Il primo sondaggio dell’anno termina con il trionfo per un film unico, restio alle categorizzazioni, fascinoso nella sua semplicità. La morte corre sul fiume è la traduzione infedele ma bella di The Night of the Hunter, unica fatica registica del prolifico e grande attore Charles Laughton. Come spesso avviene per i lavori migliori, fu un insuccesso commerciale, tanto che ciò impedì la produzione di un secondo film. Successivamente, recuperato, seguito, studiato e analizzato, è diventato un classico da vedere e rivedere. Ma cosa rende speciale questa pellicola?
«La morte corre sul fiume» , Trama
Virginia. Un predicatore, Harry Powell (Robert Mitchum) ladro e assassino di vedove, viene arrestato per un banale furto d’auto. In carcere conosce Ben Harper (Peter Graves), condannato a morte per un rapina di 10.000 dollari; soldi che però nasconde e di cui rivela solo ai due figli l’ubicazione. Il furfante si interessa alla vicenda e, appena scarcerato, si presenta nella piccola comunità per conoscere la vedova, Willa Harper (Shelley Winters). Sedotta e sposata, Harry lavora sui figli per scoprire dove siano tenuti i denari. Smascherato, uccide la povera donna ma non i bambini, che scappano con i soldi sulla barca, lungo il fiume Ohio. Ovviamente, Harry Powell non rinuncerà facilmente al bottino.
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Il fanatismo della morale
Harry Powell, fin dai primi istanti del film, lascia trasparire la sua grande intransigenza morale e religiosa. Particolarmente negativo nei confronti delle donne, impotente che raggiunge solamente erezioni omicide. Intransigente nelle proprie prediche, le proprie condanne sono frutto della malvagità più astuta.
Con la scritta “LOVE” tatuata sulle nocche della mano destra e “HATE” su quelle della sinistra, condanna le comunità dove passa in un unica fila di peccatori. Ma in questo puritanesimo non rimane solo. Diversi sono i proseliti che realizza lungo il proprio peregrinare, specialmente nella città dei ragazzi. Folla folle che, sempre animata da un’intransigenza senza fine, è pronta al linciaggio quando si sente tradita.
Protagonisti e avversari del magnetico Harry Powell, interpretato da un magico Robert Mitchum nella sua migliore interpretazione, sono il ragazzo John Harper e la tutrice di bambini orfani, Rachel Cooper (una Lillian Gish splendida). Il bambino, che deve diventare velocemente grande, non condanna il padre per il furto, non condanna la madre per il secondo matrimonio, non condanna gli altri bambini che sbeffeggiano il padre impiccato. Mantiene uno sguardo duro e responsabile, resistendo agli eventi avversi. Rachel Cooper poi, rappresenta la salvezza di tutti i ragazzi orfani per disinteresse o sfortuna: li alleva come figli, educandoli ai saldi principi della Bibbia ma, a differenza del predicatore, non impone leggi o un regolamento, se non quello dell’amore tra fratelli e sorelle e della salvezza dei bambini.
Tutto il bene del film
Il richiamo al cinema espressionistico tedesco, mediante l’utilizzo di ombre, chiaro scuri di forte contrasto, è evidente, grazie al lavoro del fotografo Stanley Cortez. Per veicolare e rendere potente la propria fiaba gotica, Charles Laughton utilizza qualunque mezzo tecnico cinematografico. Così come la morte, anche le riprese corrono lungo il fiume, dove si incontra un mondo innocente di animali e vegetazioni che contrastano il senso di colpa che percorre il film.
La notte diventa più o meno scura in base allo stato di salute dei ragazzi, così come il giorno diventa lunghissimo, quando è necessario scappare. La musica che percorre tutto il film è inquietante, con l’inno sacro “Leaning ” che cantato a più riprese da Harry Powell assume una connotazione sinistra.
“Sopportano e resistono“. Con questa frase pronunciata da Rachel Cooper si chiude il film, in un appello non solo rivolto ai bambini, ma a tutta l’umanità sfiancata dal male. Ma per fortuna esistono film così, che non sfiancano bensì risanano l’anima.
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