Per molti versi, il cinema è sempre multiverso. Finestre su mondi altri, distanti un corridoio che solo noi attraversiamo. Che ne sa Rick Blaine, l’Humphrey Bogart di Casablanca, che nella sala accanto si combattono gli alieni per difendere New York? “The fundamental things apply As time goes by” cantava Sam nel capolavoro di Michael Curtiz: ma quale destino per le cose fondamentali quando il tempo muta forma, si ferma, si divide, diventa multi e cambia verso.
Per ora, in un cinema sempre più affascinato dalle realtà parallele, le cose fondamentali sono ancora lì: “a kiss is just a kiss, a sigh is just a sigh”. Ma vogliamo la prova. Per questo abbiamo deciso di dedicare maggio ai multiversi, tentando l’ardua via della messa in dubbio: rivoluzione narrativa o trovata commerciale? Rick & Morty, precursori del nuovo approccio alle dimensioni, hanno avuto l’ardire di decretare la fine del multiverso con una strabiliante esplosione che siamo certi non vedremo molto presto sui grandi schermi live action. Un attentato all’equilibrio, una preghiera al caos. Come la “follia” protagonista anche del primo film Marvel che porta nel titolo l’indicibile Multiverso. Lo dirige Sam Raimi, regista del terrore. Elementi da non ignorare che risuonano come la voce di Benedict Cumberbatch quando nel trailer incontra una versione di sé ormai impazzita: “abbiamo perso il controllo”. Abbiamo perso il controllo, Marvel?
In terra-Disney siamo appena al principio e ancora lontane appaiono le pericolose implicazioni del multiverso. Ma non serve essere super per scoprirlo. Nel nuovo film A24, Everything Everywhere All at Once, una donna cino-americana inciampa nella versione alternativa del marito. Un film da non perdere, distribuzione permettendo. E poi ci sono loro: il gruppo di ragazzini più amati del piccolo schermo. Stranger Things torna con la quarta stagione. L’abbiamo messo anche in copertina quel sottosopra che specchia la realtà e doppia i misteri in una dimensione in cui tutto sembra inaridire. Il multiverso piace anche perché presente e vicino. Scorre sotto di noi. Non è un luogo ma un momento: basta attraversare un portale, scucire il telo, rompere lo schermo. Le interpretazioni meta(verso?) fioccano. Ma è prima di tutto una questione pratica, che ci impegneremo a raccontare. Gli Studios hanno trovato la chiave per un’industria di prodotti capaci di attraversare quel corridoio. Gli X-Men, prima Fox, ora Disney, possono parlare con gli Avengers e senza grandi giustificazioni. Immaginate poter dire scusate, ero nell’universo accanto, che si dice?
Ma da molti versi, derivano molte avversità e come canta Rancore nel suo ultimo album, Xenoverso, “dietro ogni angolo c’è un universo straniero”. Di certo, in tempi di versi servono poeti; anche al cinema.
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