Sono passati più di 30 anni dall’uscita di Batman di Tim Burton e dall’introduzione al cinema del Joker di Jack Nicholson (se non si conta quello di Cesar Romero, introdotto prima nella serie tv). Ancora oggi il Joker è un personaggio che affascina e inquieta, che ha ancora molto da raccontare su di sé e sulla nostra società, in varie declinazioni e in base alle correnti del periodo: se all’inizio l’arcinemesi di Batman era stata trasposta come semplice antitesi dell’eroe, col passare degli anni è diventato sempre più l’altra faccia della medaglia per il crociato incappucciato, incanalando in se stesso anche i timori e le agitazioni della società contemporanea, che ha fatto presto a glorificarlo in un’icona in cui identificarsi, nel bene e (soprattutto) nel male.
Jack Nicholson: il Joker macchiettistico e da fumetto
Partiamo dall’inizio: è il 1989 e nelle sale di tutto il mondo esce l’anticipatissimo Batman, diretto da Tim Burton e con Michael Keaton nel ruolo titolare, mentre a interpretare il malvagio Joker c’è il leggendario Jack Nicholson. Siamo ancora in un periodo in cui il “top billing” (ovvero il primo nome a comparire nel cast) era dedicato all’attore più famoso, non per forza al protagonista del film (è successo anche nel primo Superman del compianto Richard Donner, in cui comparivano prima i nomi di Marlon Brando e di Gene Hackman, mentre il nome dell’allora sconosciuto Christopher Reeve compare solo dopo il titolo del film).
Il Joker di Nicholson rimane a tutt’oggi l’unica versione del clown criminale a non avere nessuna pretesa se non quella di intrattenere. C’è qualcosa di rinfrescante nel vedere un villain sopra le righe e completamente pazzo, che si crogiola nella sua follia e che non ha nessuna morale neanche prima della trasformazione fisica e mentale. Infatti, prima di conoscere Joker, veniamo introdotti a Jack Napier, un gangster psicopatico sottoposto al boss Carl Grissom. Jack è ambizioso e avido di potere, e sarà a causa del suo brutto carattere che Grissom cercherà di farlo fuori, tendendogli una trappola in un’industria chimica.
Anche se il suo il piano fallisce, Jack è comunque vittima di un’orrenda trasfigurazione, cadendo in una vasca di acidi chimici. Sopravvissuto all’incidente, Jack tenta di riparare il salvabile attraverso una chirurgia facciale, ottenendo ovviamente un risultato grottesco, un sorriso innaturale stampato sul suo volto. La trasformazione è completa: “Jack è morto, amico mio. Ora puoi chiamarmi… Joker!”
Quello di Nicholson è l’unico Joker cinematografico ad avere non solo una vera e propria origin story, ma addirittura un’identità, con tanto di nome e cognome, prima di diventare Joker (il Joker di Joaquin Phoenix sarà un discorso a parte). Ma quello che è ancora più interessante è che prima di diventare il clown principe del crimine, Jack non era una brava persona: era un criminale senza scrupoli, un sadico che uccise per la prima volta all’età di 15 anni, uno psicopatico che prova profondo piacere nell’aggredire, derubare, incendiare, uccidere.
Non è un caso infatti che è proprio il giovane Jack ad uccidere i genitori di Bruce Wayne, dimostrando che non è la trasformazione dovuta agli acidi ad aver reso Joker un personaggio negativo, non ci sono dei traumi pregressi che hanno reso una brava persona crudele e malvagia: la cosa più terrorizzante che ci possa essere è incontrare una persona genuinamente cattiva. La cattiveria è poi esternata fisicamente dalla deturpazione facciale e dal ghigno malefico, ma sono solo la conferma di quello che Jack è sempre stato: un sadico maniacale.
L’eredità del Joker di Nicholson purtroppo non durerà troppo: i colori accesi e la recitazione sopra le righe stoneranno con la direzione cupa e realistica che i cinecomics avranno preso negli anni successivi. Solo nell’iconica serie a cartoni animati Batman: The Animated Series, già chiaramente influenzata dai film di Burton, sopravvivrà l’identità macchiettistica e giocosa del Joker, stavolta doppiato da Mark Hamill, che con la sua voce stridula e la sua iconica risata, ha contribuito a definire una delle versioni più amate di sempre del personaggio. Hamill tornerà in diverse occasioni a riprendere il ruolo, soprattutto nei film animati e nei videogiochi.
Heath Ledger: il terrorista anarchico
Anche se la presenza del Joker è molto sentita dopo il primo Batman di Burton, soprattutto grazie alla voce di Mark Hamill nei vari progetti televisivi, il clown criminale riapparirà al cinema soltanto 20 anni dopo, nel celebrato The Dark Knight, diretto da Christopher Nolan. Questa volta i due eterni nemici sono interpretati da Christian Bale e da Heath Ledger, rispettivamente l’eroe e il cattivo. Sono cambiati i tempi del Joker gigione e fumettistico di Nicholson, e sono arrivati invece quelli di un Joker più realistico e inquietante, proprio perché così credibile e vicino alla nostra realtà.
La versione di Heath Ledger si prende terribilmente sul serio, volendo rappresentare gli aspetti più preoccupanti della società: una forte volontà di sovvertire l’ordine sociale attraverso l’anarchia, il caos, il crimine. Un vero e proprio psicopatico, privo di compassione, ma geniale nella sua maniacale ossessione e dedizione nel gareggiare con Batman per il controllo (o meglio, la perdita di controllo) della città di Gotham e dei suoi cittadini. La battaglia tra Batman e Joker infatti non è fisica, ci sono pochissime scene di violenza tra di loro e comunque brevi: lo scontro che avviene è ideologico, è una guerra che viene combattuta su un fronte morale e psicologico.
È questa psicologia inquietante e realistica ad aver reso il Joker di Ledger così famoso, ma la genialità del personaggio sta anche nel cambiamento radicale del look classico: tolto l’incidente acido, il Joker di Ledger adotta uno stile molto più artigianale, attraverso un trucco sbavato fatto in casa, una tinta verde sui capelli unti e disordinati, e ovviamente le famose cicatrici facciali, le cui origini sono misteriose e sulle quali il Joker fa molte battute per tutto il corso del film. Il lavoro di Ledger e di Nolan ha indubbiamente reso la loro versione del Joker una delle più inquietanti di sempre, forse ancora di più di quello di Batman, proprio per il suo essere così spaventosamente vicino alla nostra realtà.
Se il Joker di Nicholson aveva a suo tempo stabilito l’esempio da seguire per tutti i villains nei cinecomics (si pensi al Due Facce di Tommy Lee Jones in Batman Forever, o al Goblin di Willem Dafoe in Spider-Man), lo stesso è successo per quello di Ledger, che ha portato alla presenza di villain molto più realistici e tormentati: oltre a quasi tutte le versioni successive del Joker, l’interpretazione di Ledger ha influenzato praticamente tutti gli ultimi villains di James Bond, dal metodico Blofeld di Christoph Waltz in Spectre, agli sfigurati Silva e Safin, rispettivamente Javier Bardem e Rami Malek (in Skyfall e No Time to Die), mentre dal punto di vista estetico è evidente che il primissimo look del Winter Soldier di Sebastian Stan, recentemente apparso in The Falcon and the Winter Soldier, è stato modellato su quello del Joker Ledgeriano.
Insomma, anche se l’eredità di Nicholson ha fatto presto a spegnersi, quella di Ledger continua tutt’oggi ad essere il principale punto di riferimento per tutte le successive iterazioni cinematografiche di Joker, come vedremo tra poco.
Jared Leto: il gangster tatuato
Decisamente l’iterazione più controversa e meno apprezzata, il Joker di Jared Leto ha in realtà due versioni leggermente diverse tra loro. Dopo il trucco realistico e artigianale in The Dark Knight, il regista David Ayer ha optato per un look che sia comunque simile al nuovo canone del Joker impostato da Ledger, ma al tempo stesso sovvertendo la tradizione del personaggio. Introdotto per la prima volta in Suicide Squad, il nuovo Joker è rappresentato come un gangster à la Scarface, tatuato dalla testa ai piedi, con denti placcati e un guardaroba decisamente alla moda (un po’ come quello dello stesso Jared Leto).
Questo Joker ha in realtà poche scene nel film, e di conseguenza non si sa molto sulla sua storia e sulle sue origini, anche se qualche indizio si è sparso nei vari film del DCEU: in Batman v Superman: Dawn of Justice viene suggerito che sia stato questo Joker ad uccidere il Robin del “Batfleck”, mentre Birds of Prey inizia con la premessa che Joker ha appena piantato in asso Harley Quinn. Infatti il focus del Joker Leto è proprio la relazione che ha con Quinn, e poco importa il resto della sua storia. Ovviamente dopo il successo e la buona resa di Heath Ledger, si erano create aspettative altissime per l’interpretazione di Jared Leto, e naturalmente il fandom si è diviso brutalmente una volta uscite le prime immagini del nuovo Joker.
Ma per spezzare una lancia in favore dell’attore e modello, il problema più grande non è stata la sua interpretazione: anzi Leto ha lavorato come meglio poteva con la sceneggiatura procuratagli da Ayer, entrando completamente nel personaggio e capendo appieno come rendere in modo ottimale questa versione del personaggio. Se si vuole puntare il dito contro qualcuno, non lo si deve puntare sull’attore, che ha semplicemente eseguito gli ordini del regista, ma contro Ayer stesso, che infatti è autore “completo” di Suicide Squad (in realtà il film subì le stesse restrizioni che la Warner Bros. avrebbe poi attuato anche in Justice League, portando i fan a creare un nuovo movimento chiamato #ReleaseTheAyerCut).
Ad ogni modo, Jared Leto ha avuto il suo tentativo di redenzione nel celebrato Zack Snyder’s Justice League, a cui viene dedicata una lunga scena in cui finalmente si confronta con Batman. Questa è stata l’occasione per effettuare un restyling del personaggio, pur rimanendo fedeli al look imposto da Ayer. Come è successo con Harley Quinn, i tatuaggi sono stati completamente rimossi, e il make-up ricorda molto quello della versione di Heath Ledger. Tutto sommato rimane lo stesso Joker di Suicide Squad, con Leto che riprende la stessa parlata e lo stesso sguardo alienato del film precedente, ma aggiungendo delle piccole sfumature in più, come il ghigno lunatico e una risata meno sopra le righe, seppur ugualmente inquietante.
Con il fato del DCEU incerto, non è ancora chiaro se rivedremo presto il Joker di Jared Leto, ma se dovesse riapparire, sarà interessante vedere se continuerà a subire cambiamenti ed evoluzioni, magari arricchito da un background più delineato e coerente.
Joaquin Phoenix: il comico fallito e tragico
Bisogna premettere che un film come Joker non sarebbe mai stato realizzato senza il successo globale che The Dark Knight ha ottenuto, in larga parte grazie all’interpretazione di Heath Ledger, e alla conseguente idolatria di quel Joker. Se nel film di Nolan il clown vuole lasciare il segno nella società, in Joker succede l’opposto: la società – questo nemico vago e non ben definito – ha reso il povero Arthur Fleck, interpretato da un magistrale Joaquin Phoenix, una vittima. Arthur infatti è gia emarginato per via della sua malattia mentale, che lo induce a ridere compulsivamente.
A questo si aggiunge una storia di abusi in infanzia, il licenziamento dal lavoro, un periodo di grave recessione e di crescita del crimine, e un’umiliazione pubblica da parte del suo idolo Murray Franklin, un comico e conduttore televisivo seguito da Arthur. Inoltre, quando il servizio sociale che provvedeva le medicine ad Arthur è costretto a chiudere per mancanza di fondi, Arthur comincia a cadere nell’abisso della follia, in preda all’ossessione e alla paranoia, dovute alla sua malattia mentale.
Non è ben chiaro quale esattamente sia il fattore scatenante che istiga Arthur a diventare quello che sarà il Joker alla fine del film. È vero che è vittima di aggressioni da parte di ragazzini ed ubriachi, ma il film continua ad aggiungere molti altri dettagli che vanno ad appesantire la psiche di Arthur: il licenziamento, l’interruzione delle medicine, l’umiliazione allo stand-up comedy, e poco dopo quella allo show di Murray, le bugie e gli abusi della madre, l’ossessione e la delusione per Thomas Wayne, il delirio allucinante con Sophie, e per finire, l’umiliazione definitiva in diretta televisiva, che marca il raggiungimento del climax del film.
Arthur è certamente una vittima, ma di cosa? Della malattia mentale, degli abusi familiari o della violenza sociale? La risposta è probabilmente di tutto e niente: il film prova a fare una denuncia sociale, ma non riesce a canalizzare le forze in una direzione ben precisa, rendendo il povero Arthur, che comunque rimane un personaggio spaventosamente reale e tragico grazie alla recitazione minuziosa e ricca di Phoenix, incapace di rimettersi in piedi, poiché, detta volgarmente, tutte le sfighe del mondo capitano proprio a lui.
Alla fine del film è inevitabile provare pena per Arthur, una sensazione che non era mai stata instillata nello spettatore prima per Joker. Ma infatti Arthur non si può propriamente definire un vero Joker: se non fosse per il titolo del film, la storia di Arthur potrebbe essere quella di chiunque altro personaggio. Il collegamento con personaggi appartenenti al mondo DC e alla città di Gotham è solo un pretesto per cercare di raccontare il disagio sociale che c’era negli anni ’80 e, ovviamente, al giorno d’oggi. Il film sembra insinuare che anche noi potremmo essere Joker, che basta poco per perdere il controllo e seminare l’anarchia nelle strade, a causa della crisi economica e sociale che imperversa in questi anni.
Ma è anche vero che non siamo tutti Arthur: lui è già un emarginato a causa della sua malattia, e forse il film avrebbe dovuto concentrarsi più su questo aspetto, e su come il sistema sanitario mentale americano non sia in grado di gestire i suoi pazienti. Se alla malattia ci aggiungiamo anche anni di abusi repressi e un periodo di crisi sociale, è evidente che molti ricorrerebbero alla violenza come unica via d’uscita. Il Joker di Phoenix è uno dei più amati e discussi, ed è valso all’attore il premio Oscar come migliore attore. Forse è uno dei meno riusciti, ma non per questo meno ipnotizzante.
Barry Keoghan: cosa ci riserba il futuro?
A sorpresa, nell’ultimo The Batman compare un non ben identificato prigioniero nella scena finale ad Arkham Asylum. Anche se la risata lascia svelare la vera identità del carcerato, la Warner Bros. ha recentemente rilasciato una scena eliminata dal film, che mostra in tutta (o quasi) la sua gloria il nuovo Joker, stavolta interpretato da Barry Keoghan. Ovviamente si sa poco o nulla su questa nuova iterazione Jokeriana, compreso il look che è stato volutamente occulto e sfocato per lasciare il nuovo Joker in una coltre di mistero.
Tuttavia da quel poco che si è visto nella scena eliminata (che è stata rilasciata come easter egg nella campagna di marketing del film, come ricompensa per chi ha risolto gli indovinelli del sito www.rataalada.com), si capisce che il Joker è stato uno dei primi criminali che Batman abbia catturato, presumibilmente nel suo primo anno di attività. Questo dettaglio stabilisce che c’è un passato tra i due, e si presuppone un rapporto alla Hannibal Lecter, poiché Batman chiede a Joker di aiutarlo ad estrarre un profilo dell’Enigmista dagli indizi che ha raccolto nel corso dell’indagine.
Da quel poco che si vede dell’apparenza fisica di questo Joker, si possono notare bruciature ed irritazioni, soprattutto attorno alle labbra rovinate (contratte in un perenne ghigno) e sul cuoio capelluto. Diverse teorie ipotizzano un incidente negli acidi, tornando alle origini Nicholsoniane del personaggio. Ovviamente c’è una larga anticipazione per come verrà utilizzato il personaggio nei prossimi film con Robert Pattinson, ma sarebbe una svolta interessante se il Joker rimanesse perennemente ad Arkham in tutta la saga, fungendo appunto da informatore e insolito aiutante, mettendo alla prova Batman da una posizione di impotenza, almeno apparentemente. A Matt Reeves l’ardua sentenza.
Non solo cinema: il Joker nella televisione
Ovviamente il magnetismo di Joker è troppo affascinante per limitarsi al cinema, e vale la pena soffermarsi sulle diverse iterazioni che il personaggio ha avuto anche sul piccolo schermo. Prima ancora di Nicholson infatti c’era Cesar Romero, l’iconico Joker dell’amatissima serie tv degli anni ’60 Batman, con il compianto Adam West. Sicuramente una delle versioni più amate, il Joker di Romero è la quintessenza della follia camp della serie: qui infatti non è un killer maniaco e omicida, ma anzi è più un eccentrico burlone, che ingegna assurdi piani per mettere in difficoltà i due coloratissimi supereroi attraverso armi inoffensive ed elaborati scherzi. Inoltre il suo senso dell’umorismo è eccentrico e demenziale, rendendolo per questo uno dei Joker più amati di sempre, almeno da una nicchia di super affezionati al genere e ai fumetti.
La serie tv Gotham è degna di nota per aver creato una vera e propria mitologia dietro al personaggio di Joker. Nella serie vengono introdotti due personaggi, i fratelli Jerome e Jeremiah Valenska, ognuno a modo proprio portatore di certi elementi che andranno piano piano a formare la figura di Joker.
Jerome viene introdotto nella prima stagione della serie, rappresentato come un giovane ragazzo disturbato che uccide sua madre, e confessa l’omicidio al detective Gordon ridendo in modo maniacale. Jerome viene rinchiuso ad Arkham ma evaderà all’inizio della seconda stagione, per seminare il panico e il terrore nelle strade di Gotham, portandosi dietro un gruppo di accoliti che imitano le sue azioni e la sua risata. Nel corso della stagione viene ucciso, per essere poi fatto resuscitare nella terza stagione da un culto di suoi seguaci, e continua quindi il suo impero di terrore. Prima di cadere incontro alla sua seconda morte, intima a Gordon che altri seguiranno le sue orme e lo imiteranno, lasciando presagire l’avvento di un nuovo Joker o, peggio, di una Gotham irrimediabilmente corrotta dall’ideologia anarchica di Jerome.
Nella quarta stagione viene introdotto il fratello Jeremiah, molto più metodico e calcolatore rispetto al fratello scatenato. Jeremiah rimane vittima del gas dello Spaventapasseri, che ha reso la sua pelle bianchissima, e le labbra di un rosso acceso. Una sorta di bambino prodigio, Jeremiah è comunque un malato mentale, in seguito ai numerosi abusi subiti da piccolo, ed è ossessionato da Bruce Wayne, che vede come un fratello surrogato. Col passare degli episodi, Jeremiah diventa sempre più instabile, e incarna una sorta di figura da boogeyman, instillando terrore nella città di Gotham. Alla fine sopravvivrà alla caduta in una vasca di acidi sperimentali, assumendo il look definitivo e chiudendo il cerchio sulla lunga costruzione della figura di Joker.
In Gotham viene imbastita una lunghissima operazione di creazione ideologica del personaggio: infatti il personaggio vero e proprio comparirà solo nell’ultimo episodio, a dimostrazione che il processo di creazione di Joker inizia da un’idea, che parte inizialmente da Jerome, che si insinua e si evolve pian piano prima nella società, per poi tornare ad essere canalizzata nuovamente in un feticcio definitivo, in questo caso Jeremiah. È un’analisi molto approfondita ed interessante sul personaggio, che per la prima volta cerca di fare qualcosa di nuovo e originale con il concetto del personaggio.
Il Joker secondo Mark Hamill
Dulcis in fundo, come è già stato detto all’inizio, Mark Hamill rimane per molti la versione definitiva di Joker: spaventoso, divertente, maniacale, ironico, romantico, terrificante. Il suo lavoro, che inizia su Batman: The Animated Series, che rimane a tutt’oggi il suo magnum opus sul personaggio, si espande in realtà anche in altri cartoni e film animati, come Justice League o Batman: The Killing Joke, e continua anche in numerosi videogiochi, tra i quali figura la famosa trilogia di Batman: Arkham. Pur adoperando sempre la stessa inquietante voce, Hamill riesce sempre a conferire qualcosa di nuovo per ogni singola iterazione del personaggio, dimostrando la sua bravura e la sua intima e lunga conoscenza del personaggio.
Anche se è stato creato nel lontano 1940, il Joker è un personaggio di terrificante attualità, che è stato reinventato e riadattato innumerevoli volte, come si è visto nel suo lungo percorso tra cinema e tv, per non parlare dei fumetti, su cui si dovrebbe stilare un articolo molto più lungo e dettagliato di questo. Da semplice antagonista a una riflessione sul disagio e l’instabilità sociale, il Joker continua a regalare nuove interpretazioni e riflessioni sui tempi che viviamo, affascinandoci e spaventandoci con il suo look accattivante e magnetico, immortale e, forse proprio per questo, inquietante.
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