La Chiamata dal Cielo è l’ultimo film del regista sud coreano Kim Ki-duk , in uscita nelle sale italiane il 2 aprile 2023.
Presentato fuori concorso alla 79ma edizione del festival di Venezia (presso il quale il regista si era aggiudicato il leone di argento per Ferro 3 e il leone d’oro per Pietà), La Chiamata dal Cielo è l’ultimo lascito del cineasta, scomparso prematuramente all’età di 59 anni nel dicembre del 2020 in Lettonia a causa di alcune complicazioni legate al Covid-19.
Una produzione travagliata che coinvolge Estonia, Kirghizistan e Lettonia, lasciata incompiuta dallo stesso Kim Ki-duk e completata dal suo collaboratore Arthur Weber che si è occupato della post-produzione e del montaggio finale. Un lavoro faticoso che, nonostante la potenzialità del soggetto, si rivela terribilmente grottesco e dozzinale, privo di una sua solidità narrativa e senza particolari intuizioni registiche.
La Chiamata dal Cielo, un racconto sull’amore tossico
Il film, diviso costantemente tra la dimensione onirica e quella reale, si apre con il risveglio improvviso di una ragazza (Zhanel Sergazina) a seguito di una misteriosa chiamata durante la quale una voce le annuncia un imminente incontro con un ragazzo del quale sarà destinata a innamorarsi.
La profezia si realizza il giorno dopo quando, a causa di un tentativo di furto da parte di un malintenzionato, la ragazza viene aiutata da un giovane scrittore (Abylai Maratov).
Tra i due nasce subito un’intesa volta a svilupparsi sempre di più in un sentimento travolgente che li porterà ad innamorarsi l’uno dell’altra.
Un amore tossico e complicato, fatto di gelosie, incomprensioni e tradimenti, che arriverà a sfociare in situazioni di violenza e di dolore, mettendo a dura prova la vita dei due giovani protagonisti.
La Chiamata dal Cielo, una linea malfunzionante
Quel che colpisce negativamente de La Chiamata dal Cielo è innanzitutto l’apparato narrativo, caratterizzato da una sceneggiatura decisamente poco brillante e che, nel suo tentativo di apparire forzatamente “eccessiva”, trasforma i momenti drammatici in situazioni grottesche e al limite del ridicolo (ne è un esempio lampante la scena in cui la protagonista, in preda a un raptus di rabbia lancia il cane del compagno giù da una finestra urlando “Non ci possono essere due cagne in questa casa”).
I dialoghi non solo risultano poco credibili ma, a tratti, decisamente imbarazzanti e apparentemente più adatti ad una tele novela di basso livello piuttosto che a quello che dovrebbe essere a tutti gli effetti un film d’autore.
La scelta di inserire l’elemento trascendentale, tramite le chiamate anonime da parte di una figura “divina” e provvidenziale, è mal sviluppata e non riesce ad essere realmente utile né ai fini della narrazione, né tantomeno a dar suggestioni allo spettatore, rimanendo così nient’altro che un’intuizione sterile.
Ma l’elemento più debole della pellicola è senz’altro quello legato alla recitazione. Seppur aggravata dalla scarsa credibilità dei dialoghi, la performance dei due protagonisti è a dir poco terrificante: costantemente sopra le righe e totalmente priva di sentimento, quest’ultima risulta oltremodo fastidiosa e accostabile a un livello talmente basso da sembrare essere uscita da una fiction di Lory Del Santo.
Non risulta salvabile neppure l’apparato tecnico del film: complice probabilmente il poco budget a disposizione, la fotografia non ha alcuna personalità e risulta scandente, caratterizzata da un bianco e nero che non riesce a donare agli ambienti della pellicola la giusta atmosfera, assomigliando così più a un “filtro” piuttosto che a una reale scelta stilistica.
Anche la regia non desta alcun stupore, se non per le sue carenze. Non vi è alcun uso della profondità di campo o di scelte più indirizzate verso una qualsivoglia aspirazione artistica, bensì un uso piuttosto goffo della telecamera a mano che conferisce al film una sorta di identità amatoriale, poco degna della fama del regista coreano.
La Chiamata dal Cielo è un triste epilogo
In conclusione si può dire che La Chiamata dal Cielo sia un’opera totalmente malriuscita e piena di difetti che non concedono al film di poter essere apprezzato da alcun punto di vista.
Un lavoro compromesso sin dalle sue premesse iniziali e definitivamente naufragato con la scomparsa del regista, divenendo così un epilogo amaro di una storia ancor più triste.
Cercando di ironizzare a riguardo, sarebbe forse opportuno dire che La Chiamata dal Cielo doveva essere con tutta probabilità quella indirizzata ai produttori del film, col fine di evitare che quest’opera orfana vedesse la luce, dando così giustizia a un autore troppo importante, per poter essere accomunato a una pellicola come questa.
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