Il 25 aprile di quarantatrè anni fa moriva Mario Bava, grande regista del cinema italiano. Artigiano con la A maiuscola, geniale creatore di effetti speciali in un’epoca in cui non esistevano computer o elettronica raffinata. Lo stile di Bava – facilmente riconoscibile – il suo ingegno e la sua curiosità oggi, meritatamente, sono oggetto di grande considerazione e ammirazione.
Riscopriamo il genio di Mario Bava attraverso il suo capolavoro assoluto, nonché la sua opera prima, La maschera del demonio.
Chi era Mario Bava?
Maestro del cinema Horror, precursore del genere slasher (il maniaco omicida amante delle lame affilate), annovera un incredibile parterre di estimatori tra i suoi più noti colleghi, solo per citarne alcuni: Roman Polanski, Joe Dante, Martin Scorzese, John Landis, Tim Burton, Quentin Tarantino. Per troppo tempo rimasto in ombra, è forse proprio grazie al regista di Pulp Fiction (che cita Bava e i suoi film in più occasioni) che a partire dalla fine degli anni ’90 si registra la grande riscoperta del regista sanremese anche in Italia.
Altri registi, anch’essi di grande rilievo, ne sono artisticamente debitori (consciamente o inconsciamente) come John Carpenter, Wes Craven e Dario Argento. L’incipit di Scream, con l’assassino che chiama al telefono la sua vittima, è molto simile al primo episodio de I tre volti della paura. La sequenza da pelle d’oca nella quale l’assassino, al telefono, fa capire alla sua vittima che la sta osservando, viene riproposta in modo similare anche in Scream.
Stesso discorso per Operazione paura (di Bava) e Nightmare, uno dei più grandi successi di Craven. Nel primo film c’è una scena in cui il protagonista è immerso in una corsa nella quale ritorna sempre al punto di partenza: un loop intrigante quanto angosciante riproposto con modalità simili in Nightmare. Impossibile pensare che Craven non abbia visto o non si sia lasciato influenzare dai film di Bava.
Peraltro, pur essendo ricordato soprattutto per l’Horror, Bava si è cimentato anche con la Fantascienza (Terrore nello spazio, 1965), il Thriller (Cani arrabbiati, 1974), il giallo (Diabolik, 1968), il Western, il Peplum e finanche la commedia. Tra i suoi film più rappresentativi ricordiamo i già citati I tre volti della paura e La maschera del demonio e anche Sei donne per l’assassino (1964), Operazione paura (1966), Reazione a catena (1971). Quasi tutte queste pellicole di Mario Bava sono facilmente reperibili sulle principali piattaforme streaming (in alcuni casi, però, a pagamento).
La maschera del demonio, pietra miliare dell’horror italiano
Uno dei capolavori di Mario Bava è proprio il suo primo film, La maschera del demonio, ormai un classico dell’Horror all’italiana. Una piccola curiosità: è storia nota che il film Caltiki, il mostro immortale di Riccardo Freda (1959) sia stato diretto in gran parte da Bava (che ne aveva curato anche fotografia ed effetti speciali) per ammissione dello stesso Freda.
Il soggetto de La maschera del demonio è tratto dal racconto Vij di Nicolai Vasilevic Gogol e Bava si è occupato anche della fotografia e della sceneggiatura, oltre agli immancabili effetti speciali. Il film ha il merito, tra gli altri, di aver fatto decollare la carriera di Barbara Steele, divenuta autentica icona horror in Italia e non solo.
Una storia ben strutturata, tra Hitchcock e Scorsese
Siamo nel 1800 e due medici diretti a Mosca sono costretti a fermarsi lungo la strada a causa di un incidente alla loro carrozza. Si ritrovano nei pressi di un castello e si addentrano in una cripta dove, involontariamente, causano il risveglio di una strega sepolta duecento anni prima. Questo evento innescherà eventi drammatici e misteriosi omicidi, stante la volontà della strega di impossessarsi del corpo di una sua pronipote (interpretata dalla stessa Barbara Steele).
La storia è ben scritta e la sceneggiatura è solida: questi aspetti rendono fruibile e scorrevole tutto il film. A ciò si aggiunga la maestria di Bava che ricrea atmosfere gotiche, carrozze che sfrecciano nei boschi, castelli e cripte maledette, tutto negli studi della Titanus a Roma: non appare blasfemo il paragone con Hitchcock, che però lavorava con budget di gran lunga superiori. É proprio questa capacità di Bava di ricreare atmosfere immaginifiche a rendere i suoi film visivamente potenti.
Perfette le parole di Martin Scorsese su Bava:
Mi piacciono i film di Bava, soprattutto per la loro atmosfera onirica. Sembra cinema allo stato puro, un sogno, un’allucinazione
Anche il suono, altro elemento particolarmente curato da Bava, diventa funzionale al racconto e riverbera prepotentemente sull’aspetto visivo: il cigolio delle porte, il rumore del vento o della pioggia, quello della marchiatura a caldo della strega o quello della violentissima applicazione della cosiddetta maschera del demonio contribuiscono a sostenere l’atmosfera e la tensione.
Gli effetti speciali de La maschera del demonio
Tutto La maschera del demonio, come detto, è impreziosito da effetti speciali notevoli (in relazione all’età della pellicola) che potrebbero essere utilizzati ancora oggi in film, magari con budget limitati. La riconosciuta abilità di Bava consisteva, al di là dell’utilizzo del particolare oggetto di scena, nella fine padronanza della luce e dei movimenti di macchina. Combinando questi elementi con maestria unica si otteneva uno stupefacente risultato finale.
Mario Bava rimane uno dei grandi maestri del cinema italiano. L’Horror italiano, la cui vena non si è esaurita con Bava ma ha proseguito felicemente con Dario Argento e non solo, al momento non sembra in grado di produrre capolavori all’altezza dei predecessori ma è auspicabile che un bagaglio così nobile di tradizione venga recuperato e rielaborato.
Seguici su Instagram, TikTok, Facebook e Telegram per sapere sempre cosa guardare!
Non abbiamo grandi editori alle spalle. Gli unici nostri padroni sono i lettori. Sostieni la cultura giovane, libera e indipendente: iscriviti al FR Club!