Uno degli appuntamenti più affascinanti ed imperdibili della diciannovesima edizione del Concorto Film Festival è stata indubbiamente la sonorizzazione inedita del capolavoro del cinema costruttivista sovietico: L’uomo con la macchina da presa di Dziga Vertov. La proiezione è avvenuta, come tutti i corti della selezione ufficiale, nell’Arena di Parco Raggio a Pontenure, Piacenza.
Per l’occasione, la pellicola muta è stata accompagnata dal duo musicale composto da Stefano Pilia e Paolo Spaccamonti, rispettivamente elettronica e chitarra elettrica. Un’iniziativa contemplativa, unica e psicologicamente complessa che si impegna a condurre le nuove generazioni verso un’estetica teorica sempre moderna, oltre che ad infondere nuova linfa ad un classico dell’avanguardia cinematografica sovietica.
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Avanguardia cinematografica e sperimentazione musicale
L’uomo con la macchina da presa è un film del 1929 della durata di settantotto minuti che affonda le sue radici stilistiche nel movimento culturale più influente del XX secolo: il Futurismo. Un cineoperatore, accompagnato dalla sua immancabile controparte meccanica: la macchina da presa, scherza e riflette sul senso del cinema come strumento puro e sociale al servizio di tutti.
Il connubio tra musica elettronica sperimentale e immagine realistica contribuisce ad accentuare la materia metacinematografica di cui il film è intriso, grazie ad una strumentazione capace di aggiungere nuove sensazioni, vibrazioni meccaniche, all’atmosfera urbana, industriale e laboriosa della fine degli anni venti.
Un monumento alla rivoluzione artistica sovietica e al distacco dalla tradizione, simbolo della destrutturazione dell’arte stessa. Il film di Vertov sfocia in una visione frammentata e rimontata della vita quotidiana che riflette sul rapporto regista/mezzo e ovviamente noi spettatori. Un esperimento artistico-teorico che lascia spazio a continue riflessioni sul piano moderno e, nel caso speciale della visone al Concorto Film Festival, si lascia osservare mentre scruta il presente.
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