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La signora della porta accanto

La signora della porta accanto, vivere per morire d’amore

9 minuti di lettura

Sarà capitato più o meno a tutti almeno una volta di sentire questo titolo, o magari di averlo inconsciamente utilizzato nei propri discorsi, senza poi magari aver davvero visto il film. D’altronde La signora della porta accanto di Françoise Truffaut è uno di quei capolavori cinematografici che ha fatto la storia, tanto da vedere il proprio titolo assumere nel vocabolario quotidiano un suo significato tutto particolare.

Ma spesso, a causa della distrazione, della frenesia della vita e del passare del tempo, tante parole, frasi o costrutti particolari che usiamo nelle nostre interlocuzioni perdono il loro spessore concettuale, la loro consistenza semantica, e così ci dimentichiamo del vero significato di ciò che diciamo. Ecco che allora La signora della porta accanto di Truffaut necessità di essere riscoperto, perché anche se non ci abbiamo mai fatto caso, in qualche modo fa parte di noi.

La trama de La signora della porta accanto

La signora della porta accanto

Il protagonista de La signora della porta accanto, Bernard (Gérard Depardieu) vive in una villa a Grenoble, assieme alla moglie e i figli, e conduce una vita assolutamente normale e ordinaria. Nulla turba la quiete della vita dell’uomo e della sua famiglia e tutto appare ruotare armoniosamente in un equilibrio perfetto.

Ma improvvisamente tutto cambia.

La villa accanto a quella di Bernard, dopo essere stata per lungo tempo disabitata, viene acquistata da una coppia misteriosa. Bernard e la moglie sono impazienti di scoprire chi saranno i loro nuovi vicini. Ma per Bernard non sarà una bella scoperta, poiché si ritroverà davanti ad un suo vecchio e tormentato amore.

Mathilde Bauchard (Fanny Ardant), la donna della porta accanto, era stata diversi anni prima l’amante di Bernard. Il loro forte amore era immerso in una bufera continua, fatta di lotte, litigi e fughe, i cui pezzi poi convergevano nuovamente entro i confini di una breve tregua, e attendevano soltanto il ritorno della tempesta. Ma la complicità, che pure tra le raffiche di dolore, rimaneva inerme, inscalfibile, tradiva la presenza di un amore che andava al di là della tormentata quotidianità, al di là delle muraglie della realtà. Eppure, ad un certo punto, andando contro il volere del cuore, i due decisero di separarsi, dicendosi addio, volendosi perdere, ma senza mai poi davvero dimenticarsi un istante. Si dissero addio ma invano, poiché il fato nel suo enigmatico e misterioso equilibrio li avrebbe riportati lì, uno davanti all’altro, a scontare le pene di un amore dannato e terribile, che solo la morte avrebbe sopito.

E così Bernard e Mathilde si trovano uno di fronte all’altro, provando a resistersi. E se in un primo momento Bernard ci riesce, nascondendosi in ogni modo dalla donna, questa non ce la fa e lo segue, finché i due non si ritrovano completamente. Nulla è cambiato rispetto a prima, la passione ancora arde. Il passo verso una relazione extraconiugale, adultera, fatta di baci rubati e incontri fugaci d’amore, ormai è pressoché inevitabile.

Segreti impossibili e finali eclatanti

Una discussione riaccende anche l’altra faccia della passione, quella del dolore, della tempesta. Dopo poco infatti questa si palesa in occasione di una festa precedente al viaggio di nozze della donna col marito, dove ella decide di smettere di concedersi all’amante, per cercare di riprendere davvero in mano la propria vita, e non lasciarla tormentare dall’infausto sentimento.

Ma questo fa scoppiare la rabbia di Bernard che compie una scenata di fronte a tutti, strattonando l’amante, senza nemmeno curarsi del fatto che la moglie fosse lì a guardarlo.

Così il segreto viene svelato a tutti, e si è costretti finalmente a porvi rimedio, porre un vero argine al terribile sentimento. Ma l’eclatante finale, che li vedrà morire atrocemente uno di fianco all’altro, ci fa intendere davvero la portata di un sentimento così dolce e dannato, rendendo il film uno dei più lucidi trattati sull’amore di ogni tempo.

Simboli e forme

La signora della porta accanto

Truffaut ha sempre amato identificare simbolicamente col numero 3, numero dispari, l’amore. Lo fa infatti in Jules e Jim, in La calda amante, e anche ne Le due inglesi. Il triangolo amoroso fatto da una trama basata sulla convergenza o il parallelo di tre personaggi, finisce sempre poi a convergere in un punto risolutivo.

Ne La signora della porta accanto il triangolo è tra il narratore esterno, Madame Odile, la donna che introduce, incornicia la storia e vi penetra come personaggio, e i due amanti. Madame Odile che racconta la storia di Bernard e Mathilde d’altra parte vi fa confluire anche la propria, ponendola quasi in rapporto speculare con quella generale. Poiché il rapporto amore/morte è stato motivo anche di una sua storia d’amore passata, che rimanendo inappagata l’ha portata alla tragedia personale e alla disperazione. Infatti aveva precedentemente tentato il suicidio, gettandosi dalla finestra, senza però morire, perdendo l’uso di una gamba.

Allora la vicenda dell’anziana Madame Odile si pone come una sorta di giustificativo all’amore dannato e irrazionale che porta alla morte, l’amore del ”ni avec toi, ni sans toi’‘, e incornicia simbolicamente in modo perfetto la tragedia di Truffaut.

Inoltre, l’uomo che l’aveva rifiutata si ripresenta dopo anni a casa sua, ma l’anziana, da una parte per non far vedere la sua condizione di storpia, e dall’altra per non ritornare a riaprire ferite personali evidentemente mai chiuse, scappa a Parigi.

In questo senso, se da una parte abbiamo la morte per amore di Bernard e Mathilde, dall’altra abbiamo la sua giustifica. Insomma, fuor di metafora, l’amore essendo un sentimento irrazionale e totalizzante può purtroppo giustificare ogni tipo di finale, anche quello tragico della morte.

Sorrentino e la celebrazione de La signora della porta accanto

La signora della porta accanto

Il grande regista italiano Paolo Sorrentino è un grande cultore del cinema di Truffaut e pertanto ha deciso di fare un omaggio a La signora della porta accanto in quello che si potrebbe definire il suo capolavoro, La Grande Bellezza.

In una delle scene finali, Jep Gambardella incontra Fanny Ardant, l’attrice che interpretava Mathilde, di notte su una scalinata di Roma.

Trovatosi di fronte alla donna e riconosciutala, Gambardella la ferma e le dice:

“Posso dirle una cosa un po’ sfacciata? Quando la vidi in ”la donna della porta accanto” mi innamorai immediatamente di lei”

E la risposta della Ardant è forse l’interpretazione che Sorrentino dà all’opera di Truffaut e di cui allo stesso si riappropria per costruire la sua grande bellezza.

“Posso dirle anche io una cosa sfacciata? Avrei tanto voluto essere la signora della porta accanto. Per morire d’amore.”

Questa scena meravigliosa la si può visionare soltanto nella versione integrale del film, poiché fa parte di quella serie di scene tagliate, che il regista ha voluto appositamente togliere, per lasciare la grande bellezza soltanto a chi la può comprendere.


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Classe 1999. Studente di Lettere all'Università degli studi di Milano. Amo la letteratura, il cinema e la scrittura, che mi dà la possibilità di esprimere i silenzi, i sentimenti. Insomma, quel profondo a cui la parola orale non può arrivare.

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