Kathy Bates verrà per sempre ricordata per il ruolo iconico di Annie Wilkes, la folle infermiera dell’adattamento cinematografico del romanzo Misery di Stephen King. Ma l’attrice ha saputo destreggiarsi bene in tutti i ruoli interpretati, mostrando una naturale propensione alla recitazione, per quanto abbia cominciato a calcare le scene dello spettacolo come cantante. La sua vita è stata anche costellata di difficoltà, ma nulla sembra averla fermata, facendone oggi una delle caratteriste internazionali più amate.
In occasione del suo 75esimo compleanno, ripercorriamo insieme la carriera di questa attrice, dagli esordi fino alle interpretazioni che le sono valse candidature e premi.
Misery non deve morire, Kathy Bates fa paura
Il noto ruolo che ha permesso alla Bates di arrivare al grande pubblico internazionale è quello di un personaggio controverso, diabolico, carismatico e spaventoso: quello di Annie Wilkes, antagonista in uno dei romanzi più noti del Re dell’Horror Stephen King: Misery.
Il thriller Misery non deve morire esce nel 1990 per la regia di Rob Reiner, già regista di un altro adattamento di un racconto di King ovvero Stand by Me – Ricordo di un’estate, e presenta agli spettatori la versione cinematografica di questa ex infermiera, fan ossessionata e sadica dello scrittore Paul Sheldon (James Caan), da lei sequestrato in casa e torturato affinchè scriva un finale migliore per la sua saga di libri preferita.
La Bates conferisce al personaggio la giusta nota folle, inquieta e delirante, al punto che l’interpretazione le è valsa un premio Oscar e un Golden Globe come migliore attrice protagonista. Da lì è chiaro che la carriera dell’attrice può essere solo in ascesa, e comincia a prendere parte a diverse produzioni sia come attrice protagonista che come co-protagonista.
Tra i vari ruoli, nel 1995 interpreta un’inquieta e misteriosa domestica incolpata della morte della sua datrice di lavoro ne L’ultima Eclissi (Taylor Hackford), adattamento del romanzo Dolores Claiborne sempre di King.
Kathy Bates, un attrice versatile tra dolcezza e follia
Per quanto brava a calarsi in vesti psicotiche, la Bates dimostra di sapersi destreggiare anche in interpretazioni più tenere e delicate. Nel 1991 arriva infatti un ruolo del tutto diverso rispetto a quello che le ha regalato il successo, quello di una donna fragile con un matrimonio in crisi che stringe un rapporto profondo con un’anziana signora, in Pomodori verdi fritti alla fermata del treno di Jon Avnet.
Ancora, nel 1997 arriva la parte dell’estroversa ed energica Molly Brown nel film kolossal diretto da James Cameron, Titanic, e altre due nomination agli Oscar giungono per suo il ruolo della lesbica idealista in I colori della vittoria (Mike Nichols) nel 1998 e per quello della suocera fuori dagli schemi al fianco di Jack Nicholson in A proposito di Schmidt (Alexander Payne) nel 2002.
Da ricordare anche la sua interpretazione di Bobi Jewell, madre del poliziotto coinvolto in un caso di cronaca nera americana, in Richard Jewell, diretto da Clint Eastwood, in cui ha mostrato ancora una volta al pubblico di saper far commuovere oltre che spaventare.
American Horror Story, il ritorno all’horror di Kathy Bates
La parentesi televisiva invece la riconduce sul binario horror a partire dal 2013, quando entra nel cast della serie americana antologica American Horror Story. All’interno della serie, Kathy Bates interpreta la diabolica Delphine LaLaurie in American Horror Story: Coven, nell’episodio Freak Show diventa la barbuta Ethel Darling, in Hotel la manager dell’Hotel infestato Cortez Iris ed infine in Roanoke veste i panni dell’attrice Agens Mary Winstead. Tutti questi ruoli le valgono diverse candidature ai Critics’ Choice Awards, e persino un Premio Emmy nel 2014.
Nel 2016 le viene dedicata una stella sulla Walk of Fame di Hollywood e ritorna nuovamente nel cast di American Horror Story per l’ottava stagione, Apocalypse, interpretando la spietata e malevola Miriam Mead.
Giunta al suo 75esimo compleanno, Kathy Bates continua a brillare come una delle artiste rimaste più impresse al pubblico sia per il suo innegabile talento nel calarsi nei ruoli più disparati e specialmente in quelli più controversi e complessi, sia per la sua capacità unica di reinventarsi di volta in volta, gettandosi a capofitto in ogni ruolo proposto.
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