La consueta cerimonia cinematografica è alle porte e, come dal lontano 2002, sarà nuovamente ospitata nel celebre Dolby Theatre di Los Angeles. Un teatro costruito ad hoc per concerti e spettacoli musicali. Un luogo quindi ben propenso alla ricostruzione musicale delle migliori colonne sonore che da sempre accompagnano il cinema e la nuova edizione degli Academy Awards.
Quest’anno si parte con una nuova recluta, proveniente dal mondo televisivo, cioè la violoncellista Hildur Guðnadóttir. Hildur è conosciuta per avere composto la colonna sonora dell’apprezzata serie TV Chernobyl. Questa potrebbe essere la volta decisiva per un’autrice in erba come lei grazie alla colonna sonora del Joker di Todd Philipps. Uno score altamente evocativo, caratterizzato da strumenti ad arco che sembrano concettualmente provenire da un suono dark ma contemporaneamente sinuoso. Questa potrebbe essere l’occasione per ribaltare gli schemi classici della premiazioni ed intreprendere una nuova strada proiettata verso l’innovazione.
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Al seguito dell’unica donna in gara, c’è il benvoluto e pluricandidato Alexandre Desplat, che ha già coronato la sua carriera con un paio di statuette grazie a Grand Budapest Hotel e il più recente La forma dell’acqua. Questo è anche l’anno di Piccole Donne, film già candidato a ben sei statuette. È poi la volta di Thomas Newman, che anche lui ha fatto incetta di premi nel corso della sua carriera, senza mai vincerne uno. Newman torna a collaborare, dopo Spectre, con Sam Mandes, proponendo il sottofondo sonoro e drammatico della Prima Guerra Mondiale in 1917.
Una linea di sangue collega il citato Thomas al cugino Randy Newman. Randy, musicista e cantautore di grande spessore, visionario e provocatorio, si lascia trasportare dall’ultimo film di Noah Baumbach, Storia di un matrimonio. La musica di Newman si presenta immediatamente decisa a sottolineare la leggerezza che avvolge il dramma amoroso del regista statunitense. Dulcis in fundo, il maestro John Williams che, come se non ci fosse un domani, ha colezionato ben 52 candidature all’ambito premio in in quasi 60 anni di carriera, vincendone ben 5.
Con Star Wars: L’ascesa di Skywalker, Williams sembra riarrangiare se stesso, suggerendo nuovamente quelle note spaziali che tanto l’hanno reso famoso, risultando sempre di grande impatto ma di poco rilievo rispetto agli altri candidati.
Storia del premio per le colonne sonore
La Storia degli Academy Awards è una Storia complessa. A tale complessità non si sottraggono la categoria che questo articolo vuole, alquanto sinteticamente, esplorare: Best Original Score. Il premio viene istituito nel 1934: trascorrono cinque anni, dunque, dai primi premi Oscar, proclamati durante una cena privata organizzata da Douglas Fairbanks, al concepimento di un riconoscimento volto alla dimensione sonora, extra-verbale del cinema.
Ricordandoci che un’istituzione come quella dei Grammy Awards, punto di riferimento per l’industria musicale statunitense, fu fondata nel 1959, venticinque anni dopo la creazione dei premi Oscar “musicali”, inizieremo a compendere quanto la Storia dei rapporti fra musica e Academy Awards sia importante per la comprensione tanto dell’universo cinematografico quanto di quello musicale. Proviamo, allora, a ripercorrere le tappe storiche fondamentali degli Academy Awards “musicali.”
Quando le colonne sonore erano messa in musica
Sarà sufficiente scorrere la lista di nomi che, dal 1934 a oggi, sono stati usati per identificare la categoria conosciuta come Best Original Score, per rendersi conto che il terreno entro il quale si giocano i rapporti fra musica e cinema è stato ed è un terreno di contestazione.
Quando, nel 1934, l’Academy of Motion Pictures Arts and Sciences istituisce il premio in questione, il riconoscimento rivolto alla componente musicale della colonna sonora di un film viene denominato Best Scoring. Tale formulazione, forse traducibile in Italiano come “miglior messa in musica”, rifletteva tanto una specifica prassi quanto una specifica concettualizzazione del lavoro musicale a Hollywood. Come ci ricorda Mervyn Cooke nella suo volume dedicato alla History of Film Music, il premio Best Scoring «fu assegnato, fino al 1938, en masse allo specifico reparto dello studio di produzione, piuttosto che ai singoli compositori, distinguendo unicamente il nome del direttore musicale; l’appartenenza del riconoscimento alla categoria “tecnica” dei premi rifletteva quello che era il modo di vedere dell’industria: la composizione musicale come un prodotto di artigianato funzionale, secondario rispetto ad altri parametri della produzione cinematografica». A quest’epoca, il premio viene assegnato, in maniera indistinta, tanto a colonne sonore costituite da composizioni “originali” quanto ad accompagnamenti musicali comprendenti adattamenti di composizioni preesistenti.
Le cose cambiano nel 1938, quando la categoria Best Scoring vede vincitore Charles Previn per la colonna sonora di One Hundred Men and a Girl (Henry Koster, USA, 1937). Il film – la storia di un’orchestra di musicisti disoccupati, con Leopold Stokowski, uno fra i più importanti direttori d’orchestra del secolo scorso, nel suo primo ruolo di attore – è accompagnato da una colonna sonora unicamente composta da adattamenti di composizioni pre-esistenti: la vittoria di Previn, il cui ruolo era stato quello di supervisore delle scelte circa quali composizioni preesistenti utilizzare nel film, scatena veementi proteste. In risposta a queste ultime, l’AMPAS aggiunge una terza categoria di premi “musicali”, denominata Best Original Score, così da distinguere un riconoscimento al lavoro di composizione originale di musica per film da quello di selezione e adattamento di musica preesistente.
La nuova distinzione introdotta dall’Academy non dura a lungo: nel 1942, le categorie Best Original Score e Best Scoring vengono rinominate in Best Music Score of a Dramatic Picture e Best Scoring of a Musical Picture. Tale modifica potrebbe apparire come insignificante, ma introduce in realtà un secondo cruccio dell’industria musicale hollywoodiana: oltre alla distinzione fra composizione originale e composizione preesistente, inizia a insinuarsi il sospetto che musiche diverse possano avere funzioni diverse in diversi generi di film. Lungo questa linea di pensiero, a esempio, ancora nel 1996 si decise di distinguere fra Best Original Dramatic Score e Best Original Musical or Comedy Score, come a indicare che, nello stesso campo delle composizioni originali, un conto è scrivere musica che interagisca con le scene un film drammatico, un altro ideare la componente musicale di una commedia o di un film che preveda l’esecuzione musicale come parte della sua stessa diegesi.
Ripercorrere tutte le tappe che, dal 1934, hanno portato alla situazione attuale, esula dagli spazi e dagli scopi di questo articolo. Per acquisire una consapevolezza ancora maggiore circa l’instabilità caratterizzante le categorie “musicali” degli Academy Awards, basti pensare che una delle ultime modifiche risale “appena” al 2000, quando l’appena succitata distinzione introdotta nel 1996 viene abolita e la categoria Academy Award for Best Original Musical viene (re-)introdotta: nonostante la sua esistenza, il premio, dal 2000 a oggi, non è mai stato assegnato, per mancanza di candidature all’“altezza”. Ciò che, in questa sede, ci interessa osservare sono le possibilità che gli Academy Awards, con la loro Storia che rischia di essere ridotta a una lista di anni e nomi, offre a chiunque voglia meglio comprendere le dinamiche socio-culturali che intrecciano musica, cinema e l’industria dell’intrattenimento statunitense.
Articolo di Edoardo Rimoldi e Andrea Centonza
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