Dall’8 Aprile è finalmente disponibile su Amazon Prime Video e in alcune sale cinematografiche La cena delle spie, thriller tratto dall’omonimo romanzo di Olen Steinhauer, che qui copre anche le vesti di sceneggiatore. Per la direzione dell’ex documentarista danese Janus Metz, troviamo all’interno del cast volti noti del cinema hollywoodiano come Chris Pine, Jonathan Pryce, Laurence Fishbourne e Thandie Newton.
Il film (il cui titolo potrebbe vagamente evocare Il ponte delle spie di Spielberg, ma non fatevi ingannare: stiamo parlando di opere completamente diverse! ) si discosta in maniera significativa dal prototipo del thriller e ci catapulta in una visione che non ci aspettavamo. Vediamo in che modo.
La cena delle spie è un thriller che non convince
Anno domini 2012. Sul volo 127 diretto a Vienna avviene un tragico attacco terroristico di matrice islamica che causa la morte di più di 100 persone. Il caso però, viene archiviato dalla CIA e riaperto soltanto otto anni più tardi, quando il capo Vick Wallinger (Laurence Fishbourne) incarica l’agente Henry Pelham (Chris Pine) di recarsi a interrogare due delle persone che lavoravano nei servizi segreti americani al tempo del tragico evento, ma che ora hanno abbandonato i rispettivi ruoli. Il sospetto è che ci fosse una talpa all’interno dell’associazione che comunicava con i terroristi di nascosto.
I due intervistati sono Bill (Jonathan Pryce), principale indiziato ormai anziano e Celia (Thandie Newton), ex fidanzata del protagonista fuggita in California dopo l’attentato, il cui incontro metterà in difficoltà l’investigatore facendogli riaffiorare alla memoria i loro ultimi momenti passati insieme, bruscamente interrotti dalle conseguenze del caso.
Luci soffuse, dialoghi sussurrati, pochissime scene d’azione. Un plot-twist finale ad effetto non sembra riuscire a rialzare le sorti di quest’adattamento cinematografico, che con il suo ritmo eccessivamente lento tutto fa meno che mantenere alta l’attenzione dello spettatore.
La cena delle spie di per sé è ben realizzata: ottime la regia e le luci, buona l’interpretazione degli attori (anche se Pine un po’ sottotono) e la sceneggiatura offre degli spunti interessanti, soprattutto all’inizio e alla fine. Nonostante ciò, la restante ora e mezza si traduce in dialoghi lunghissimi, intramezzati solo da qualche scena di sesso e momenti di azione della durata di un paio di secondi. L’obiettivo della trama era forse quello di entrare in una dimensione riflessiva, rifacendosi ai tempi più cadenzati dei thriller del passato, ma oltre alla scarsa empatia che si prova nei confronti dei personaggi, lo spettatore odierno non è decisamente più abituato a questa lentezza ingiustificata (e forse non lo sarebbe stato nemmeno un amante del genere degli anni ’70… ).
La cena delle spie aveva del potenziale, ma purtroppo è andato sprecato. Un peccato.
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