Il 7 maggio è uscita su Netflix la prima stagione (anzi, il primo volume) della nuova serie Jupiter’s Legacy, tratta dall’omonimo fumetto di Mark Millar, autore di molti classici moderni come Kick-Ass e The Secret Service, da cui sono stati tratti degli adattamenti filmici. Sebbene l’opera originale venne accolta positivamente dal pubblico e dalla critica, la serie tv non riesce a raggiungere lo stesso impatto, anzi risulta un prodotto debole e stantio.
Supereroi classici in tempi moderni
La trama è molto fedele al fumetto, un omaggio alla figura supereroistica classica della Golden Age e contemporaneamente a quella più sovversiva della Modern Age (o Dark Age, visto lo spuntare di opere come Watchmen, a cui Jupiter’s Legacy occhieggia molto). Nella serie, la prima generazione di supereroi risale all’epoca della Grande Depressione, in seguito alla quale il giovane impresario Sheldon Sampson (interpretato da Josh Duhamel, volto noto nella saga cinematografica dei Transformers) perde il lavoro.
Dopo aver visto misteriose visioni di un’isola magica nell’Oceano Atlantico, organizza una spedizione insieme a familiari, amici e colleghi per raggiungerla. Arrivati lì verranno guidati dalle visioni di Sheldon, che li porteranno in una misteriosa caverna, dove otterranno incredibili superpoteri (sostanzialmente diventeranno tutti l’archetipo di Superman e Wonder Woman). Tornati in America adotteranno nuove identità e nomi come The Utopian e Lady Liberty, operando come difensori della verità, della giustizia e del sogno americano, e credendo profondamente nella Costituzione e nel Codice, che proibisce di uccidere anche il più crudele dei supercattivi.
La seconda generazione è composta dai figli dei suddetti supereroi, che sono nati e cresciuti in un’epoca radicalmente diversa da quella dei loro genitori, in cui la distinzione tra bene e male è molto più sfumata. Chloe (Elena Kampouris), la figlia di Sampson e Grace (Leslie Bibb), ha scelto uno stile di vita lontano dalle imprese supereroistiche, dedicandosi al modellismo, frequentando night clubs e assumendo droghe di ogni tipo. Brandon (Andrew Horton) invece, sotto il nome di The Paragon, segue le orme dei genitori, ma fatica ad incontrare le aspettative del padre, e comincia ad avere molti dubbi sul Codice, insieme a molti altri supereroi ed eroine della nuova generazione.
I conflitti di Jupiter’s Legacy
Il conflitto generazionale è sicuramente uno dei temi centrali di Jupiter’s Legacy, e anche uno dei più interessanti: da una parte abbiamo chi crede nella regola di non uccidere, nella pietà e nel riscatto; dall’altra chi crede che queste idee siano pericolose e avventate, che non vogliono continuare a sacrificare vite innocenti per salvare quella di un criminale. Tuttavia questo è un conflitto che non viene mai effettivamente risolto, poiché lo scontro che ha fatto partire tutto questo dibattito è stato causato dal supervillain di turno, in un tentativo di spodestare Utopian dalla guida dell’Unione, il gruppo supereroistico principale. Lo scontro tra credi e generazioni è solo una scusa per portare avanti la trama, non le argomentazioni stesse.
C’è un altro conflitto nella serie, non inerente alla trama ma insito nel concetto stesso di Jupiter’s Legacy: la serie infatti vuole omaggiare sia le storie classiche e un po’ datate dei primi fumetti (l’isola magica, i valori nobili, il setting degli anni ’20 e ’30), sia le opere che hanno rivoluzionato il genere supereroistico, che hanno decostruito l’immagine del supereroe e le trame convolute, e hanno reso le storie e i personaggi molto più realistici. La serie non sembra trovare il suo giusto posto, volendo appartenere a entrambi gli estremi nello stesso momento. La verità è che, in un mercato ormai saturo di prodotti supereroistici, Jupiter’s Legacy risulta superfluo, l’ennesimo tentativo di capitalizzare sul successo del genere rilanciato nell’ultimo decennio grazie all’Universo Cinematografico Marvel.
Un mercato saturo di supereroi
Tra The Boys e Invincible su Amazon Prime, The Umbrella Academy e il prossimo The Magic Order (sempre in collaborazione con Mark Millar) su Netflix, senza contare le numerose serie tv di Marvel e DC come la nuova The Falcon and the Winter Soldier e il vecchio Arrowverse, sembra non esserci posto per altri adattamenti di fumetti di nicchia. Per quanto i fumetti siano un medium che si presta molto ad un adattamento seriale, non è sempre detto che funzioni.
Per un prodotto come Jupiter’s Legacy forse sarebbe stata più appropriata un’animazione come quella di Invincible invece che un live action con effetti speciali scadenti e scene d’azione datate che rasentano il ridicolo. Lo sviluppo della trama è lento e ridondante, in parte perché si vuole dedicare molto spazio ai personaggi, alle loro storie e motivazioni, ma nonostante tutti gli sforzi anche i protagonisti risultano monodimensionali. L’alternanza tra la storia degli anni ’20 e il presente risulta pesante proprio per la ridondanza dei personaggi e il continuo ripetersi di eventi.
La serie risulta complessivamente mediocre, reminiscente di innumerevoli altre storie a fumetti, serie tv e film. L’unico aspetto che salva Jupiter’s Legacy è l’interpretazione degli attori, che danno vita ai loro personaggi il meglio che possono, e fanno anche un buon lavoro: Ben Daniels e Matt Lanter sono tra i più memorabili, nei ruoli rispettivamente di Brainwave, il fratello di Sheldon, e Skyfox, collega e amico di entrambi, ma votato al male. Il finale di stagione presenta un inaspettato colpo di scena che riguarda entrambi, e termina con un apertissimo cliffhanger. Vedremo se la serie avrà abbastanza successo da risolverlo.
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