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L’esorcista - Il credente, quando il vero Male è la fede

L’esorcista – Il credente, quando il vero Male è la fede

10 minuti di lettura

Dopo la trilogia di Halloween iniziata nel 2018 con l’omonimo film e conclusa nel 2022 con Halloween Ends, David Gordon Green e la Blumhouse, ormai punto di riferimento indiscusso nell’attuale panorama cinematografico orrorifico, tornano a collaborare in un’operazione analoga con L’esorcista – Il credente. Esattamente come con il franchise ideato da John Carpenter, l’intenzione è infatti quella di realizzare una trilogia – già annunciata – che si colleghi direttamente al capolavoro del 1973 di William Friedkin.

Quello di David Gordon Green diventa così sequel diretto de L’esorcista, e al tempo stesso anche un suo reboot, introducendo nuovi personaggi, come i protagonisti interpretati da Leslie Odom Jr., Olivia O’Neill e Lidya Jewett, e riportando sul grande schermo quelli che hanno fatto la storia della saga. Dopo che altri film hanno tentato di raccontare gli esorcismi nel corso degli anni – ultimo dei quali L’esorcista del Papa, ispirato tra l’altro alla vera storia di Padre Amorth arriva quindi al cinema L’esorcista – Il credente, disponibile nelle sale italiane dal 5 Ottobre. 

L’esorcista – Il credente, una doppia possessione

Olivia O’Neill e Lidya Jewett in un'immagine de L’esorcista - Il credente

Victor Fielding vive con sua figlia Angela, cresciuta senza la madre, morta tredici anni prima durante il terremoto ad Haiti, schiacciata dalle macerie davanti agli occhi del marito, ormai impotente. Angela è nata così, dal corpo di una donna ormai in punto di morte, dopo una scelta che Victor avrebbe ovviamente preferito non prendere.

L’esorcista – Il credente ci mostra una ragazza che vorrebbe, più di ogni altra cosa, parlare con la madre defunta, conoscerla anche soltanto per qualche secondo. Pur di riuscire a farlo, un giorno, dopo la scuola, si addentra nel bosco insieme all’amica Katherine, nel tentativo di contattare la madre attraverso un rituale spirituale. 

Le due ragazze scompaiono improvvisamente per tre giorni e, mentre le ricerche dei genitori e della polizia continuano senza sosta, vengono ritrovate all’interno di una stalla in stato confusionale, completamente ignare di quanto tempo sia passato dal giorno della loro sparizione. Nei giorni seguenti, nonostante Victor non ceda alla tentazione di credere, come la famiglia di Katherine, che qualcosa di oscuro sia successo alla due ragazze, diventa piuttosto evidente che un’entità malvagia e demoniaca si sia impossessata di loro. Pochissime persone hanno avuto a che fare con questo tipo di Male, e l’unica persona in grado di riconoscere gli effetti di una possessione, sembra essere Chris MacNeill

Mentre il demone sembra prosciugare completamente e inesorabilmente l’anima di Angela e Katherine, l’unica soluzione per porre fine alla loro sofferenza sembra essere un esorcismo. Questa volta però, la Chiesa prenderà le distanze dal rituale, così Victor e la famiglia di Katherine dovranno cavarsela da soli, prendendo in mano la situazione.

L’esorcista – Il credente è lo specchio del cinema horror mainstream, mai sentito parlare dei requel?

Angela in una scena de L’esorcista - Il credente

L’esorcista – Il credente appartiene a quelle operazioni cinematografiche che hanno saputo imporsi negli ultimi anni come un vero e proprio sottogenere del cinema horror mainstream. Stiamo parlando dei requel, film che incarnano contemporaneamente la natura di sequel e reboot. D’altronde quello orrorifico è probabilmente il cinema che più di tutti ha potuto fare affidamento su saghe e franchise entrate indelebilmente nell’immaginario collettivo, quindi soltanto negli ultimi cinque anni abbiamo assistito ad almeno tre operazioni in questa direzione.

Prima la saga di Halloween, appunto, con il ritorno di Jamie Lee Curtis nei panni di Laurie Strode, poi Scream, che con il quinto capitolo ha reintrodotto alcuni dei personaggi iconici della saga, e poi appunto L’esorcista – Il credente, dove Ellen Burstyn è tornata ad interpretare Chris MacNeill. 

Tutte queste pellicole hanno chiaramente in comune il fatto di essere dei requel – più o meno riusciti – di film che hanno segnato la storia del cinema horror, e in quanto tali si affidano alla nostalgia e al citazionismo per riportare la mente del pubblico agli originali. Con L’esorcista – Il credente David Gordon Green cerca ovviamente e comprensibilmente di omaggiare William Friedkin, e lo si comprende fin dalla prima inquadratura, con quella lotta tra i due cani che riprende chiaramente quella a cui assiste padre Merrin nell’originale. Il citazionismo del regista non si esaurisce con l’incipit: la struttura narrativa della pellicola segue quasi pedissequamente quella de L’esorcista. 

All’inizio, L’esorcista – Il credente sembra piuttosto verosimile, poiché costruisce il background della possessione demoniaca sul passato dei personaggi e insiste, come d’altronde l’originale, su un Male che si insinua tra le ferite dell’animo. Quando il film si approccia al soprannaturale, quell’impianto realistico, che il capolavoro di Friedkin riesce a mantenere fino agli istanti finali, viene purtroppo meno.

David Gordon Green inizia quindi a fare affidamento, in maniera piuttosto grottesca, a quegli ormai immancabili jumpscare che caratterizzano il cinema horror mainstream odierno, e che niente hanno a che vedere con la raffinatezza degli espedienti narrativi e stilistici di Friedkin. Purtroppo L’esorcista – Il credente non riesce mai veramente a spaventare lo spettatore, mentre L’esorcista continua tutt’oggi ad affermarsi come uno dei film più terrificanti della storia del cinema. 

L’inizio nella fine e la sfiducia nella Chiesa

Un'immagine dell'esorcismo ne L’esorcista - Il credente

C’è un altro elemento chiave che viene ripreso dall’originale di Friedkin: l’influenza dell’inizio nella fine. Ne L’esorcista, nella sequenza iniziale in cui padre Merrin si trova in Iraq, viene ritrovata una statuetta raffigurante il demone Pazuzu, quello che poi si impossesserà di Reagan, e che comparirà in una suggestiva scena durante l’esorcismo. Ne L’esorcista – Il credente, invece, l’elemento che viene ripreso nel finale è quello della scelta, contrapponendo quella fatta da Victor nel momento in cui gli viene chiesto di salvare la moglie o la figlia, e quella che invece dovranno fare sul finale i protagonisti (SPOILER!) per salvare Angela e Katherine. 

Un elemento piuttosto interessante del film di David Gordon Green sarebbe potuta essere la totale sfiducia nella Chiesa che il regista cerca di trasmettere. Il cristianesimo viene completamente demolito nelle sue istituzioni, la fede non è più sufficiente, mentre diventa invece necessaria la collettività, in un’ode all’inclusione che si conferma croce e delizia del cinema contemporaneo, e che ne L’esorcista – Il credente assume più le sembianze di un mero espediente narrativo, sminuendo purtroppo il valore ideologico.

Ecco quindi che la doppia possessione diventa lo strumento per contrapporre l’ateismo di Victor alla fede cieca della famiglia di Katherine, e la sfiducia nella Chiesa la possibilità di rappresentare un’inclusività piuttosto paradossale nell’esorcismo finale, in una sorta di antitesi con quello messo in scena da William Friedkin. 

“C’era davvero bisogno di realizzare questo film?”

Lo sentiamo dire spesso, ma dibattere sull’utilità di un’operazione che ha come unico scopo quello commerciale diventa superfluo. E quindi, quello che possiamo augurarci, è che il film di David Gordon Green faccia quantomeno riscoprire alle nuove generazioni un capolavoro come L’esorcista, esaltandone ancor di più l’immenso valore artistico.


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Sono Filippo, ho 22 anni e la mia passione per il cinema inizia in tenera età, quando divorando le videocassette de Il Re Leone, Jurassic Park e Spider-Man 2, ho compreso quanto quelle immagini che scorrevano sullo schermo, sapessero scaldarmi il cuore, donandomi, in termini di emozioni, qualcosa che pensavo fosse irraggiungibile. Si dice che le prime volte siano indimenticabili. La mia al Festival di Venezia lo è stata sicuramente, perché è da quel momento che, finalmente, mi sento vivo.

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