Ha iniziato con un piccolo cammeo ne I Cesaroni, ma ha raggiunto la fama con La Solitudine dei Numeri Primi, tratto dall’omonimo romanzo di Paolo Giordano; ventun anni dopo è uno dei volti più apprezzati del cinema italiano, con una brillante carriera davanti a sé.
Classe 1984, Luca Marinelli è ormai riconosciuto come uno dei volti più camaleontici del cinema italiano contemporaneo, non di certo soltanto grazie al suo sguardo magnetico. In occasione del suo trentasettesimo compleanno, ripercorriamo le tappe che l’hanno condotto alla notorietà, ai riconoscimenti, e infine al mondo di Hollywood.
Dall’esordio in TV a Non essere cattivo
Nel lontano 2008, ancor prima di conseguire il diploma presso l’Accademia nazionale d’arte drammatica, Marinelli ottiene un cameo nella seconda stagione de I Cesaroni; appena due anni dopo esordisce sul grande schermo interpretando Mattia nell’adattamento de La solitudine dei numeri primi, accanto ad Alba Rohrwacher.
Nel 2012 viene selezionato per interpretare il protagonista maschile in Tutti i santi giorni di Paolo Virzì, ruolo che gli vale la candidatura al Nastro d’argento e al David di Donatello nell’anno successivo, insieme all’opportunità di rappresentare l’Italia nella sezione Shooting Stars del Festival di Berlino. Nel 2015, l’interpretazione di Cesare in Non essere cattivo di Claudio Caligari, gli fa ottenere una seconda nomination ai David di Donatello, nonché il Premio Pasinetti al migliore attore alla 72a mostra del cinema di Venezia.
I ruoli di Luca Marinelli: da “lo Zingaro” a Martin Eden
Nel 2015, Lo chiamavano Jeeg Robot di Gabriele Mainetti viene giudicato dalla rivista Variety come “sorprendentemente grintoso ed estremamente godibile” e Luca Marinelli guadagna il consenso di critica e pubblico per la sua interpretazione de “lo Zingaro”, aggiudicandosi il suo primo David di Donatello nella categoria di migliore attore non protagonista (nonché un Ciak d’oro e un Nastro d’argento). Riguardo alla sua interpretazione nel film di Mainetti, Luca Marinelli si è espresso così:
Quando ho letto il copione non riuscivo a capacitarmi che in Italia si potesse fare una cosa del genere, quindi ci ho creduto subito.
Nel 2017, Marinelli prende parte alla miniserie di Sky Atlantic, Trust diretta da Danny Boyle, e nello stesso anno interpreta Fabrizio De Andrè nella miniserie Fabrizio De Andrè – Principe libero. Nel 2019 raggiunge la sua massima notorietà finora grazie all’interpretazione di Martin Eden nell’omonimo lungometraggio diretto da Pietro Marcello. Il film, inutile a dirsi, è un successo anche per la sua energica recitazione, la quale gli vale la Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile alla 76a Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Nello stesso anno affianca Charlize Theron e Mathias Schoenaerts in The Old Guard, distribuito su Netflix, inserendosi ufficialmente nel panorama hollywoodiano.
Luca Marinelli, un talento consolidato
Capace di prestarsi ad interpretazioni di grande levatura e di passare da un ruolo all’altro senza mai risultare poco credibile, ne fuori luogo, Luca Marinelli è senza dubbio uno dei maggiori talenti attualmente in circolazione nel panorama italiano. La dimestichezza nell’interpretare personaggi di spessore traspare in ogni pellicola della sua filmografia, insieme ad una spiccata partecipazione ai dissidi interiori vissuti dai suoi personaggi: un professionista, insomma, a 360 gradi, con molti assi nella manica ancora da mostrare al pubblico.
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