La svolta, disponibile su Netflix a partire dal 20 aprile, è il primo lungometraggio di Riccardo Antonaroli, ottima partenza per il regista classe ‘87. Presentato fuori corso al 39° film festival di Torino, La svolta è prodotto da Rodeo Drive e Life Cinema con Rai Cinema ma distribuito da Netfilx. La sceneggiatura di Roberto Cimpanelli e Gabriele Scarfone, a detta dello stesso regista, è stata rispettata molto fedelmente.
Nel cast Brando Pacitto (Succede, L’estate addosso, Piuma e la serie TV Baby) nel ruolo di Ludovico, uno studente svogliato e demotivato con un grande talento da fumettista, e Andrea Lattanzi (Buon viaggio ragazzi, Palazzo di giustizia, Letto n. 6, Manuel, e la serie TVSummertime) nel ruolo di Jack, il classico cattivo “buono”. Completano il cast Ludovica Martino, Max Malatesta, Marcello Fonte (Dogman), Federico Tocci, Tullio Sorrentino.
La trama de La Svolta
A Roma, Jack rapina un locale di un boss della Garbatella (detto Caino) e fugge via sulla sua moto. Inseguito da uno degli uomini di Caino, cade e fugge a piedi nascondendosi dietro dei cassonetti dell’immondizia. Qui nota Ludovico e, minacciandolo con la pistola, si fa portare a casa sua. Nel frattempo chi lo inseguiva trova per strada un fascio di banconote e capisce che Jack si nasconde nelle vicinanze; da quel momento tutto l’isolato sarà presidiato dai “ragazzi” del boss in attesa di un passo falso di Jack.
La svolta è un buddy movie che racconta la storia di due vite che si incontrano, quelle di Ludovico e Jack e della loro personale parabola, che si risolve tutta nei pochi giorni narrati dal film e all’interno dell’appartamento di Ludovico. I due sono molto diversi, ma, come pian piano si intuisce, diventeranno amici.
Ludovico è introverso, timido, insicuro, apparentemente pigro e fannullone, rintanato nella sua casa/rifugio. Soffre di attacchi di panico, forse è depresso ed è infatuato della vicina di casa, ovviamente ignara della circostanza. Tra le altre cose, non riesce a mostrare al padre i suoi fumetti, per paura del suo giudizio; indossa costantemente un berretto di lana: la concreta rappresentazione di uno iato tra sé e il resto del mondo.
Jack invece è un duro, o almeno così appare, sicuro di sé, proviene da una famiglia “normale”, ma dopo aver perso i genitori, lui e il fratello si smarriscono e iniziano a delinquere.
I due, come detto, diventeranno amici sognando una vita diversa.
Luogo principale del film è l’appartamento di Ludovico che sembra lo specchio del suo inquilino, un po’ trasandato, un po’ sgarrupato, con una mensola rotta e una lampada a neon che non funziona.
Nella narrazione ritroviamo anche una micro-storia, parallela alla principale, che si interseca con quest’ultima alla fine de La Svolta. È la storia di Spartaco, anche lui “dipendente” di Caino, anche lui incaricato di trovare Jack e anche lui cattivo “buono”. Spartaco odia Caino e, paradossalmente, ad un certo punto, lo spettatore parteggia anche per lui oltre che per i due protagonisti che da lui si nascondono.
Tante citazioni, Il sorpasso su tutte
All’interno dell’appartamento di Ludovico una lunga serie di oggetti vintage e alcuni poster di film tra cui il Il sorpasso. Ludovico e Jack, in effetti, ricordano neanche tanto vagamente, la caratterizzazione dei due indimenticabili protagonisti del capolavoro di Dino Risi e del cinema italiano.
Piccola curiosità: Ludovico possiede tutti questi oggetti particolari perché aveva un negozio di oggetti vintage, aspetto presente nella sceneggiatura, ma non all’interno de La Svolta.
La Svolta è una storia ben raccontata dalla regia
Buona la regia che racconta in modo adeguato la storia. Azzeccatissima, a tal proposito, le sequenze della luce al neon ad intermittenza, calda e fredda, sul volto in primo piano dei protagonisti.
I due si stanno fumando una canna e si lasciano andare a confidenze, si conoscono; siamo a un punto centrale del racconto: il cambiamento dei protagonisti. La luce a intermittenza del neon ci racconta proprio questo cambiamento, un prima e un dopo, un bianco e un nero, quello che erano o sembravano e quello che sono.
Gli attori si dimostrano all’altezza, Andrea Lattanzi ricorda, con il suo volto tagliente incorniciato nel taglio di capelli rasato, un giovane Vincent Cassel ne L’Odio: dalle Banlieau di Parigi alla Garbatella di Roma il viaggio è coerente, anche se i due film non hanno molto a che fare l’uno con l’altro. Buona anche la fotografia; da ricordare anche il brano composto dal trapper Carl Brave appositamente per il film.
In definitiva un film ben fatto, equilibrato nella struttura e nella narrazione, con una buona caratterizzazione dei personaggi, che ci sentiamo sicuramente di consigliare.
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