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La Vita Bugiarda Degli Adulti, quando Netflix schiaccia un romanzo sullo schermo

6 minuti di lettura

Il 4 gennaio apre le danze di Netflix Italia la nuova serie tratta dall’omonimo libro di Elena Ferrante, La Vita Bugiarda Degli Adulti. È un racconto di formazione, un coming of age che riguarda non solo la crescita della protagonista, ma anche l’evoluzione di tutti i familiari implicati nelle vicende. La Ferrante torna sugli schermi cavalcando l’onda di successo del riuscitissimo adattamento de L’Amica Geniale, del quale abbiamo già visto 3 stagioni.

Le attrici: nuove reclute e talenti affermati

Questa volta le protagoniste vengono da un romanzo più intellettuale del precedente, ma sono sempre donne vere nei loro pregi, difetti e individualità. Valeria Golino nei panni di Zia Vittoria è veramente bravissima, un carisma da vendere e grande padronanza del dialetto napoletano. Per Giordana Marengo, invece, che interpreta la protagonista Giannina, questa è stata la prima apparizione cinematografica: la neo-attrice non aveva mai valutato questa carriera prima e si è trovata ad apprendere il mestiere letteralmente strada facendo.

La Vita Bugiarda degli Adulti NPC Magazine

Assegnare il ruolo di protagonista a chi non ha esperienza è una scelta particolare, una giocata d’azzardo soprattutto in Italia, dove soldi e tempo mettono la produzione alle strette. In questo caso, forse, ha giocato a favore il suo aspetto, la sua particolare bellezza un po’ ribelle e un po’ genderfluid: siamo comunque molto curiosi, dato il risultato, di scoprire cosa ha in serbo per noi la Marengo dopo aver maturato il suo percorso recitativo.

La Vita Bugiarda degli Adulti: due facce della stessa medaglia

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I contrasti costituiscono l’impianto narrativo de La Vita Bugiarda degli Adulti, a partire da quello centrale tra verità e bugia, che è tuttavia giustamente sfumato e ambivalente e conferisce alla vicenda e ai personaggi duplici connotazioni senza obbligarci a prendere le parti di qualcuno.

Il personaggio di Giannina è catalizzatore dei conflitti e rivela, nel corso della storia, le varie dinamiche relazionali. Odiare qualcun altro, che poi ci si accorge essere molto simile a noi, è alla fine un modo per nascondere l’odio verso se stessi. Ogni personaggio, infatti, pare avere un suo opposto, che però si rivela essere parallelo: Giannina e Vittoria, Vittoria e il fratello, Margherita e la figlia e così via. Personaggi chiaroscurati, che tuttavia rimangono nella gamma del colore grigio. Se quindi il tema centrale costruito con contorni labili è più che azzeccato, in quanto permette di indagare la vicenda da vari punti di vista, tutti gli altri contrasti indefiniti rendono la narrazione un po’ superficiale.

L’imposizione del marchio Netflix

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La Napoli à la Netflìx che fa da sfondo alle vicende ha colori saturi e sfumature vintage che regalano un incantevole effetto polaroid il quale, tuttavia, va a edulcorare una delle opposizioni della storia, ovvero quella tra la città ricca, rappresentata dal Vomero e Posillipo, e la periferia.

Così come questo, anche gli altri scontri vengono livellati, quelli fra diverse idee politiche e religiose, nord e sud, adolescenza ed età adulta, immagine che si ha di sé e quella che percepiscono gli altri, la ribellione e il proprio nido, restare e fuggire, o anche semplicemente rabbia e tristezza. Netflix mette sicuramente il suo zampino anche nella romanticizzazione di un periodo storico in realtà caratterizzato da manifestazioni e rivolte, riducendolo a una serie di dialoghi intellettuali proferiti solo da chi occupa un piano alto nella società (a parte la povera Giuliana che almeno ci prova).

La grande N, inoltre, inserisce forzatamente anche il suo fondamentale pilastro dell’inclusion, facendo comparire qua e là sullo sfondo personaggi neri e transessuali, senza dargli un reale ruolo nella storia. Rimaniamo quindi sempre nel limbo tra due poli, nel quale purtroppo non c’è spazio per le emozioni forti, niente passioni, oscuri segreti, plot twist inaspettati.

La Vita Bugiarda degli Adulti si appiattisce sullo schermo

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Tanti temi e spunti interessanti vengono toccati, ma nessuno viene veramente approfondito, lasciando tutto sospeso nell’aria, vagamente accennato. Ma questo non è un problema della penna della Ferrante, quanto invece della difficoltà dell’adattare un romanzo, che descrive con le parole, come prodotto cinematografico, che mostra con le immagini. Tuttavia, la scrittrice ci ha regalato, attraverso le frasi iconiche di Zia Vittoria, dei motti di vita che ci comunicano la sua grande impronta letteraria, appiattita dal risultato sullo schermo.

Di forte impatto, invece, la colonna sonora, che unisce suoni elettronici e note dissonanti con ritmi e melodie folcloristici e canzoni classiche napoletane, così come le parti in dialettoper fortuna Netflix ha aggiunto l’opzione dei sottotitoli – che rendono il tutto più realistico e suggestivo.


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Scheda personaggio, stagione 1 - in corso: classe 1998, ha studiato cinema e storytelling, al momento è in costante tensione tra il voler fare la donna in carriera e scappare in Costa Rica.
Punti di forza: competenze di produzione e sceneggiatura.
Fatal flaw: guarda Too Hot To Handle.

3 Comments

  1. Ho visto i primi due episodi. Trovo il racconto molto vero. L’interpretazione molto molto buona. Aperto e facilmente decifrabile il personaggio di Vittoria perché si svela subito. Il personaggio recitato da Alessandro Preziosi è ambiguo in questa prima parte ma questa ambiguità è resa in modo sinora eccellente. È una storia in fieri che va guardata con molta attenzione. Mi piace molto.

  2. Curioso il giudizio sulla Golino che rivela una grande padronanza della lingua napoletana. Ovvio: è napoletana, anche se ha girato il mondo. Come tanti napoletani…

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