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Inverso The Peripheral NPC Magazine

Inverso, la serie Sci-Fi con tutto quello che ci piace

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6 minuti di lettura

Dopo un facile successo in ambito fantasy con Gli Anelli del Potere, Prime Video cerca consensi tra gli amanti della fantascienza. Ci prova con Inverso (The Peripheral in originale), che tenta la via del futuro distopico e ammicca al rinnovato interesse per l’estetica cyberpunk. L’impresa non è stata affidata a degli sprovveduti: al fianco del creatore Scott Smith, troviamo Jonathan Nolan e Lisa Joy, resi celebri dalla fortunata Westworld. Nei panni della protagonista Flynne Fisher, invece, un’attrice navigata con ormai più di un paio di action movie alle spalle: Chloë Grace Moretz.

Inverso The Peripheral NPC Magazine

Come se non bastasse, la trama di Inverso prende le mosse dall’omonimo romanzo di William Gibson, che fin dagli anni ’70 esplora le sfaccettature del cyberpunk e affascina i lettori con le sue riflessioni sul rapporto tra corpo umano e inserti meccanici. Gli sforzi del gigante Amazon saranno ripagati? Dal 21 ottobre 2022, potete recuperare i primi due episodi di Inverso su Prime Video.

Inverso, tra un mondo distopico corrotto…

Quando ci si trova a dover raccontare ad un amico un prodotto come Inverso, lo spoiler è dietro l’angolo. Ogni pezzo del puzzle è qualcosa che lo spettatore brama di scoprire durante la visione, a cui sarebbe necessario abbandonarsi senza troppe premesse. Dunque, focalizzarsi sulla trama significherebbe privare chi ci legge del gusto di sorprendersi. È possibile, però, fornire la tavolozza di colori che sono stati usati per dipingere Inverso.

In Inverso vige il principio per cui nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma: Inverso è un condensato delle esperienze cinematografiche che piacciono al pubblico amante dei prodotti a metà tra l’action e il sci-fi.

Il punto di partenza è un mondo dai toni caldi e saturati, in totale decadimento, che pare quasi filtrato da una grana. I creatori scelgono di non rivelare troppo, ma è chiaro che in questa realtà la tecnologia ha fatto numerosi passi in avanti e il welfare altrettanti indietro. È il classico scenario distopico in cui i poveri tirano a campare, i ricchi sono corrotti fino all’inverosimile.

Flynne Fisher (Chloë Grace Moretz) è una ragazza sveglia, cresciuta in fretta per istinto di sopravvivenza. Abita con la madre malata (Melinda Page Hamilton) e il fratello (Jack Reynor), un ex soldato che racimola soldi per la famiglia completando missioni su videogiochi di ultima generazione. Ma è Flynne è la gamer più abile, quindi tocca a lei testare un misterioso prototipo che la trasporta in un universo virtuale incredibilmente realistico, che la braccherà fino alla sua vecchia casa sugli Appalachi. L’abbiamo già visto, in salsa diversa, in Ready Player One (il cui protagonista, curiosamente, faceva proprio Flynn di cognome), prima ancora in Trone, ma è un concept che non stanca se viene riadattato a dovere.

…e un universo che eredita il meglio di Westworld

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Il marchio west-worldiano di Jonathan Nolan e Lisa Joy è impresso in particolar modo nelle sequenze ambientate nella citata realtà parallela. Una Londra coperta da una foschia perenne, dove ombre scure e fredde lampade al neon si sostituiscono al calore afoso che lo spettatore aveva appena imparato a riconoscere. L’architettura cittadina intreccia strutture all’avanguardia e sontuosi elementi classici (come le mastodontiche, misteriose, statue che svettano tra i grattacieli).

Il vento di Westworld soffia sugli outfit futuristici minimal chic, sugli automi high tech al servizio dei più agiati, sul corpo meccanismo ricoperto di pelle umana che funge da avatar per la nostra protagonista. Fa capolino persino l’idea che la connessione tra questa realtà e il mondo di Flynne sia stata stabilita solo per il capriccio di qualche riccone viziato.

Alla fine dei conti, allora, siamo di fronte ad una versione aggiornata del parco tecnologicamente avanzato dove tutto è concesso. Flynne, una videogiocatrice imbattibile, e Dolores (Evan Rachel Wood), l’automa antropomorfo di Westworld che prende coscienza della sua schiavitù, diventano facce della stessa medaglia: in due narrazioni accumunate dalla cattiveria che chi detiene il potere esercita sulle classi subalterne, questi personaggi incarnano il desiderio di riscatto.

Un ottimo mix, ma attenzione a non sprecarlo

Prime Video ha cercato di dar vita al mix ideale: nomi giusti, spunti di trama che in altri casi hanno funzionato bene. Inverso è un’operazione studiata a tavolino per puntare alla vetta e ha ottime chance di raggiungerla. Tuttavia, come Westworld, corre il rischio di abbandonarsi a inutili cavilli teorici, diventando troppo cerebrale. O ancora, c’è il pericolo che si lasci inghiottire dal recentemente inflazionato leitmotiv del multiverso, perdendo in originalità per omologarsi alla ricerca di successo riflesso.

La carne al fuoco è tanta e non semplice da gestire: nei prossimi episodi, Inverso dovrà perseverare nel world building e nello storytelling senza dimenticarsi di fare affezionare il pubblico ai suoi personaggi, ancora poco sfaccettati.


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Classe 1998, con una laurea in DAMS. Attualmente studio Cinema, Televisione e Produzione Multimediale a Bologna e mi interesso di comunicazione e marketing. Sempre a corsa tra mille impegni, il cinema resta il vizio a cui non so rinunciare.

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