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La Storia della Principessa Splendente

La Storia della Principessa Splendente, un decennio di sogno e bellezza

Compie dieci anni il film d'animazione firmato Isao Takahata

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6 minuti di lettura

È ispirato alla fiaba popolare Taketori monogatari (tradotto, Il racconto di un tagliabambú) il grande classico dell’animazione giapponese di cui oggi si celebra il decimo anniversario. Si tratta de La Storia della Principessa Splendente, l’ultima opera diretta da Isao Takahata (storico collaboratore di Hayao Miyazaki e co-fondatore dello Studio Ghibli) candidata al premio Oscar come miglior film d’animazione nel 2015. Un’opera decisamente sottovalutata dal pubblico ma meritatamente applaudita dalla critica, che si pregia della sua diversitá a livello visivo e sa toccare l’animo di chi la guarda, a dieci anni dalla sua distribuzione ancora di piú.

La prodigiosa Gemma di Bambú

La Storia della Principessa Splendente 1

In un giorno come tanti trascorso in giro per la foresta, un anziano tagliatore di bambú viene attratto da qualcosa di insolito: un intenso bagliore di luce proveniente da un fusto, che rivela da lí a poco un essere misterioso simile a una principessa in miniatura, tanto piccola da calzare perfettamente nelle sue mani.

Dopo essere stata portata a casa dell’anziano e di sua moglie, la creatura si tramuta in una comune neonata per poi iniziare a crescere a ritmi vertiginosi; e diventa chiaro fin da subito ai due coniugi di non avere adottato una bambina come le altre. Ai loro occhi Principessa (così battezzata) é un dono del cielo, destinata quindi a condurre una vita di tutt’altro calibro rispetto alla loro e degli altri comuni mortali.

Un’animazione in bilico tra sogno e realtá

La Storia della Principessa Splendente 3

Il tratto piú rappresentativo del film é certamente l’animazione di per sé, ben lontana dai lungometraggi piú celebri di Takahata (Pom Poko, Pioggia di ricordi, Una tomba per le lucciole), e frutto dell’abile mano di Osamu Tanabe e Kazuo Oga. Un tratto di penna per personaggi e fondali che molti giudicherebbero trroppo scarno, piú simile alla bozza che anticipa il capolavoro: La Storia della Principessa Splendente ricorda infatti un’opera pittorica, pur essendo anni luce lontana dal concetto di essenzialitá come approssimazione.

Il disegno é in parte accennato, composto da sfumature piú che da segni decisi, e ció aiuta a delineare una dimensione onirica in cui lo spettatore si possa immergere completamente: una realtá pullulante di colori tenui e ombreggiature, che ciononostante si carica (proprio insieme ai colori) ogni qual volta l’emozione aumenta di intensitá.

Come pochi altri film d’animazione, recenti e non, La Storia della Principessa Splendente non corre alla ricerca di un iperrealismo visivo e fine a se stesso né si sforza di imitare altri capolavori. Invece, la pellicola costruisce un’identitá forte propendendo per una grafica insolita, e a dieci anni dalla sua distribuzione nelle sale si conferma un esempio di animazione che fa scuola, sognando con delicatezza e imponendo ai sogni carattere. In questi sogni buio e luce si alternano spesso, e i colori come le emozioni umane a volte sbiadiscono, altre si saturano e acquistano brillantezza. Il risultato, per citare il tagliatore di bambú, é somma beltá, piú incantevole di una fiaba e di ogni tipo di CGI.

La Storia della Principessa Splendente, un classico del genere che incanta da dieci anni

La Storia della Principessa Splendente 2

La Storia della Principessa Splendente sa trasformare un trattato filosofico in un racconto, traducendone i contenuti piú articolati in concetti semplici e accantonando la pretenziositá stilistica spesso associata a contenuti di stampo tradizionale. Infatti, nonostante la verbositá di alcuni passaggi, il suo modo di esprimersi é sempre diretto e i ragionamenti complessi bilanciati da sobrietá; da ció deriva una storia che si presta ad essere compresa su piú livelli, a seconda della maturitá e della predisposizione di ognuno.

Il racconto di Isao Takahaka loda la vita in quanto unione imprescindibile di gioie e dolori, la cui dualitá si riflette nei colori della pellicola: colori tutti da ammirare per emozioni tutte da vivere, decisamente meglio quando si é adulti per poter cogliere qualche sfumatura in piú.

Oltre che incitare all’accettazione di una realtá dolce-amara, La Storia della Principessa Splendente va alla ricerca e alla scoperta delle piccole meraviglie, investigando la differenza tra punizione e ricompensa ma senza giungere ad una vera e propria conclusione, se non che la vita deve essere accolta cosí com’é: una serie di picchi di felicitá e sconforto, i primi da saper afferrare quando possibile, i secondi da saper sopportare se necessario. Questo perché l’unica alternativa é il non vivere, talvolta peggiore di ogni sofferenza terrena.


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Classe 1996, dottoranda in Ingegneria Industriale all’Università di Napoli Federico II, il cinema è la mia grande passione da quando ho memoria. Nerd dichiarata, accanita lettrice di classici, sogno di mettere anche la mia formazione scientifica al servizio della Settima Arte. Film preferito? Il Signore degli Anelli.

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