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In the mood for love

In the Mood for Love, 20 anni del capolavoro di Wong Kar-wai

6 minuti di lettura

20 maggio, inizio del nuovo millennio. Arriva al festival di Cannes il già celebre Wong Kar-wai con un nuovo lavoro, In the Mood for love. Il regista gode di notorietà dagli anni ’90, avendo realizzato pellicole post-moderniste e connotate da una cifra stilistica estremamente personale e innovativa, come Hong Kong Express (1994), Angeli perduti (1995), Happy together (1997).

In the Mood for Love

Quell’edizione di Cannes non lo vedrà vincitore della Palma D’oro, si dovrà accontentare del premio come Miglior attore a Tony Leung Chiu-Wai e del Grand Prix tecnico per la fotografia e la scenografia, confezionati da Christopher DoyleMark Lee Ping BinWilliam Chang.

Ma quando la BBC realizza, nel 2016, un sondaggio tra diversi critici cinematografici da 36 paesi per stabilire il più grande film del XXI secolo, si posiziona al secondo posto in classifica, dopo Mulholland Drive. Nell’immaginario del nuovo millennio, la pellicola s’è dunque stagliata come un cult imprescindibile. Vale dunque la pena entrar in questo “stato d’animo per amare“.

In the Mood for love trama

In the Mood for Love

I coniugi Chow e i coniugi Chan si trasferiscono lo stesso giorno in due appartamenti adiacenti ad Hong Kong, nel 1962. La Signora Chan (Maggie Cheung) lavora come segretaria. Il signor Chow (Tony Leung Chiu-Wai) è invece il capo redattore di un giornale. Nei due si insinua il dubbio che i rispettivi coniugi, entrambi all’estero, siano amanti. Iniziano così a frequentarsi. Nasce un’attrazione reciproca, combattuta però dalla dignità di non iniziare a loro volta una relazione. Un amore impossibile che segna il futuro delle loro esistenze.

L’eleganza poetica

Il vero valore aggiunto ad una trama semplice risulta la regia. Difficilmente si è assistito ad un lavoro in cui l’eleganza negli oggetti, nei dettagli, nelle inquadrature, sprigioni bagliori di sentimento. Ogni scena è un Tableau vivant, quadri di rara cura pittorica e scenica.

Il titolo inglese, con cui è stato distribuito in Occidente il film, parla di un mood, di uno stato d’animo, non già dell’amore. Questo sentire diventa universale, strugge e commuove, coinvolge e lascia imprigionati nella biosfera della bellezza.

In the Mood for Love

La trama potrebbe essere sintetizzata in due eleganti immagini: Maggie Cheung che cammina, sinuosa e raffinata; Tony Leung meditabondo e assorto in mezzo al fumo della fedele sigaretta. Tutto reso ad un ritmo più lento, con la Yumeji’s Theme di Shigeru Umebayashi ad accompagnare queste solitudini che si accarezzano, senza che si possano abbracciare.

L’età della fioritura

Il titolo originale cinese Fa Yeung Nin Wa porta un altro significato: l’età della fioritura. La dialettica che si instaura tra la sensualità di due soggetti che si attraggono e la castità degli stessi, che per pudore si respingono, ricordano il lento lavoro dei fiori.

I due protagonisti però sembrano essere succubi del loro destino, così come i fiori: il tradimento è perpetrato dai propri rispettivi compagni. Loro invece lo subiscono, tentano di imitarlo come attori inconsapevoli, ma la recita finisce nel patetismo di una scena madre: la signora Chan parla con un uomo di spalle del suo tradimento. Lui alla fine lo ammette e lei lo colpisce, piano. La camera, però, mostra l’identità dell’uomo: si tratta di Chow. Riprovano la stessa scena, ancora una volta, ma ora la signora Chan non reagisce più, anzi piange, a dirotto, scoprendo quanto l’imitazione abbia lo stesso portato tragico della realtà. E come un fiore, non fecondato, reclina.

Tempo perduto

In the Mood for Love

Alla fine del film, il protagonista maschile visita le rovine cambogiane di Angkor Vat, allegoria di una civiltà sepolta. Qui confida i suoi segreti in una fenditura, prima di chiuderli con della terra. I ricordi così sono espressi e allo stesso tempo conversati per sempre.

Il tempo è il terzo protagonista della storia. Le ellissi del racconto sono una cifra stilistica identitaria; le azioni come lento sgocciolare di stalattite si susseguono con un ritmo lento ma inesorabile. Alcuni momenti, degni di nota nella memoria di Chow, rallentano il passo per fissarsi, altri sono completamente saltati.

In the Mood for Love

Il senso di questo amore impossibile sarà esplicitato solo nel sequel di questo film, 2046, momento simbolico per Hong Kong. Ma già da questo cult visionario e barocco, melodramma intriso di pioggia e colori, si possono comprendere l’amore e i sentimenti alla guisa di una stagione, uno stato d’animo, un momento di fioritura. Ma in questo attimo rapido, che sparisce, la traiettoria esistenziale è tracciata eternamente.


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Amo le storie. Che siano una partita di calcio, un romanzo, un film o la biografia di qualcuno. Mi piace seguire il lento dispiegarsi di una trama, che sia imprevedibile; le memorie di una vita, o di un giorno. Preferisco il passato al presente, il bianco e nero al colore, ma non disdegno il Technicolor. Bulimico di generi cinematografici, purché pongano domande e dubbi nello spettatore.

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