlo. Così la scena di Palombella Rossa dove Michele Apicella canta Battiato qui si fa con “Sono solo parole” di Noemi, poi si continua col ballo e il monopattino al posto della vespa. Ma dietro queste citazioni che fanno puntare il dito allo spettatore, come in un gioco, si nascondono le riflessioni mature di Moretti sul cinema, l’etica e la politica.
Riflessioni raccontate in maniera ironica e che passano attraverso, ovviamente, la settima arte: un impegno serio per chi la fa e per chi la guarda. Così la scena in cui Giovanni, l’alter ego cinematografico di Moretti, si impantana in una discussione senza fine sul set di un altro regista che usa la violenza come intrattenimento, è fondamentale per far intendere esplicitamente le idee del regista, già mostrate in passato e che qui vengono ripetute.
“Io non parlo di cose che non conosco” e citando ancora i vecchi lavori del regista, Michele invita Corrado Augias, Chiara Valerio e Renzo Piano a sostenere la sua tesi davanti al giovane regista in un momento ilare del film ma anche amaro come lo saranno molti.
Tra le invettive di Giovanni e le situazioni comiche viene messo in scena anche il difficile rapporto con la moglie produttrice Paola (Margherita Buy) che vuole lasciarlo. Nella loro vita sentimentale si parla di tutto tranne di loro stessi e della loro relazione e così, l’alter ego di Nanni Moretti si rifugia in un altro sogno cinematografico dove la storia di una coppia viene raccontata attraverso le canzoni italiane e il cinema si attesta nuovamente come luogo salvifico.
Il Sol dell’Avvenire, Nanni Moretti si racconta
Questo sono io, dice Nanni Moretti nel suo ultimo film.
Racconta l’idea che si è creata di sé attraverso le sue opere passate e la ripresenta attraverso continue citazioni; una rappresentazione amara accompagnata da una riflessione sulla realizzazione difficile del film, il cambiamento dell’industria cinematografica fino al matrimonio con la moglie che si spezza. Attraverso “il film nel film” sulle vicende che animavano il partito comunista nel 1956, l’uomo racconta il suo disagio e la sua riluttanza al cambiamento: ad esempio, il film non deve assolutamente finire su Netflix e il sopralluogo si fa ancora ma col monopattino perché comunque siamo nel 2023. Si citano ovviamente Jacques Demy, Cassavetes, Kieslowski, Fellini ma si aggiunge anche The Father con Anthony Hopkins.
E per quanto Giovanni (o Nanni) voglia tornare indietro e cambiare persino la storia ciò è impossibile e allora si trova un altro stratagemma che diventa fare “la storia con i sé”, così l’uomo cambia il finale del suo film e l’intero Il sol dell’Avvenire, con la sua struttura meta testuale, diventa un oggetto sospeso che non risolve i suoi conflitti, come fanno altri film, ma li sottolinea. Nessuno sa come sarebbe andata la storia politica italiana se il partito comunista avesse appoggiato la rivoluzione ungherese antisovietica, così come nessuno sa che fine farà Michele depresso e solo dopo la sua separazione.
Intanto si cerca di stare più comodi possibili in questo disagio, in un mondo che non ci appartiene, tra una citazione di troppo e un film sospeso ma con l’affetto che Nanni Moretti ha guadagnato e mantiene negli anni.
Seguici su Instagram, Facebook, Telegram e Twitter per sapere sempre cosa guardare!
Non abbiamo grandi editori alle spalle. Gli unici nostri padroni sono i lettori. Sostieni la cultura giovane, libera e indipendente: iscriviti al FR Club!