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L’Incredibile storia dell’Isola delle Rose, il film con Elio Germano

11 minuti di lettura

Scritta e diretta da Sydney Sibilia, famoso per la trilogia di Smetto quando voglio, L’incredibile storia dell’Isola delle Rose, dal 9 dicembre su Netflix, vede la presenza di un cast davvero eccezionale. Uno straordinario Elio Germano, nei panni del protagonista bolognese, Matilda De Angelis, Leonardo Lidi, Luca Zingaretti, François Cluzet, Tom Wlaschiha e tanti altri.

L’incredibile storia dell’Isola delle Rose, sebbene una parte della critica l’abbia accolto con pareri contrastanti, accusando il film di affrontare una vicenda realmente accaduta con una leggerezza pop-vintage, ha tuttavia il merito di aver recuperato una storia su cui vale la pena riflettere. Un episodio più unico che singolare, il quale affonda le sue radici nella concretezza di idee utopiche e libertarie, contestualizzate in un periodo storico molto particolare.

L’Incredibile storia dell’Isola delle Rose: tra sogno, utopia e realtà

L'incredibile storia dell'Isola delle Rose

Gli anni Sessanta del secolo XX sono ricordati prevalentemente per un momento: il ’68. Le ultime due cifre, come si sa, hanno rappresentato un periodo di grandi cambiamenti che hanno visto protagonisti i giovani e le loro battaglie ideologiche. Il fine secolo, infatti, ha potuto tastare la graduale affermazione dell’identità giovanile, cominciata già qualche anno prima negli Stati Uniti con il fenomeno hippie e sviluppata in Europa attraverso forme alquanto adiacenti.

I giovani, imbevuti di cultura, chiedevano una maggior libertà dalle costrizioni convenzionali, specie borghesi; un loro tacito consenso alla rispettiva forma mentis autoreferenziale, mediante una libera e personale scelta del proprio futuro, della propria vita e della propria conformità.

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E se tali fenomeni nacquero dapprima sotto il vessillo della contestazione, in seguito quella voce non udita dalle istituzioni trovò una via attraverso gli atti di violenza e gli scontri armati che videro contrapposti da un lato i giovani (quasi tutti studenti) e dall’altro lato le forze dell’ordine, viste come i burattini di un potere che preferiva tenersi nascosto. Basti ricordare, a titolo d’esempio, la Primavera di Praga, il Maggio Francese e il ’68 in Italia.

In questo contesto storico si colloca la storia narrata ne L’incredibile storia dell’Isola delle Rose. Giorgio Rosa (Elio Germano), un ingegnere da poco laureatosi, è il classico prototipo del genio-ribelle. Rappresenta l’anticonvenzionale dell’anticonvenzionalità, incapace di sottostare alle leggi che governano il mondo, tanto da volerne mutare le sorti. Crea invenzioni pazzesche con le quali rischia di mettere in pericolo se stesso e gli altri.

L'incredibile storia dell'Isola delle Rose

Questo suo estro è ostacolo e malvisto sia dalla ex fidanzata Gabriella (Matilda De Angelis), la quale tenta invano di riportarlo con i piedi per terra dal personale iperuranio, sia dai genitori, specie dal padre, che cercano di convincerlo a vivere una vita normale, lontano dalle sue assurdità mentali. Ma Giorgio, consapevole che il mondo intero non potrà mai accogliere le sue brillanti idee, decide di crearsi un mondo tutto suo, precisamente a 500 metri dalla riviera romagnola.

Da piattaforma-discoteca a Stato indipendente

L'incredibile storia dell'Isola delle Rose

Quella che passerà alla storia con il nome di Isola delle Rose fu una piattaforma di 400 metri quadrati costruita in mezzo al Mar Adriatico. Un’opera architettonica alquanto unica nel suo genere che, tuttavia, incarnò l’ideale di un giovane ingegnere. Perché nell’intento originale di Rosa vi fu quello di dare vita a un’utopia entro cui chiunque poteva accedere e vivere senza particolari costrizioni.

L’incredibile storia dell’Isola delle Rose cerca di raccontare questa graduale impresa, che parte dall’assurdo per arrivare alla concretezza. E quest’ultima diventa possibile solo nel primo maggio del 1968, quando la piattaforma dichiara la propria indipendenza, con tanto di moneta, istituzione e sistema postale. Più avanti il governo dell’isola riuscirà a stampare persino i passaporti e i documenti d’identità.

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Non mancano, purtroppo, le varie difficoltà. L’intento di Rosa era quello di costruire un mondo proprio e l’ingenuità dello stesso l’ha portato a vedere, sotto i suoi occhi, la trasformazione in discoteca della sua piattaforma. Chiunque, dall’Italia e dal mondo, accorreva per potersi solo divertire. Ma grazie a una presa di coscienza, le intenzioni dell’ingegnere bolognese mutano e diventano sempre più mature.

Rosa si dichiara Presidente e chiede alla Repubblica Italiana un suo riconoscimento che, ovviamente, non arriva. Così lo cercherà direttamente dall’ONU che, al contrario, accoglierà la sua dichiarazione, giacché rispetta le norme internazionali. Però come ogni sogno utopico di quel periodo, anche l’Isola delle Rose fu costretta a soccombere al declino e alla sua distruzione per mano dello Stato Italiano.

Fino a quando si può parlare di libertà?

Giace quasi in sottofondo un’importante tematica. All’interno de L’incredibile storia dell’Isola delle Rose si cerca di sottolineare il concetto e il valore stesso di libertà. Quando si può parlare di libertà? Chi garantisce per essa? Ma soprattutto, a conti fatti, cosa è?

Nella fattispecie, si sa, la libertà è un privilegio a cui tutti ambiscono. Uno Stato, in memore anche delle più importanti filosofie politiche, deve garantire per questa. La libertà diventa, pertanto, la più importante espressione entro cui gli esseri umani possono condividere gli stessi ideali e i medesimi diritti e doveri. Una realizzazione di condivisione pacifica tra individui sotto un’unica egida. Ma quando uno Stato opprime determinate prerogative, specie quella di parola, espressione e contestazione, si può ancora parlare di libertà?

L’incredibile storia dell’Isola delle Rose, quasi involontariamente, cerca di esprimere una sua opinione in merito, toccando temi “spinosi”, senza però approfondirli più di tanto. Il contesto storico aiuta a inquadrare al meglio la situazione, all’interno della quale assistiamo a scene di uomini in giacca e cravatta che discettano di politica e di ripresa del controllo sociale attraverso misure repressive. Il tutto condito da grottesca minimalizzazione dei problemi, come se tutto fosse sempre sotto controllo.

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La nascita di uno Stato indipendente come l’Isola delle Rose è concepito, in termini puramente ideologici, come una valida alternativa. Per di più un’alternativa che risulta coerente, concreta e alla portata di tutti. Ed è su questo punto che emerge il dissenso dello Stato Italiano e il suo disprezzo nei confronti di una piattaforma (sic!).

Tutto questo fuoriesce nella scena in cui Giorgio Rosa, durante un colloquio al telefono con il politico Franco Restivo (Fabrizio Bentivoglio), afferma che il timore dell’Italia non risiede tanto in quello che ha fatto, ma in quello che potrà fare. Offrire agli italiani (e non solo) l’idea di Stato più concreta e comunitaria, priva di quelle discrepanze e di tutte le relative contraddizioni.

L’incredibile storia dell’Isola delle Rose: resta comunque il sogno

L'incredibile storia dell'Isola delle Rose

Qualunque sia l’esito da affibbiare all’impresa di Rosa, che sia quella di isola nata per scopi puramente ludici o che sia quella di un Paese indipendente, c’è da valutare che l’Isola delle Rose è l’espressione più concreta di quel periodo.

Ciò che viene comunicato all’interno del film è che se i giovani reclamavano l’assoluta libertà, che non era accettata dalle autorità politiche e religiose di un tempo, tanto valeva, allora, esprimerla dove non potevano nuocere ad alcuno. Se poi anche in questo contesto vi è un rifiuto da parte delle stesse istituzioni, allora i problemi sono da ricercare altrove.

È chiaro, però, che l’Isola delle Rose non è l’immaginario classico espresso nella Città del Sole di Tommaso Campanella. È solo un tentativo di far udire alle generazioni precedenti la rispettiva voce, che quasi sempre resta inascoltata.

L'incredibile storia dell'Isola delle Rose

Sydney Sibilia crea dei personaggi che esprimono al meglio la loro visione del mondo. L’incredibile storia dell’Isola delle Rose ironizza sull’effettiva incapacità di una classe politica di prendere misure più idonee al contesto in cui vive e che invece si limitò a trattare il problema con la forza bruta. Un po’ come si sgrida un adolescente, dicendogli di recarsi in camera sua e restarci fino a un nuovo ordine.

Ecco, l’esplosione della piattaforma rappresenta l’immagine del genitore che decide di schiaffeggiare il figlio ribelle, anziché ascoltarlo ed eventualmente aiutarlo. Sul finale osserviamo il momento in cui la classe politica è soddisfatta della sua impresa, sicché si contrappone un testo finale, in cui reca la dicitura che l’invasione all’Isola delle Rose è l’unica impresa militare dello Stato Italiano.

Una stoccata sarcastica che volutamente porta lo spettatore a riflettere sulla triste realtà di un tempo.


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Classe ’93, vivo a Taranto, città che un tempo era l’angolo di mondo che più allietava il poeta latino Orazio. Laureato in lettere, trovo nella letteratura un grande appagamento dagli affanni quotidiani. La mia vita è libri, scrittura, film e serie TV. Sogno di fare della cultura il mio pane quotidiano.

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