Natale è il giorno di regali, pranzi, inviti, calore. Ogni famiglia prepara la propria casa al meglio, l’addobba secondo il proprio gusto, miscela tradizione e novità. Il clima che si respira per le strade e tra la gente è sereno, limpido, gioioso. La Vigilia è la dilatazione dell’attesa del fatidico giorno. Che pensare dunque se un padre si ritrovasse la sera della Vigilia su un ponte, guardando l’acqua scura, con il desiderio di togliersi la vita? Frank Capra ha cercato di tratteggiare la situazione in un film che, col passare degli anni, è diventato un classico imprescindibile: La vita è meravigliosa. Siamo nel 1946, la Guerra è finita e, insomma, la vita può veramente essere meravigliosa.
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«La vita è meravigliosa», trama
Il film inizia con le preghiere rivolte al Cielo per salvare George Bailey (James Stewart), che si trova sul fatale punto di suicidarsi. La sua società di prestiti e mutui presenta un ammanco di 8.000 dollari, a causa della negligenza dello zio Billy (Thomas Mitchell). Dall’alto dei Cieli, viene scelto l’angelo custode Clarence (Henry Travers) per la sua salvezza, ma non prima di aver raccontato, mediante un lungo flashback, la biografia di George nella piccola città di Bedford Falls: l’impatto immediato con la morte, le angherie subite dal padre, i furori giovanili, il desiderio di andar via ma la necessità di restare, il primo e grande e unico amore, e poi la famiglia, i figli e le continue battaglie per mantenere viva la propria società. Si torna sul ponte: l’angelo avrà un bel da fare per salvare l’animo del protagonista.
Finzione e Sogno americano
L’espediente che addotta l’angelo per risollevare l’animo di George è estremamente semplice ma esemplare: crea una realtà contro fattuale dove lui non è mai nato. Così la realtà del piccolo paesino si trasforma in un incubo: le case tutte di proprietà del perfido banchiere e nemesi Henry F. Potter (Lionel Barrymore); la città stessa prende il suo nome, Pottersville; il fratello morto annegato in giovane età (mentre in realtà George l’ha salvato), zio Billy internato in un ospedale psichiatrico, la moglie Mary (Donna Reed) è rimasta zitella e i loro quattro figli non sono mai nati; in tutta la città si respira il malsano odore del vizio.
Il Sogno americano, fatto di città funzionanti, benessere diffuso, celebrazioni e festività vissute con grande partecipazione, è basato su fondamenta ben poco economiche, molto sentimentali: solo le azioni di uomini di buona volontà possono creare comunità virtuose, dove non alberghi il vizio e la malvagità e la sofferenza.
«La vita è meravigliosa», viaggio al termine della notte
La realtà parallela creata dall’angelo è la rappresentazione dell’inferno dantesco: ognuno deve passare questo pantano per capire quale barlume di luce possa rimanere nella notte buia. George sta per lanciarsi dal ponte perché le battaglie che ha vissuto e combattuto gli paiono infruttuose. Con la propria società di prestiti ha dato una casa a poveri disgraziati, non ha mai imposto tassi alti, ha permesso tempi di restituzione ad hoc. Esattamente il contrario del signor Potter, che vorrebbe dominare la città, fare il bello e cattivo tempo, non riuscendoci grazie all’ostinata resistenza del protagonista.
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Quando l’ammanco di soldi sembra rendere vano l’intero percorso, deve passare attraverso l’infernale Pottersville per ritrovare il senso della propria guerra: le sue azioni sono legate in maniera inscindibile al destino della città; il coraggio e la bontà sono la saldatura che permette di aiutare chi è in difficoltà. Così sarà anche per lui, nel magico finale del film.
Una favola moderna, per non dimenticare i doni che ognuno ha ricevuto, gli affetti e l’onestà che legano la social catena umana. Un film d’autore da vedere e rivedere ogni Natale.
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