Malignant

Malignant, bello per gli occhi ma non soddisfa

James Wan torna ma non funziona, vediamo perché

4 minuti di lettura

James Wan torna finalmente dietro la camera da presa in un film horror, dopo aver passato un periodo da produttore cinematografico o da regista di altri generi (Acquaman).

Il ritorno purtroppo delude le aspettative, lasciando una nota dolente sul suo curriculum, anche se facilmente dimenticabile (per fortuna).

Malignant la trama del nuovo horror firmato Wan

Che cosa ci racconta Wan in Malignant

Madison (Annabelle Wallis) è incinta e vive una vita affranta accanto al proprio compagno. La relazione tra i due sembra in realtà finita da tempo, da quando Madison ha avuto più aborti spontanei. Il compagno un giorno finisce anche per aggredirla, ferendola alla testa. Quella stessa notte qualcuno entra in casa di Madison e uccide il compagno senza lasciare traccia. Da quel momento sarà tormentata da incubi raccapriccianti di omicidi sanguinolenti che si riveleranno presto essere spaventose realtà. L’omicida si chiama Gabriel (Marina Mazepa) e si scoprirà essere una conoscenza di Madison.

Prime Impressioni

James Wan ha abituato bene il suo pubblico con l’innovazione, basti pensare a film come Insidious o il suo famossimo esordio Saw. In Malignant sembra però voler tirare bene la corda, dimostrando di essere veramente bravo e virtuoso con la macchina da presa, regalando allo spettatore magnifici piani sequenza o scene veramente ben dirette, a volte anche troppo. Il virtuosismo registico infatti dopo un po’ comincia a stancare lo spettatore, che si ritrova continuamente a dover “subire” movimenti di macchina stupendi ma che arrivano, alla lunga, a snaturare l’opera, rendendola quasi una vetrina stupenda di un negozio vuoto. Parlando di contenuto infatti questa volta con l’innovazione Wan ha forse osato troppo, sforando i canoni dell’horror e mescolando generi che, a parer nostro, non hanno trovato il giusto dosaggio.

Malignant è un horror contaminato

Wan con il suo Malignant tenta il tutto per tutto per sviare lo spettatore dalla verità, riuscendoci abbastanza bene, dividendo la pellicola in alcuni blocchi narrattivi che sembrano ben definiti e scanditi, questo forse sempre dovuto alla sua regia veramente tanto curata. I blocchi sono sostanzialmente una escalation di sviamenti di trama, dando input diversi in base a quello che in quel momento il regista vuole far credere allo spettatore, che si ritrova ad essere completamente trascinato verso trame banali e ridondanti, anche se alla fine il film risulta tutt’altro che banale, ma non proprio funzionante.

L’horror del film infatti viene contaminato in parte da una comicità che quasi non ti aspetti, piazzata in punti dove proprio non era necessaria, smorzando le atmosfere cupe e tese create con tanta maestria. D’altro canto, soprattutto nel blocco finale, l’action prende totalmente il sopravvento, quasi trasformando il film in un supereroistico. La forza sovraumana del villain Gabriel e il suo modus operandi rendono nell’ultima parte il film adrenalinico, sanguinolento ma senza alcun tipo di tensione. 

Poteva andare peggio (ma anche meglio)

“Il sentimento più forte e più antico dell’animo umano è la paura, e la paura più grande è quella dell’ignoto.” diceva Lovecraft, ma purtroppo quest’ultima parte, oltre l’action, presenta uno spiegone troppo approfondito e anche troppo “a portata di mano”, dimostrando che forse Wan in quest’opera era più improntato a dimostrare la bella regia che curare a dovere la sceneggiatura di Malignant che, se solo fosse stata curato a dovere, sarebbe stato un buonissimo horror surreale e psicologico.


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Siamo Saverio e Tina, due ragazzi cresciuti con la passione dell'horror in tutte le sue forme. Viaggiando tra libri, fumetti e cinema, siamo arrivati a creare una pagina in cui parliamo di orrori reali e di finzione, di tutte le arti che riguardano o trattano il genere, provando ad esplorare ogni lato e costola di questo genere che amiamo tanto, condividendo questa passione con tutta la community che abbiamo creato negli anni.

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