John travolta nacque nel New Jersey il 18 febbraio del ’54. L‘attore, di origini italo-irlandesi, fin da piccolo crebbe in un ambiente molto ricco dal punto di vista artistico. Grazie alla madre si avvicinò al mondo dello spettacolo con una particolare passione per la danza. Questo ambiente lo incoraggiò a sviluppare tutte e tre le arti partendo da piccoli Musical di quartiere fino ad arrivare a Broadway.
Lì Travolta interpretò il personaggio di Kenickie nel musical itinerante di Grease, sognando e studiando a fondo il ruolo principale di Danny Zuko. Ruolo che poi riuscì a far suo diventando il volto dell’iconico personaggio nella produzione del Musical del ’78, che lo rese noto all’ampio pubblico al fianco di Olivia Newton-John. Dopo alcuni momenti di calo nella sua carriera Travolta è riuscito sempre a mettersi alla prova dimostrando le sue doti attoriali e a maturare anche una certa cura e profondità nell’interpretazione dei suoi personaggi. Travolta abbandonò, ma mai del tutto, l’ambito del musical che lo rese celebre negli anni 70-80 per cimentarsi in pellicole di vario genere, mostrandosi un attore pronto a migliorare, a sperimentare e a dare vita a nuovi personaggi da portare come testamento.
“Ho sempre amato prendermi dei rischi, solo così posso stare bene con me stesso e trovare la giusta motivazione e grinta per metterci tutta l’anima. Il tempo mi ha dato ragione”
Oggi celebriamo quindi questo attore, cantante e ballerino (insomma chi più ne ha più ne metta) per il suo 67° compleanno. Lo faremo attraverso tutti i personaggi più iconici che gli hanno permesso di diventare una figura unica nel suo genere, contando i suoi 2 periodi di esplosione portati dall’interpretazione accurata e unica dell’amato Danny Zuko e dai movimenti sensuali e fluidi del suo Tony Manero arrivando alla magistrale caratterizzazione di Vincent Vega in Pulp Fiction.
Perché lo chiamavano The body
John Travolta, dopo un periodo di tempo passato calcando i palchi di Broadway vide l’effettivo lancio della sua carriera cinematografica da attore e ballerino nel ’77. Da qui iniziò il suo percorso portando il scena un fantastico Tony Manero(John Travolta) nel film La febbre del sabato sera. Saturday nigh fever grazie alle fantastiche musiche dei Bee Gees e alle atmosfere squisitamente anni ’70, è diventato una pellicola cult e simbolo della disco music. Il film ha come suo protagonista Antony Manero, un ragazzo nato in una famiglia italo-americana che vive in un ambiente confusionario e contraddistinto da violenza e mancanza di prospettive.
Tony è un ragazzo che si distingue dall’ambiente in cui vive riuscendo a lasciare tutti a bocca aperta ogni volta che sale sulla pista da ballo della discoteca 2001 Odyssey. John travolt domina la danza in maniera meravigliosamente fluida e sensuale, mantenendo un pieno controllo sul suo corpo e sui suoi movimenti.
In questo film riesce a esprimersi e a presentarsi come un ottimo ballerino; non a caso il soprannome che gli fu affibbiato in questi anni fu “The body”, ovvero il corpo. Ed è proprio in questa pellicola che l’attore mostra tutte le sue doti, partendo dal ballo fino ad arrivare a una serie di movimenti emblematici e espressioni che contraddistinguono il personaggio donandogli un fascino singolare.
Movimenti ed espressioni che ritroviamo in particolare nell‘iconica camminata iniziale per una strada affollata del quartiere di Brooklyn sulle note della mitica Stayin’ alive, che tengono lo spettatore incantato davanti allo schermo.
Sulle note di “You’re the one that i want”
Gli anni 70 per Travolta furono a tutti gli effetti degli anni d’oro per la sua carriera. L’attore infatti riuscì a ricoprire il ruolo fondamentale non di uno, bensì due film che contraddistinsero in maniera significativa il genere del Musical all’interno del mondo del cinema. Due film iconici che diedero celebrità a Travolta.
Il primo è Saturday Night fever, di cui abbiamo già discusso, e il secondo è Grease un musical che ha un posto speciale per tutti coloro gli appassionati del genere. Grease è l’adattamento cinematografico datato 1978 dell’omonimo musical del ’71. Grease è leggero, colorato, pieno di gioia, musica e ballo.
John Travolta ha sicuramente dato al personaggio di Danny Zuko delle sfumature particolari, l’attore tira fuori una voce fantastica, e dà al personaggio una caratterizzazione fatta di pose ed espressioni accompagnate da elementi iconici come la giacca di pelle dei T-birds , la sigaretta in bocca e un l’aria da ragazzo “cool” e non curante, che poi alla fine mostra il suo lato tenero e vulnerabile. Sicuramente però ciò che più si ricorda di Grease sono i mitici balli, che vedono in scena Danny e Sandy (Olivia Newton Jhon), i due personaggi principali che con il loro “You’re the one that i want” o il mitico duetto in “Summer nights” sono riusciti a segnare un’epoca, attraversare gli anni e a diventare senza tempo.
Quando Quentin Tarantino scommise tutto su John Travolta
Dopo il primo grande successo ricevuto negli anni ’70, arriva la sua più grande sfida come attore e come uomo. Dopo Grease e Saturday night fever l’attore si cimentò in pellicole che non ebbero la riuscita da lui sperata. Travolta prese però parte anche ad altre pellicole come Blow out o Face off che gli permisero di sperimentare ed evolvere la sua recitazione, interpretando personaggi differenti tra loro; così da acquisire più esperienza e permettergli di riscoprirsi come attore fuori dal mondo del musical.
Travolta nel ‘89 prese parte anche alla commedia Senti chi parla, una pellicola leggera che ebbe diversi sequel. Quando si parla di John travolta si può pensare alla sua carriera come a qualcosa che viene sempre messo a dura prova e che richiede abilità nel reinventarsi e coraggio nello sperimentare. Questa sua tenacia nel perseverare lo portò ad un rilancio nel mondo del cinema negli anni ‘90, quando venne scelto da Tarantino per il film Pulp fiction del ’94.
Tarantino per il film decise di affidargli uno dei ruoli principali poiché vide in Travolta un attore imprevedibile, non banale e capace di sorprenderlo sul set. Travolta si sentì apprezzato da tarantino e questo gli diede una spinta per l’interpretazione del suo personaggio: Vincent Vega.
John travolta riuscì a fare un lavoro magistrale per il personaggio di Vincent Vega. Si concentrò sull’interpretazione e sulla caratterizzazione del personaggio, riuscendo a dargli quella spinta giusta per inserirsi a pieno nel film come uno dei protagonisti. Travolta ha dato al personaggio questo caratteristico movimento lento sia nel parlare sia nella gestualità; il tutto accompagnato dell’atteggiamento quasi distaccato da ciò che succedeva intorno che diede al personaggio quell’aria tra il trasognato e il non curante.
Importanti, più che la trama in sé, in Pulp Fiction, così come in tutti i film di Tarantino, sono i dialoghi tra i protagonisti in scena che sono dotati di una carica molto potente ed è quasi come se volessero creare una bolla “umanizzando” la figura del gangster, che dopo aver commesso un omicidio a sangue freddo si siede al tavolo di un bar a discutere del bacon che si trova nel suo piatto. Tutto ciò è stato reso a pieno dall’interpretazione di Travolta nel film. L’attore riesce a mettere il suo tocco nella famosa scena a colpi di Twist con Uma Thurman sulle note di “You can never tell” di Chuck Berry, colonna sonora di un film fuori dagli schemi, con dei personaggi e dei dialoghi indubbiamente iconici.
Guardandosi indietro: un milione di storie e importanti vittorie
“Il mio ideale è avere una varietà di personaggi e storie da portare come testamento”
Possiamo dire che John Travolta è sicuramente riuscito a dare una singolare interpretazione a tutti i personaggi che ha interpretato con grinta, passione e immergendosi a fondo in quella che era l’anima dello stesso, trovando il modo più giusto per dargli vita. Travolta si è approcciato ai suoi personaggi sempre con grande curiosità e con volontà di dargli voce nella maniera più pura possibile, regalando loro una caratterizzazione unica che ha reso molti personaggi iconici agli occhi del pubblico. Incastonando nella sua carriera delle pietre preziose per il cinema, oltre che alcuni insuccessi, si è dimostrato capace di reinventarsi e, imparando sia dai fallimenti che dalle vittorie, ha provato che lavorando duramente per ciò che si vuole qualcosa si ottiene, portandosi a casa molti personaggi e innumerevoli storie e continuando a muoversi seguendo i passi e la musica.
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