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Innamorati di Edgar Wright: guida alla filmografia

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15 minuti di lettura

Nasce a Poole, in Inghilterra, il 18 aprile 1974, uno dei registi più interessanti e amati del cinema contemporaneo. Cresciuto a pane e film, Edgar Wright è un autore simbolo di quel cinema postmoderno di chi ha saputo fare della propria passione un’arte.

I suoi film sono opere visibilmente plasmate da chi ama il cinema, da chi ha guardato e riguardato videocassette fino a consumarne i nastri. La sua poetica è discendente del cinema del passato, ma non solo di quello indimenticabile e immortale che ha influenzato innumerevoli autori contemporanei; il cinema di Wright trova influenze varie, tra tanti generi e culture, tra il classicismo e i b-movie, danzando tra l’arte musicale e quella fumettistica, saltando da una parte del mondo all’altra e creando una miscela dinamica che esplode lasciando sangue, risate e adrenalina dietro di sé.

Edgar Wright, di chi stiamo parlando?

edgar wright

In un mondo diviso in schieramenti, dove o sei un cinefilo intellettuale o uno spettatore di popcorn movie, Edgar Wright è quell’autore che riesce a mettere d’accordo tutti. I suoi film intrattengono, fanno ridere, emozionano; il suo stile è personale, d’impatto e qualitativamente inestimabile. La sua passione per il cinema del passato si trasforma in originalità quando lo contamina, creando arte contemporanea frutto di chi conosce e sa mettere insieme più di un secolo di arte cinematografica, musicale, fumettistica e videoludica.

Ma il cinema di Wright è anche istintivo, perché non bastano cultura e talento per creare film d’impatto come i suoi. In quanto grande appassionato di cinema sa cosa colpisce uno spettatore, conosce esattamente ogni movimento di macchina e ogni scelta di montaggio per stimolare l’occhio di chi osserva; alle immagini ci abbina sempre la musica più adeguata per stimolare anche l’udito, costruendo scene che si sostengono sugli unici due dei cinque sensi che entrano in relazione con l’arte cinematografica.

La comicità e l’horror i due generi più utilizzati, due sensazioni forti e opposte, nonché le più care al pubblico generalista. Il cinema di Edgar Wright è dinamismo all’ennesima potenza, è caos controllato con l’eleganza esecutiva di chi ha una capacità immaginifica superlativa.

Da dove cominciare: La Trilogia del Cornetto

edgar wright cornetto

Shaun of the Dead

Anno: 2004
Durata: 99′
Interpreti: Simon Pegg, Nick Frost, Kate Ashfield, Dylan Moran, Bill Nighy, Martin Freeman.

Hot Fuzz

Anno: 2007
Durata: 121′
Interpreti: Simon Pegg, Nick Frost, Jim Broadbent, Timothy Dalton, Martin Freeman, Olivia Colman, Steve Coogan, Bill Nighy.

The World’s End

Anno: 2013
Durata: 109′
Interpreti: Simon Pegg, Nick Frost, Eddie Marsan, Martin Freeman, Paddy Considine, Rosamund Pike, Pierce Brosnan, Bill Nighy.

A nove anni dal suo esordio A Fistful of Fingers – western comico amatoriale diretto da un Wright appena ventunenne – esce il primo film della Trilogia del Cornetto, un trittico di storie non collegate tra loro, se non dai particolari cameo dei Cornetti Algida (da qui il nome della trilogia).

Shaun of the Dead è una brillante commedia horror che tratta le vicende di Shaun e Ed, interpretati dagli amici e attori feticci Simon Pegg e Nick Frost (il primo anche co-sceneggiatore dei tre film). Edgar Wright omaggia il cinema di George A. Romero, maestro dell’horror che utilizzò gli zombie come espediente per trattare importanti tematiche politico-sociali.

Nel caso di Shaun of the Dead il tutto è gestito in modo più ironico e scanzonato, ma lo spirito che muove i personaggi, le vicende e i dialoghi è quello di chi non sta girando una semplice parodia. Wright adatta intelligentemente il cinema di Romero al suo, rispettandolo profondamente pur avventurandosi in un genere in cui basta un errore per cadere nel ridicolo. Shaun of the Dead è un film concreto, equilibrato e incredibilmente riuscito. Lo stesso Romero lo esalterà pubblicamente, regalando poi un cameo a Wright e Pegg nel suo La terra dei morti viventi, uscito nell’anno seguente.

La trilogia prosegue con Hot Fuzz, una commedia horror poliziesca in cui Wright – grazie a una stazione di polizia composta da inetti – si concentra principalmente sulla comicità dei propri personaggi, inseriti scherzosamente in una folle realtà senza regole. Nel secondo atto prende piede la componente investigativa, e di conseguenza quella del thriller-horror. Un film esilarante, apparentemente stupido, ma intelligente nel dosare risate e tensione in una storia che nel suo svolgimento diventa sempre più intricata e avvincente.

The World’s End invece, terzo film della Trilogia del Cornetto, è quello che esaspera nel modo più assurdo la passione del regista per il cinema di genere. Inizia come un film realista, ma all’improvviso esplode in un horror fantascientifico apocalittico. Sopra le righe, incontrollabile, sfrenatamente anticonformista. Si conclude così una trilogia scanzonata ma toccante, che sotto una superficie di demenzialità cela un profondo inno all’amicizia.

Il motivo per cui Edgar Wright, Simon Pegg e Nick Frost sono diventati i nuovi volti della commedia britannica è facilmente intuibile guardando anche solo uno di questi film. Ottime idee, talento comico fuori dal comune, ma soprattutto un grande rispetto verso due generi spesso definiti “minori”. La Trilogia del Cornetto è una ventata d’aria fresca, una perfetta risposta a chi sostiene che commedie o film comici non necessitino di una grande regia.

Nel cinema comico le battute non sono tutto. La scrittura dei personaggi, la scelta dei tempi, l’imprevedibilità – le armi che furono dei geniali Monty Python – sono gli elementi chiave dell’ironia targata Edgar Wright.

Con cosa proseguire: Baby Driver

edgar wright baby driver

Anno: 2017
Durata: 115′
Interpreti: Ansel Elgort, Lily James, Jon Hamm, Kevin Spacey, Jamie Foxx, Eiza González, Jon Bernthal, Flea.

Con Baby Driver Edgar Wright lascia la commedia per abbracciare un adrenalinico heist movie dove la musica è un tutt’uno con il protagonista del film, sempre presente nelle sue (e nelle nostre) orecchie per frenare l’acufene da cui è affetto.

Qui Wright si afferma come uno dei migliori registi contemporanei nel gestire il rapporto cinematografico tra immagine e suono, grazie anche a un montaggio dinamico che tiene il tempo nelle memorabili scene di tensione o durante i fenomenali inseguimenti automobilistici. Il protagonista vive la musica come salvezza, come unica forza motrice in grado di attivarlo. Il ritmo generato dalla sua playlist mette in moto delle abilità straordinarie, quasi supereroistiche. Gli auricolari sono il suo costume, le canzoni i suoi superpoteri, il doloroso silenzio la sua kryptonite.

L’azione, il pericolo, una love story e una sofferenza in sottofondo: un’altra formula perfetta per un film d’intrattenimento costruito a regola d’arte in grado di soddisfare sia lo spettatore cinefilo che quello generalista. Baby Driver è un’opera rara, un film che sfrutta la propria qualità tecnica per intensificare le emozioni di chi guarda, esaltando lo spettatore, divertendolo e lasciandolo costantemente col fiato sospeso.

Per innamorarsi: Scott Pilgrim vs. the World

edgar wright scott pilgrim

Anno: 2010
Durata: 112′
Interpreti: Michael Cera, Mary Elizabeth Winstead, Kieran Culkin, Alison Pill, Chris Evans, Brie Larson, Aubrey Plaza, Jason Schwartzman.

Uno dei più grandi meriti di Edgar Wright è senz’altro la trasposizione di Scott Pilgrim, serie a fumetti di Bryan Lee O’Malley. Il rispetto del regista britannico nei confronti dell’opera originale – e in generale dell’arte fumettistica – è quasi commovente. Wright crea un film che verrà preso in esempio come miracolosa eccezione alla regola non scritta secondo cui è impossibile adattare fedelmente un fumetto sul grande schermo.

Scott Pilgrim vs. the World è un manifesto della cultura pop, una folle, colorata, ibrida rappresentazione del cinema postmoderno. Un’esplosione d’energia videoludica, musicale ed esteticamente onomatopeica. Se la struttura schematica di un videogame a livelli può invalidare lo scorrere del film, al tempo stesso questa scelta stilistica lo rende coerente con se stesso dall’inizio alla fine; un’opera in 8 bit in cui Wright non vuole soltanto inserire il gettone nel cabinato arcade, egli decide di andare fino in fondo, scalando la classifica dei punteggi più alti.

Gusti a parte, può essere definita l’opera magna di Edgar Wright, un capolavoro in quanto qualcosa di mai visto prima, un film da prendere in esempio e che forse ha influito sulla realizzazione di Spider-Man: Un nuovo universo. Grazie a questo film possiamo dire che Edgar Wright è attualmente uno dei pochi registi ad aver innovato il mezzo cinematografico nel corso del ventunesimo secolo.

L’ultima fatica: Ultima notte a Soho

edgar wright, Ultima notte a Soho

Anno: 2021
Durata: 116′
Interpreti: Thomasin McKenzie, Anya Taylor-Joy, Matt Smith, Diana Rigg, Terence Stamp, Rita Tushingham, Sam Claflin, Michael Ajao.

Nel 2021 Edgar Wright gira il suo primo horror puro, un film d’atmosfera che coglie gli insegnamenti di grandi maestri quali Mario Bava e Dario Argento, secondo cui l’ambientazione, le illuminazioni e le musiche sono gli elementi chiave per costruire un clima ammaliante.

Ultima notte a Soho è un’opera che travolge lo spettatore in un vortice di virtuosismi visivi e sonori, scaraventandolo all’interno del film così come la protagonista viene scaraventata dal presente al passato. Sia noi che lei siamo voyeur di uno spettacolo onirico, con un estremo bisogno di intervenire per cambiare le sorti di quel che osserviamo, ma senza la possibilità di farlo. Un completo coinvolgimento emotivo associato all’impossibilità di agire, come vittime di una paralisi del sonno.

Ultima notte a Soho è un horror che tratta tematiche care al coming-of-age, come l’insicurezza estetica (non a caso gli specchi dominano la scena) e il sentirsi fuori posto. Wright sfrutta il fascino magnetico della Londra degli anni sessanta, luogo e epoca in cui la protagonista tenta di rifugiarsi in quanto insoddisfatta dalla vita reale, ma il suo sogno non è altro che un incubo celato da un filtro nostalgico. L’orrore nel film si riconduce al ruolo della donna all’interno del mondo dello spettacolo, con i fantasmi del passato che si ripresentano come simil-zombie (l’ennesimo tributo a Romero). Un horror-giallo d’altri tempi riflesso nell’attualità del movimento Me Too.

Tra le possibili influenze è inevitabile pensare a Perfect Blue di Satoshi Kon, mentre il tema psicosessuale rimanda a Repulsione di Roman Polański, folgorato dai colori psichedelici della cultura pop dei ’60. Ma ancora una volta Wright riesce a girare il suo film senza cadere nel mero citazionismo o in scopiazzature banali. Gli echi nostalgici sono solo una piccola parte di un’opera fatta di sequenze magnifiche – a tratti impensabili – orchestrate da una colonna sonora onnipresente e indimenticabile.

Nonostante una tiepida accoglienza, Ultima notte a Soho ha tutte le carte in regola per diventare un futuro cult del cinema mondiale. Allo stesso modo sembra che Edgar Wright non goda ancora della riconoscenza che merita. Ma com’è stato anche per alcuni maestri del passato, le sue opere nel tempo parleranno per lui.


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Classe 1997, appassionato di cinema di ogni genere e provenienza, autoriale, popolare e di ogni periodo storico. Sono del parere che nel cinema esista l'oggettività così come la soggettività, per cui scelgo sempre un approccio pacifico verso chi ha pareri diversi dai miei, e anzi, sono più interessato ad ascoltare un parere differente che uno affine al mio.

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