Abbiamo inveito con cori da stadio contro due individui sul patibolo del tribunale come se competesse a ciascuno di noi indicare e imprecare contro il colpevole di questa storia. Parliamo di un vero e proprio massacro mediatico, orientato, in un primo tempo a Johnny Depp, accusato dalla ex moglie Amber Heard di violenza domestica, e in un secondo momento alla controparte femminile.
Ma andiamo con ordine e cerchiamo di fare chiarezza.
Come è iniziata l’odissea Depp/Heard
Johnny Depp e Amber Heard si sono incontrati per la prima volta nel 2008, per i casting di The Rum Diary – Cronache di una passione, l’adattamento cinematografico del romanzo di Hunter S. Thompson, ma i due iniziarono a conoscersi meglio nell’ottobre del 2009 proprio durante le riprese del film.
La frequentazione sarebbe iniziata anni dopo il loro primo incontro, Johnny Depp lasciò la moglie Vanessa Paradis e la Heard mise fine anche al matrimonio con sua moglie. In un primo momento i due cercarono di proteggere la relazione mantenendola segreta fino alla loro prima apparizione pubblica al settimo Heaven Gala nel 2014. Nonostante i pareri contrari dei familiari di lui i due si catapultano a nozze nel febbraio del 2015.
Quindici mesi dopo Amber Heard chiese il divorzio per “differenze inconciliabili”, nel 2016 la Heard presentò un’ordinanza restrittiva temporanea contro Depp per abusi compiuti dal marito nei suoi confronti. A sostegno della sua richiesta ci sarebbero state anche delle foto raffiguranti il volto della Heard segnato dalla violenza fisica da parte di lui. L’ordine restrittivo venne presto respinto per via della ritrattazione delle accuse da lei mosse e i due raggiunsero un accordo di divorzio nell’agosto del 2016 pari a 7 milioni di dollari.
Il Washington Post nel 2018 pubblica un editoriale di Amber Heard, intitolato “Ho parlato contro la violenza sessuale e ho affrontato l’ira della nostra cultura. Questo deve cambiare“ e seppur l’attrice non abbia menzionato esplicitamente l’ex marito, per molti fu scontato che si parlasse di Depp. Nel 2019 i legali dell’attore muovono una causa contro la Heard per diffamazione (50 milioni di dollari), sostenendo l’infondatezza di tali accuse e il conseguente danno d’immagine di Johnny Depp.
Infatti, in seguito alle parole pubblicate dal Washington Post, è stato licenziato dalla produzione Pirati dei Caraibi dovendo affrontare una lunga serie di problematiche scaturite proprio dalla campagna al massacro promossa dalla Heard. Secondo quanto riportato dall’avvocato di Johnny Depp, Adam Waldman, dichiara di essere in possesso di contenuti e testimonianze che rivelano la reale natura dell’aggressore della coppia, la Heard non è la vittima, la Heard è la violenta.
Lo scorso aprile a Fairfax, in Virginia ha avuto così inizio il processo di Johnny Depp contro Amber Heard. Un processo seguitissimo che ha aizzato cori da stadio senza rispetto alcuno per le parti coinvolte, due persone denudate pubblicamente e annientate mediaticamente: lui l’ubriaco buono e sornione (secondo molti), lei la pazza manipolatrice taglia dita.
Questo processo ha inasprito il bisogno della gente di esprimere la propria opinione furibonda. Tutti si sono schierati, chiunque lo ha fatto. Ciò non significa che non si possa provare “l’emozione di pancia”, ma teoricamente l’essere umano “culturalmente” evoluto è in grado di percepire la differenza tra emozioni di primo impatto e quelle razionali. Due esistenze compromesse, dannose e danneggiate hanno sfamato la massa mediatica tanto affamata di dettagli intimi e macabri, perché noi in fondo, nonostante “l’evoluzione” culturale restiamo spesso bestie assetate dei dispiaceri altrui.
Cosa dice Hollywood ora?
A partire dalle prime accuse mosse da Amber Heard, il nome Johnny Depp uno dei più celebri attori di Hollywood ha via via perso il suo splendore passando in poco tempo dall’essere l’attore più richiesto a quello più scansato. Hollywood ha reagito come poteva, ragionando in termini mainstream, di mercato, di profitti. Dopo l’inizio del movimento Me too, accettare e contrattualizzare un attore con una simile nube sulla testa non fa bene all’economia produttiva. Depp è fuori, non importa del processo (non ancora iniziato), Disney Company non può permettersi di gettare ombre di violenza sulla scia pastello della grande casa di Walt (il primo ad avere una pessima opinione del genere femminile).
Burbank non ci pensa due volte e cancella Johnny Depp da numerosi progetti con budget altissimi, primo fra tutti il ruolo del capitano Jack Sparrow nella saga di Pirati dei Caraibi, già pronta a lanciarsi in un nuovo reboot con protagonista Margot Robbie, senza contare poi il più recente Animali Fantastici: I segreti di Silente, nel quale Johnny Depp è stato sostituito nel ruolo di Gellert Grindelwald da Mads Mikkelsen.
Alla luce dei recenti sviluppi e visto che le accuse sono state dichiarate non idonee alla natura processuale in corso, come si evolverà la collaborazione tra Depp e Hollywood?
La risposta di Hollywood è arrivata tempestiva e ha già iniziato a dire la propria in merito alla scia dei nuovi eventi, una fonte anonima da Hollywood dichiara al The Guardian “Credo che lavorerà di nuovo. La gente lo ama e con il progetto giusto, potrebbe ottenere di nuovo un film importante“.
Howard Breuer, CEO di Newsroom Public Relations, sostiene che visti i risultati del processo molte persone del settore torneranno ad avvicinarsi a Johnny Depp, seppur con una certa cautela.
“Sono sicuro che ci saranno alcune fazioni a Hollywood che vorranno procedere con cautela, almeno finché ci saranno persone là fuori che credono che Amber Heard stesse dicendo la verità“.
David E. Johnson, CEO dello Strategic Vision PR Group prospetta invece un futuro decisamente più ottimistico per la carriera di Johnny Depp. In riferimento all’ondata di sostegno ricevuto sui diversi social a favore di Johnny Depp
“Prima del verdetto, aveva già vinto di fronte alla corte dell’opinione pubblica […] Penso che Hollywood cambierà opinione e smetterà di considerarlo ‘materiale radioattivo’, come è stato negli ultimi anni. Penso che Hollywood tornerà a considerarlo un attore in grado di portare soldi al botteghino“.
Di una cosa siamo certi, in tutti questi mesi è emersa la turbolenta relazione tra la Heard e Johnny Depp tutt’altro che sana. Ad assumere un ruolo fondamentale, è innegabile, è stata l’orda mediatica che ha divorato la ex coppia hollywoodiana. Due carriere distrutte, due anime deflagrate per sempre da questo turbinio di tossicità privata e vomitata pubblicamente, per poi essere rimangiata ed espulsa di nuovo da tutti noi, quelli che credono di sapere.
Nel terrore di Weinstein: il timore di una triste replica
Ma il caso di Depp, “il picchiatore di mogli” per il Sun, non è stato di certo il primo a creare fastidi nel magico mondo della macchina dei sogni Hollywood, come molti di voi sapranno l’olimpo del cinema è stato coinvolto più e più volte dalle problematiche personali degli abitanti del magico mondo della collina Mon Lee. Hollywood è stata al centro di una grande, enorme, colossale bufera quando nell’ottobre del 2017 diverse donne iniziano a rompere il silenzio accusando di molestie ed aggressioni sessuali il famoso produttore cinematografico Harvey Weinstein.
L’uomo per mezzo della sua posizione di potere nell’industria dell’intrattenimento, ha molestato diverse attrici e personalità del mondo dello spettacolo. Le prime a farsi avanti furono solo otto donne, ma in seguito, dalla solidarietà collettiva nasce poi un faro di speranza per tutte coloro che hanno subito violenze ed hanno trovato il coraggio di urlare di essere Me Too, senza vergogna, perché non è a queste che spetta tale sentimento.
Tramite la piattaforma Twitter, viene lanciato l’hashtag #metoo il movimento promosso dalle vittime del produttore e, onore al coraggio di queste prime testimonianze è venuta a crearsi una preziosissima reazione a catena, che ha convinto molte altre vittime a rendere pubblica la loro esperienza. Dal movimento è nato un forte sentimento di riscatto, di denunciare, dalla manciata di testimonianze si arrivò a 93 a carico di Weinstein, tra cui 14 accuse di stupro.
Dopo non molto, come uno tsunami che arriva per travolgere e purificare, il movimento me too porta alla luce decine e decine di scandali della stessa natura. Non solo Weinstein, ma molte altre figure di spicco illuminate dai riflettori hollywoodiani sono state chiamate a rispondere delle accuse di molestia. La storia è sempre la stessa, figure note dello spettacolo dal vertice della loro posizione di potere avrebbero approfittato delle donne con aggressioni e molestie.
La portata è stata rivoluzionaria, celebrità provenienti da ogni parte del mondo hanno gioito sui social per una sentenza degna di un nuovo inizio, in grado, ma forse è ancora presto per dirlo, di prendere a picconate il muro di maschilismo e omertà che si consuma dietro i riflettori di Hollywood.
Michelle Tuegel, avvocatessa delle vittime di violenze sessuali, dichiarò al The Guardian di aspettarsi un maggior flusso di donne che sporgono denuncia contro i loro molestatori proprio a partire da questo caso di portata mondiale “Per fortuna l’era del #MeToo ha iniziato a smascherare questo sistema di abuso di potere, e ora le donne possono essere ascoltate e credute”.
Hollywood contro Kevin Spacey
È il 2017 e Kevin Spacey è uno dei primi nomi ad entrare a far parte dell’inchiesta Weinstein scoppiata in seguito al caso bufera quando l’attore Anthony Rapp accusa l’attore di American Beauty di averlo molestato sessualmente. L’impatto mediatico della notizia è stato devastante soprattutto per il fatto che l’evento a cui si riferiva Rapp risaliva al 1986, quando l’attore era ancora minorenne. Per rispondere all’accusa Spacey è stato costrettoa fare coming out dichiarando il proprio orientamento sessuale. Secondo il racconto dell’abusato, Spacey, durante una festa, avrebbe fatto delle avances sessuali al minore in stato di incoscienza alcolemica.
Da questo momento la vita dell’attore premio Oscar viene spezzata, privatamente e lavorativamente a iniziare dalla decisione di Netflix di sospendere la serie cult House of Cards, fino al licenziamento definitivo dal cast e il blocco della produzione del film Gore, dove sarebbe stato il protagonista. I provvedimenti si fanno sempre più numerosi e Sony e Ridley Scott, di comune accordo, decidono di estromettere Spacey dal progetto Tutti i Soldi del Mondo, sostituendolo nel ruolo del petroliere J.P. Getty con Cristopher Plummer rigirando tutte le scene in cui era presente. Nel 2017 la International Academy of Television Arts and Sciences (commissione degli Oscars) ha revocato la decisione di onorare Spacey con l’International Emmy Founders Award.
Dopo il caso di Rapp, emersero altre accuse, una delle più gravi è stata quella del cameriere diciottenne William Little, il quale aveva anche il supporto di alcune prove, ma dopo qualche tempo il ragazzo ritirò la denuncia e le accuse decaddero con la decisione dei procuratori del Massachusetts.
La sua carriera professionale resta ormai squarciata dalle esclusioni, conseguenze legali e di immagine che hanno annientato la credibilità valoriale e artistica della star.
Bill Cosby e Polansky capofila degli “eticamente non idonei”
Qualcosa stava già per scoppiare, prima di Johnny Depp, prima di Weinstein. Era il 2014 quando esplose una delle prime bombe mediatiche che vedono uomini celebri al centro di accuse di molestie. Il caro e rassicurante protagonista della serie I Robinson Bill Cosby viene accusato di molestie perpetuate per anni ai danni di giovani attrici. La negazione iniziale viene oscurata dalle accuse sempre più numerose, furono infatti 35 le donne che dichiararono di essere state drogate e violentate da Bill Cosby. Nel 2016 il giudice O’Neil stabilisce la data del processo penale per Cosby, alla cui testimonianza iniziale vengono accolte altre 13 presunte vittime dell’attore. La prima accusa da parte di Judy Huth si riferiva ad abusi di cinquant’anni prima quando la Huth era solo una sedicenne e fu costretta a praticare sesso orale all’attore. E Hollywood? Hollywood risponde, come può, giudicandolo, assieme a Roman Polansky “eticamente non idonei”, escludendoli così dall’Academy of Motion Picture Arts and Sciences.
Infatti, come Cosby, anche il regista Roman Polansky fu accusato di violenza sessuale per la molestia aggravata del 1977 ai danni di Samantha Gailey, all’epoca tredicenne. Su di lui sei capi d’accusa tra cui: molestie su minore, stupro, sodomia e perversione. Il caso resta sulle copertine di tutti i quotidiani e il regista de Il pianista consapevole di rischiare 50 anni di pena prende il primo volo per Londra per evitare l’estradizione. Dopo anni la vittima torna a parlare dell’accaduto difendendo Polansky “il sistema giudiziario e i media mi hanno danneggiata molto più di Roman Polansky”. Il regista (vincitore dell’Oscar per Il pianista nel 2003) sull’onda del Me Too nel 2018 viene espulso dall’Academy of Motion Picture Art and Sciences “essendo cambiati gli standard etici dell’associazione relativamente al rispetto della dignità umana”.
Un massacro senza vincitori: Johnny Depp e Amber Heard residui di violenza
Una speculazione mediatica pressante, costruita su notizie distorte e arrivate in ritardo, un massacro, uno strozzinaggio rivolto a due singoli ammorbati da una relazione tossica e svilente. Ci siamo ritrovati a inveire, come se spettasse a noi conclamare la vittima e l’aguzzino, come se spettasse a noi vomitare pensieri e ruggiti istintuali suscitati da questo massacro emotivo che si stava svolgendo. Avremmo potuto fare di meglio, proteggere in qualche modo queste persone, Johnny Depp e Amber Heard anche, e soprattutto, da loro stesse, evitando di prolungare su scala infinita la condivisione del materiale svilente di questi due individui tormentati.
La violenza c’è stata, ed era reciproca, tutti sono stati vittime e carnefici allo stesso tempo, contro loro stessi e contro il coniuge.
Le grida spasmodiche inveite contro la Heard hanno fatto solo una cosa, grave ogni oltre immaginazione, e che porterà ad una sola conseguenza: “ne puniamo una per punirle tutte”. Una ha “sbagliato” è “colpevole” e quindi lo sono tutte, tutte quelle che dopo la Heard andranno a denunciare saranno soggette al rimando del caso mediatico di portata internazionale del Johnny Depp e Hamber sadshow.
È qui il nostro problema, non riusciamo a scindere i casi, le specifiche di qualsiasi situazione, rapporto e personalità. Gli uomini invece no perché vantano ancora il diritto di potersi arrogare la frase patriarcalista del “non siamo tutti picchiatori”, mentre le donne sono suddivise su compartimento stagno, un cassetto che le contiene tutte, un’etichetta, la stessa etichetta stampata sulla fronte di ciascuna. Dopo la Heard l’altra etichetta riposta sulle facce femminili è quella della bugiarda, falsa e manipolatrice. Ora siamo tutte così, potranno dirci che i lividi ce li siamo fatti da sole, magari per prendere più soldi, magari perché siamo disturbate. Se già la nostra credibilità era soggetta a continui dubbi, dopo la Heard verremo collocate direttamente, senza quasi diritto a difesa, come le discendenti dirette della Heard, tutte bugiarde, tutte malate di mente.
Non sappiamo davvero cosa sia successo tra Johnny Depp e Amber Heard, cosa abbiano davvero vissuto tra le mura della loro super villa e forse non sta nemmeno a noi saperlo. “C’è una differenza sostanziale tra “non sono prove utilizzabili a processo “ e “non è mai successo”, quindi vincere una causa di diffamazione perché non ci sono prove non equivale ad essere innocenti” nota giustamente la scrittrice Benedetta Lo Zito.
La violenza è sempre violenza, quella vissuta da lui e quella vissuta da lei. Il messaggio veicolato dai media avrebbe dovuto soffermarsi sull’importanza delle relazioni violente, su come si possa prevenirle e curarle analizzando i segnali.
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