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Le migliori serie TV del 2023, secondo noi

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15 minuti di lettura

Il 2023 è stato un anno complicato per le Serie TV, soprattutto se messo a confronto con la fruttuosa annata che l’ha preceduto. Tante promesse, alcune delle quali infrante, e anche qualche delusione cocente, ci costringono a un resoconto di fine anno che si conclude in negativo.

Per noi è stato un po’ l’anno dei rewatch, l’occasione perfetta per recuperare qui titoli che erano rimasti a prendere la polvere nella nostra watch list. Tra i titoli che non ci hanno convinto ricordiamo la brevissima parabola di The Idol, che ci ha ricordato che forse per Sam Levison sarebbe stato meglio (o forse no?) dedicarsi all’uscita della nuova stagione di Euphoria, rimandata per l’ennesima volta. Altra piccola delusione, la sesta stagione di Black Mirror, che continua distinguersi per la sua capacità innovativa di narrare la distopia contemporanea, ma senza riuscire a brillare come le precedenti, rimanendo la grande esclusa tra i titoli dell’anno.

Il 2023 è stato poi l’anno del grande ritorno dell’horror, sia sul grande che sul piccolo schermo. A partire dalla seconda stagione di From, che ha goduto di una fama tutto sommato moderata rispetto al suo potenziale, fino al ritorno (assolutamente non richiesto) di American Horror Story, ormai alla sua dodicesima stagione. Una menzione speciale anche per Sciame, se non altro per l’intento artistico, che sebbene non sia riuscita a conquistarsi il grande pubblico rimane un ottimo prodotto di quest’anno claudicante.

Insomma, giunti alla fine di questo 2023 un po’ mediocre per le Serie TV abbiamo comunque individuato le dieci produzioni (+1) che secondo noi meritano un plauso. Molte sono vecchie conoscenze, altre invece figlie di questo sventurato 2023 che ha compiuto una battuta di arresto sul piccolo schermo, anche a fronte di parecchie cancellazioni importanti.

Le Serie TV selezionate dalla redazione non sono elencate in ordine di gradimento, ma del tutto casuale.
Vi sembra che manchi qualcosa? Forse è in un’altra lista!

The Last of Us

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Adattamento dell’omonimo videogioco ideato da Neil Druckmann, autore della serie TV insieme a Craig Mazin, The Last of Us è stato indubbiamente uno dei prodotti audiovisivi del 2023 con il maggior clamore mediatico. Trasporre ed espandere una narrazione videoludica così trascendentale sembrava d’altronde un’impresa piuttosto ardua. Riscuotere un consenso sostanzialmente unanime, soprattutto dopo le critiche relative al casting di Pedro Pascal e Bella Ramsey, quasi impensabile. E invece The Last of Us è un adattamento ineccepibile, a partire da uno straordinario lavoro sulle scenografie, capaci di risvegliare nello spettatore le sensazioni apocalittiche del videogioco, ma soprattutto audace, nella consapevolezza che alcune storie debbano essere trasformate in relazione al mezzo tramite il quale usufruirne. Druckmann e Mazin pongono al centro della narrazione la componente umana, perché è lì che risiede l’orrore. In un mondo di mostri, quello più spietato rimane l’uomo.

The Bear, stagione 2

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Dove eravamo rimasti? Ah sì, i soldi dentro le latte di passata di pomodoro. Un atto che segrega, in apparenza, i primi sette episodi in un ripostiglio di ricordi unti e trasandati, ma che apre, allo stesso tempo, un nuovo capitolo per il Beef of Chicagoland. Carmen ha superato un lutto, ma ritorna da punto a capo. La spirale da incubo in cui sprofonda è sempre una questione di famiglia. Il pretesto – l’esplosivo, sarebbe meglio dire – lo lancia infatti il fratello tossicodipendente Mike. Una nuova sfida impossibile, controcorrente, anarchica; aprire un ristorante in una città dove stanno chiudendo tutti. Perché così è anche The Bear 2: lurida, ribelle, incoerente. In un concetto, che ha fatto storia, Sweet home Chicago. Mentre nella casa della famiglia Berzatto si lasciano scadere i secondi, un boiling point dietro l’altro, nel ristorante si tiene sotto scacco la propria natura; curare e affrontare l’orso che si sta per liberare dalla gabbia. 

Questo mondo non mi renderà cattivo

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Questo mondo non mi renderà cattivo: torna Zerocalcare con sei nuovi episodi, concepiti, scritti e diretti per Netflix. Il fumettista torna a parlare di insicurezze e paranoie, i famosi polpi alla gola che, misti al suo accento romano, rappresentano ormai la sua firma. Questa volta però Zerocalcare propone una narrazione più sociale della precedente, lasciandosi alla spalle quella punta di romanticismo che aveva contraddistinto la sua opera prima per il piccolo schermo. La storia di Cesare dimostra come non esista un unico punto di vista, una sola risposta, la via corretta da percorrere. Anche quando il mondo riesce a renderci cattivi c’è sempre un vissuto singolare che non giustifica, ma motiva. La parabola politicamente schierata di Zerocalcare si conclude con un messaggio di speranza dolce amaro che sia la realtà in cui siamo immersi, per prima, a non costringerci a diventare spregevoli.

The Crown, stagione 6

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Dopo una quinta stagione abbastanza sottotono, The Crown si rialza con la sua sesta e ultima stagione, rilasciata su Netflix divisa in due parti. Una prima parte, sui toni drammatici, incentrata sull’ultima estate della principessa Diana, interpretata ancora una volta da una strabiliante Elizabeth Debicki. La seconda, invece, viaggia sui binari dell’introspezione e della nostalgia. Due parti che tra loro si completano e danno vita a quella che può essere considerata come la migliore stagione della serie, dove viene messo in scena un addio perfetto ed equilibrato.

Ted Lasso, stagione 3

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Che Ted Lasso fosse una tra le Serie TV più attrattive degli ultimi anni lo dimostrano soprattutto i
numerosi remake che riprendono la formula di questa dramedy co-creata e interpretata da Jason Sudeikis (vedi la versione documentaristica distribuita da Disney+ con Ryan Reynolds). Non più football americano, bensì football. L’americanissima AppleTV+ si scosta dall’imperante propaganda casalinga, e scende a patti con il fatto compiuto: degli sport statunitensi non frega niente a nessuno, del calcio invece sì. Ted Lasso, uno sventurato allenatore, viene spedito in Inghilterra per guidare una squadra di calcio sull’orlo di una crisi di nervi. Dopo tre stagioni e una scalata in Premier League, l’obiettivo dell’ultima parte, uscita quest’anno, si concentra meno sulla collettività del team e più sull’introspezione individuale dei personaggi. Ma al netto di ciò il ritmo rimane alto e la scommessa è vinta. Credici e il resto è storia.

Beef – Lo scontro

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Semplicemente una delle Serie TV più sorprendenti degli ultimi anni. Questo è Beef, progetto nato dalla collaborazione tra Netflix e A24, ma soprattutto dalla mente di Lee Sung Jin. Steven Yeun e Ali Wong vestono i panni di due anime in pena, i due poli del conflitto che dà il titolo alla Serie TV, soffocati e oppressi dalla società che li circonda. Perché Beef è certamente un’escalation di eventi tra il ridicolo e il grottesco, ma è soprattutto una riflessione sulla profondità dell’animo umano, su quanto la società influenzi la nostra esistenza, rendendoci schiavi dei nostri demoni interiori, di sentimenti e rabbia repressa, in nome di una stupida apparenza di facciata. Una storia di anime in pena, appunto, ma anche di anime gemelle. Una storia di mondi agli antipodi, di classi sociali e inarrivabile felicità, di sofferenza e traumi infantili, di personaggi costantemente sull’orlo del baratro e pressione sociale.

Only Murders in the Building, stagione 3

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Questa Serie TV ibrido tra comedy e mistery ci aveva promesso fin dai primi istanti un grande spettacolo. Giunta ormai alla sua terza stagione, Only Murders in the Building, si riconferma tra i migliori prodotti seriali dell’anno. Merito di una regia che ha voglia di sperimentare e di una sceneggiatura che non si adagia su se stessa. Con svariati momenti canori e teatrali di tutto rispetto, la Serie targata 20th Television si è distinta per freschezza e originalità, rimescolando ancora una volta le carte in tavola. Al terzo rinnovo consolida il suo dinamismo, quasi trasformista, e indossa nuovi abiti di scena, vestendosi di una profondità performativa che fa supporre un’ambizione della produzione a elevarsi nella cura e nella forma. Only Murders in the Building non è più solo un curioso trio intento in goffe indagini di quartiere: è arte, musica e teatro, è comicità, dramma e mistero, è un mix perfetto che emoziona, intriga e commuove.

Good Omens, stagione 2

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Dopo aver debuttato su Prime Video nel 2019, la serie britannica Good Omens è tornata quest’anno con una seconda stagione ancora più sorprendente della scorsa. Basata sul romanzo scritto da Terry Pratchett e Neil Gaiman (che della serie firma anche la sceneggiatura), Good Omens 2 mescola la componente della commedia con il fantastico e un pizzico di romanticismo creando il bilanciamento perfetto. L’Aziraphale di Michael Sheen e il Crowley di David Tennant, grazie alla loro chimica, rendono la storia ancora più interessante e frizzante. La Serie tornerà prossimamente con una terza stagione.

La caduta della casa degli Usher

la caduta della casa degli usher

Dopo quel capolavoro di Midnight Mass, la duratura collaborazione tra Mike Flanagan e Netflix si conclude con La caduta della casa degli Usher, progetto liberamente ispirato all’omonimo racconto del terrore di Edgar Allan Poe. Costruita su tre livelli narrativi, con un intreccio che ruota, appunto, intorno alla famiglia Usher, la Serie TV riprende le atmosfere gotiche dello scrittore, plasmate attorno ai concetti più cari a Flanagan, dalla tragedia familiare all’orrore psicologico. Tra temi di attualità e ossessione per il successo, La caduta della casa degli Usher si concentra sulla contrapposizione tra la straordinaria ricchezza della famiglia Usher e la loro disdicevole condotta morale, ricordandoci quanto possa essere oscuro l’animo umano e fino a che punto possiamo spingerci per assecondare le nostre ossessioni. Con Mike Flanagan l’orrore si fa reale, ed è quello di un passato che torna a bussare alla porta.

Silo

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Il genere distopico, si sa, non annoia mai e Silo ne è la dimostrazione. La serie originale AppleTV+ prodotta da Rebecca Ferguson ci immerge in un claustrofobico futuro sotterraneo in cui l’unica realtà conosciuta è quella all’interno del silo. Ciò che ha contraddistinto questa produzione all’interno del variegato panorama seriale è la profonda riflessione sociale di matrice orwelliana sulla nostra Storia, cancellata, riscritta e manipolata. La memoria, custode di coscienza e consapevolezza, è perduta e il senso di chi siamo viene smarrito in una soffocante vita di comunità sotto terra. La ricerca instancabile della verità, tra macabri rituali, un misterioso mondo esterno e un tocco di anni ‘80, rende angosciante e coinvolgente questo thriller sci-fi che tiene incollati allo schermo con una premessa avvincente e un groviglio di segreti destinato a sfaldarsi.

Loki, stagione 2

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Con una prima sorprendente stagione, datata 2021, Loki torna sul piccolo schermo con la seconda stagione dell’omonima Serie a lui dedicata e lo fa alla grande. Uno dei pochi prodotti che ancora si salva dall’azione mietitrice alla quale la Marvel sembra sottoposta ultimamente, Loki 2 usa abilmente le carte a sua disposizione per mettere in scena un prodotto finale degno del suo protagonista. Tom Hiddleston brilla chiudendo il cerchio del suo personaggio, contribuendo a creare uno degli archi narrativi più sorprendenti e inaspettati dell’MCU.


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Classe 1996, laureata in Filosofia.
Aspirante filosofa e scrittrice, nel frattempo sognatrice e amante di serie tv, soprattutto comedy e d'animazione. Analizzo tutto ciò che guardo e cerco sempre il lato più profondo delle cose. Adoro i thriller psicologici e i film dalla trama complessa, ma non disdegno anche quelli romantici e strappalacrime.
Pessimista cronica e amante del dramma.

Sono Filippo, ho 22 anni e la mia passione per il cinema inizia in tenera età, quando divorando le videocassette de Il Re Leone, Jurassic Park e Spider-Man 2, ho compreso quanto quelle immagini che scorrevano sullo schermo, sapessero scaldarmi il cuore, donandomi, in termini di emozioni, qualcosa che pensavo fosse irraggiungibile. Si dice che le prime volte siano indimenticabili. La mia al Festival di Venezia lo è stata sicuramente, perché è da quel momento che, finalmente, mi sento vivo.

Rebecca, classe 2000. Scrivo da che ne ho memoria e da ancora più tempo guardo film. Ho troppi film preferiti, sono innamorata del cinema in tutte le sue forme, vorrei vivere all'interno di una sala cinematografica e aspetto il Festival del cinema di Venezia come fosse Natale.

Studente alla Statale di Milano ma cresciuto e formato a Lecco. Il suo luogo preferito è il Monte Resegone anche se non ci è mai andato. Ama i luoghi freddi e odia quelli caldi, ama però le persone calde e odia quelle fredde. Ripete almeno due volte al giorno "questo *inserire film* è la morte del cinema". Studia comunicazione ma in fondo sa che era meglio ingegneria.

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