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Incroci sentimentali NPC Magazine

Incroci sentimentali: l’amore libero in un film sbagliato

6 minuti di lettura

Togliamoci innanzitutto qualche sassolino dalle scarpe. Il miglior film che la Francia abbia fatto quest’anno non è Incroci sentimentali di Claire Denis; nonostante, tuttavia, le aspettative volassero alte grazie all’Orso d’argento per la regia alla Berlinale e al cast d’eccezione: il duo, che con molta sintonia apre e chiude la narrazione, Juliette Binoche (Sara) e Vincent Lindon (Jean). Inutile dire che Gaspar Noé con il suo Vortex ha battuto la Denis su tutti fronti, soprattutto su quello dell’amore. Eppure, Vortex parla di un rapporto calante e che man mano vede spegnersi la luce in fondo al tunnel. Ben diverso dallo sfogo rabbioso e passionale che dovrebbe essere Incroci Sentimentali, che tuttavia potete trovare al cinema dal 17 novembre.

La trama classica ma non troppo di Incroci sentimentali

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Incroci sentimentali nasce dalla lettura dell’ultimo romanzo di Christine Angot, intitolato Un tournant de la vie. Claire Denis lo rende suo trasformandolo in, appunto, Avec amour et acharnement (il titolo originale della pellicola). Da una svolta nella vita la regista francese arriva a un supplizio – per la coppia Sara/Jean – amoroso piramidale, in cui alla sommità ci sono i due protagonisti, più il terzo (in)comodo François (Grégoire Colin), in un triangolo spinoso ma con i suoi giusti colpi di scena; e in cui alla base troviamo i suoi substrati etici sui quali si basa la vertiginosa storia d’amore.

Jean è un uomo di mezz’età decisamente misterioso: al collo indossa precedenti penali, divorziato e con il figlio Marcus (Issa Perica) a carico che, però, dopo la separazione dei genitori andrà a vivere sotto la custodia della nonna paterna. Il suo migliore amico e collega François, uomo ancora più misterioso, gli fa conoscere Sara, una sua cara amica ed ex amante; da quel momento i due iniziano una relazione stabile che li porterà a decidere di convivere insieme. Passa il tempo, la pandemia da covid colpisce il mondo, i rapporti con il collega François si rompono e la coppia vive felice per dieci anni, ma tutti i pesci prima o poi vengono a galla.

Tra sentimento e successo personale

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Dall’anima rohmeriana, Incroci sentimentali sembra una storia come tante: fatta di tradimenti, sotterfugi e misteri quotidiani. Sembra, perché in realtà Denis è brava nell’inserire velati dettagli di attualità. Innanzitutto, il rapporto di odio e amore tra Jean e Marcus, quest’ultimo ignorato spesso e volentieri dal padre per svariati motivi: lavoro, impegni, lontananza fisica, o semplice negligenza genitoriale. Il film apre sottotrame sull’innato dibattito che sconvolge qualsiasi Uomo della modernità: famiglia o lavoro? Affetto o carriera? Elementi universali che si incorniciano bene, soprattutto se l’ambientazione è quella di Parigi ai tempi del covid, periodo in cui Denis ha voluto trasporre la sua opera; con mascherine e tutto il pacchetto incluso.

Una storia d’amore, come si vede, che si apre volentieri al contesto in cui è inserita. L’amore in Incroci sentimentali è perennemente una tragedia, mai una fiaba romantica. È un elemento tiranno che fa da filo conduttore e che tiene in ostaggio la narrazione. È un intralcio ai protagonisti, coinvolti nel loro marasma quotidiano già di per sé complicato. Una trama complessa che, parafrasando il titolo italiano, incrocia molti piani tra di loro come solo un bravo autore riuscirebbe a fare. Claire Denis è in effetti abile e talentuosa. Ma d’altronde su questo non ci piove.

Incroci sentimentali e la sua goffa dedica alla Nouvelle vague

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Incroci Sentimentali però è la solita roba incrociata francese (sperando di non nauseare con i continui giochi di parole del titolo) di triangoli affettivi netti, dove l’amore non è un sentimento ma una condizione dettata dall’esigenza di narrare. Gli spropositati Je t’aime da Nouvelle Vague non rendono giustizia ai suoi storici autori, soprattutto nella seconda parte del film a dir poco schizofrenica e scivolosa.

La struttura dei personaggi è anche immersiva, in certi punti i ruoli si invertono con drammaticità (qui sembra che Claire Denis proponga allo spettatore un quesito: chi è l’imprigionato tra i due? L’ex galeotto Jean costretto a una libertà condizionale, o la libertina Sara?) e la storia toccherà pure corde esistenziali paradossali, ma Avec amour et acharnement ha solo l’acharnement (determinazione) della regista e poco, pochissimo amour.

Se Gaspar Noé trova il sentimento puro, l’amore sotto molti strati di demenza senile, Claire Denis non riesce a intravederlo neanche in una relazione poligama infuocata. Di sicuro si esce dalla sala rinati (come dovrebbe accadere ogni volta che si va al cinema), peccato per la smisuratezza negli intenti. Un altro film francese del 2022 oltre a Vortex? Parigi, 13 Arr. di Jacques Audiard con la co-sceneggiatura di Céline Sciamma. L’antitesi di Incroci sentimentali; consigliatissimo.


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Studente alla Statale di Milano ma cresciuto e formato a Lecco. Il suo luogo preferito è il Monte Resegone anche se non ci è mai andato. Ama i luoghi freddi e odia quelli caldi, ama però le persone calde e odia quelle fredde. Ripete almeno due volte al giorno "questo *inserire film* è la morte del cinema". Studia comunicazione ma in fondo sa che era meglio ingegneria.

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