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Marcel the shell

Marcel the Shell, la conchiglia che ama la vita

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7 minuti di lettura

Tra i contendenti per l’Oscar 2023 al miglior film d’animazione, Marcel the Shell di Dean Fleischer Camp è senza dubbio il prodotto più peculiare – pur in un anno che ha visto trionfare gli stili eccentrici e cromofantastici de Il gatto con gli stivali 2 – l’ultimo desiderio e il Pinocchio di Guillermo del Toro. La semplice storia di una conchiglia ingenua ma brillante, arrivata in sala il 9 febbraio grazie a Lucky Red e Universal Pictures, unisce l’animazione a passo uno con il live action, in uno show che celebra la bellezza della vita.

La genesi di Marcel the Shell

Marcel the shell

Prima di diventare lungometraggio, Marcel the Shell era un cortometraggio di soli quattro minuti. Era il 2010 quando il regista Dean Fleischer Camp presentò al mondo del web la storia del mollusco Marcel, che già alle origini si serviva dell’accoppiata di stop-motion e live-action per girare quello che doveva essere un documentario sulla vita del suo protagonista. Infatti, come nel film, anche qua Marcel parla di sé alla macchina da presa, sebbene si tratti più di singole battute – abbastanza da delineare la sua adorabile stravaganza.

Indovina cosa uso come pouf. Un acino di uva passa.

Seguirono una seconda parte nel 2011 e una terza nel 2014. Piovvero gli apprezzamenti sul web, e così il regista decise di portare la storia di Marcel sul grande schermo. Il film in lingua originale si presenta nel dolce scioglilingua Marcel the Shell with Shoes on, “Marcel la Conchiglia con le Scarpe”.

La storia di Marcel the Shell

Marcel the shell

Marcel è una minuscola conchiglia che vive con la sua famiglia nella casa di Mark e Larissa. Quando la coppia si separa, parte dei parenti di Marcel viene per errore portata via da Mark, lasciando così il piccolo da solo con sua nonna Connie. La dimora si trasforma in un Airbnb e vede il succedersi di molteplici inquilini, fino all’arrivo di Dean, un regista da poco separatosi dalla moglie. L’uomo fa amicizia con Marcel, e lo invita a prestarsi come protagonista per il suo prossimo documentario, dove si impegna a registrare la sua quotidianità.

Il caricamento del video su Youtube fa di Marcel una star: la sua curiosità innata, e il suo amore reverenziale per la vita, emozionano il web. Una fama che gli permette persino di rintracciare la sua famiglia grazie a un’indagine televisiva, vivendo così per sempre nella più perfetta contentezza.

Marcel e la bellezza di vivere

Marcel the shell

Nonostante le sue piccole dimensioni, Marcel pulsa di un amore smisurato per la vita, sia nella sua ripetitiva quotidianità, sia nelle sorprese che essa sa regalare. Sa che condividere le emozioni è ciò che rende la vita degna di essere vissuta: per questo il suo obiettivo sarà di ricongiungersi con la sua famiglia, soprattutto dopo la morte di sua nonna Connie. L’amicizia con Dean, il protagonista umano della vicenda, lo porterà a conoscere nuovi posti all’infuori della sua casa e a connettersi con persone che sono interessate a ciò che ha da raccontare.

Ma quello di Marcel the Shell non è un rapporto univoco: Dean impara da Marcel a notare le piccole cose, ad ammirare e rispettare gli schemi imprevisti dell’esistenza. E, non da ultimo, a comprendere l’importanza di avere qualcuno al proprio fianco.

L’estetica della minuzia di Marcel the Shell

Marcel the shell

Marcel viene spesso inquadrato a figura intera, ma la sua natura di mollusco minutissimo fa sì che ai nostri occhi quelle inquadrature risultino come dei dettagli (ovvero dei primissimi piani di oggetti). Il film sembra dunque poggiare su un’estetica della minuzia, dove qualsiasi oggetto – un cuscino, un vaso, una candela – è osservato da una vicinanza tale da farci percepire la sua consistenza, il suo peso, il suo materiale. La conseguenza di ciò è che siamo costretti ad adottare il punto di vista di Marcel, venendo così trasportati in un’inaspettata estasi contemplativa.

Un matrimonio contraddittorio di generi

Marcel the shell

Il tratto distintivo di Marcel the Shell che più salta all’occhio è senz’altro il suo stile ibrido, che unisce la rozzezza gentile dello stop-motion (la stessa tecnica utilizzata, per intenderci, in Galline in fuga e Nightmare before Christmas) al realismo inequivocabile del live-action. Un live-action che è, fra tutti i generi possibili, un documentario, con tanto di interviste ai suoi protagonisti.

Ciò che emerge è una contraddizione: se da un lato abbiamo l’animazione in stop-motion che è pazienza, pianificazione e allestimento, dall’altro abbiamo il documentario, il prototipo dell’improvvisazione, della genuinità e della schiettezza (o così, almeno, vorrebbe far credere di essere). Una caratteristica che sostiene e nutre il lirismo fondante della pellicola.

L’irresistibile tenerezza di Marcel the Shell

Marcel the shell

L’ingenuità e la tenerezza di Marcel ricordano molto quella di Paddington, l’orsacchiotto amante della marmellata protagonista dei due film omonimi. È difficile restare indifferenti a questa conchiglietta, alla sua voce gracile e amabile (modulata in lingua originale da Jenny Slate, co-creatrice del personaggio insieme a Fleischer Camp, al tempo suo marito), alle sue scarpe rosse e al suo grosso occhio. La storia lineare si è dimostrata l’ingrediente segreto del film – perché solo le storie così semplici possono ergersi all’universalità.


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Classe 1998, ho studiato Lingue e Letterature Straniere all’Università Statale di Milano. Ammaliata da quella tragicità che solo la letteratura russa sa toccare, ho dato il mio cuore a Dostoevskij e a Majakovskij. Viale del tramonto, La finestra sul cortile e Ritorno al futuro sono tra i miei film preferiti, ma ho anche un debole per l’animazione. A volte mi rattristo perché so che non mi basterebbero cento vite per imparare tutto ciò che vorrei.

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