Ci siamo lasciati con l’omaggio ventennale a Kill Bill Volume 1, opera incompleta al suo primo capitolo che, nel 2003, affama, ma non sazia lo spettatore, bramoso di assistere all’atto conclusivo della vendetta di Beatrix Kiddo. Così, l’anno successivo, Quentin Tarantino appaga il desiderio dei suoi cinefili e libera la seconda testa della sua creatura di culto, con un approdo nelle sale italiane il 23 aprile 2004. Da quel giorno passano vent’anni, e Kill Bill Volume 2, ora disponibile in streaming su Netflix, continua a far parlare di sé e di quel finale aperto che stuzzica le fantasie degli spettatori.
Dall’uscita in sala, Tarantino avanza e retrocede sull’idea di un possibile terzo capitolo di Kill Bill in cui tutti personaggi lasciati in vita da Beatrix, tra i quali, in prima linea, la figlia di Vernita Green, tornino a vendicarsi. Le speranze di un sequel si erano spente nel luglio 2023, in un’intervista al quotidiano belga «De Morgen», in cui il regista riconosceva The Movie Critic come il suo decimo e ultimo film. La recente notizia dell’abbandono di quest’ultimo, però, offre un varco all’utopica scommessa del cineasta.
Da buon alchimista, infatti, Tarantino vorrebbe sempre miscelare storie e personaggi, eviscerarne le sfaccettature nascoste e combinarle in nuove trasformazioni gargantuesche. Non è casuale quest’ultimo termine, sinonimo di opulenza e abbondanza, e usato da Elle Driver in Kill Bill Volume 2, in riferimento al veleno del black mamba, una pozione naturalmente creata dal serpente che stordisce e uccide. Proprio quel fascino ipnotico, assuefacente, seduttivo e fatale vive nei due capitoli di Kill Bill, che auspicano all’immortalità, pur riconoscendo la loro fine, o forse no.
Kill Bill Volume 2 e la filosofia del non-finito
Kill Bill Volume 2, così come il suo predecessore, intesse capitoli in un’architettura temporale che non procede in ordine cronologico, come se gli eventi scalpitassero per trovare per primi la loro posizione nella storia. Tuttavia, la cifra stilistica del film è quella pacatezza filosofica che, sapientemente, si alterna a una violenza sanguinaria e febbrile, trovando il tipico equilibrio drammaturgico tarantiniano. Kill Bill Volume 2 e Volume 1 sono quindi figli di uno stesso blocco di marmo michelangiolesco, o meglio, tarantiniano, di una stessa pietra in cui, in potenza, esistono già gli atti filmici.
Ecco che quindi Tarantino, seppur nel suo fare epico e opulento, agisce per sottrazione, scalfendo dalla pietra la storia, in un disvelamento progressivo dei suoi segreti. Al termine di Kill Bill Volume 2 conosciamo dunque il motivo per cui Beatrix Kiddo è fuggita da Bill e la ragione per cui lui si è vendicato con la squadra delle vipere assassine. Qualcosa, però, rimane dentro la pietra: la poesia chiaroscurale di Elle Driver (Daryl Hannah); l’amore e odio che legano Budd (Michael Madsen) a suo fratello Bill (David Carradine); il futuro sospeso di Sofie Fatale (Julie Dreyfus), mutilata da Beatrix alla fine del primo capitolo e abbandonata in un ospedale dove le fa visita Bill.
Il non-detto di Kill Bill sembra quindi sposarsi alla filosofia del non-finito, introdotta da Donatello e portata al suo apice da Michelangelo, per cui la bellezza di un’opera sta nella sua incompletezza, nella capacità di raccontare quello che non si vede e di lasciare sfogo all’immaginazione. Così i personaggi di Kill Bill sono creature che si fanno spazio nella pietra per emergere, ma il cui fascino rimane sospeso tra luci e ombre.
Sollievo o rimpianto?
Il secondo capitolo di Kill Bill porta a compimento una vendetta tentacolare, che tocca più livelli narrativi. Non è solo Beatrix a vendicarsi, ma anche Budd vuole compensare il cuore spezzato del fratello, così come Elle Driver arde per la sua rivalsa da eterna seconda. Bill, infine, è l’incantatore di serpenti, colui da cui muove la vendetta primigenia, per l’abbandono di Beatrix e della loro figlia, B.B. Non importa, tuttavia, quale sia il motore della vendetta, tutti si interrogano su cosa succederà dopo.
Cosa rimane? Il sollievo o il rimpianto? Su questo punto Budd interroga Elle Driver dopo aver sepolto viva Beatrix. Conosce già la risposta della donna, che non trova sollievo se non nella continua perpetrazione della morte. È la sua natura da assassina, quella che Bill riconosce anche a Beatrix come una dote innata. Per questo, al termine di Kill Bill Volume 2, Bill paragona Beatrix a Superman che, al contrario degli altri supereroi, non indossa un costume per mettere in atto i suoi superpoteri, ma veste la maschera di Clark Kent, un uomo ordinario, per nascondere il suo lato supereroico.
Così Beatrix ha cercato di vestirsi da sposina di un uomo qualunque di El Paso, Texas, ma la fame di vendetta l’ha saziata come nient’altro negli omicidi da lei compiuti prima di arrivare a Bill. Tuttavia, la scena finale in cui Beatrix piange di felicità abbracciata al leoncino di peluche di sua figlia non lascia ombre di dubbio: la sua sensazione finale è di sollievo.
Rivediamoci tra quindici anni, forse
Correva il 2004 quando Tarantino rilasciò un’intervista a «Entertainment Weekly» in cui paragonava un’ideale trilogia di Kill Bill alla sua personale Trilogia del Dollaro, anche se gli ci sarebbero voluti quindici anni per metterla in atto. Quel lasso di tempo non è ancora passato e, intanto, Maya Hawke, la figlia di Uma Thurman, si sta costruendo una carriera di tutto rispetto come papabile erede di Beatrix Kiddo. Tuttavia, Kill Bill rimane un’opera in due parti, incompleta nella sua finitezza.
Si tratta infatti di uno dei film più ambiziosi di Tarantino, che costò anche un incidente sul set alla sua protagonista durante la celebre scena in bianco e nero in auto che apre Kill Bill Vol.2. Tuttavia, dopo una causa a Weinstein durata diversi anni, nel 2019 la Thurman e Tarantino si sono ritrovati davanti a una cena giapponese a parlare di Kill Bill Vol.3. Tante idee, rafforzate anche dal supporto di attori come Vivica A. Green, che chiedono al regista un nuovo capitolo.
E la sceneggiatura dell’ultimo film cancellata di recente, accanto al precedente cambio di rotta per cui la decima opera tarantiniana sarebbe stata collegata a C’era una volta a Hollywood lasciano i fan fiduciosi su un possibile sequel di Kill Bill Volume 2. Laddove il futuro filmico di Tarantino è confuso, l’immaginario di Kill Bill si presenta già fertile, con una mitologia di personaggi forte e radicata e un potenziale che, a distanza di vent’anni, è ancora gargantuesco.
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