Le storie sulle Guerre Mondiali sono sempre affascinanti, specialmente quando, trasposte nella dimensione cinematografica (o seriale in questo caso), assumono dei tratti narrativi dall’unicità straordinaria.
Nel caso di Masters of the Air, Serie prodotta da Tom Hanks e Steven Spielberg per Apple TV+, in uscita il 26 gennaio 2024, vediamo una sapiente dimostrazione di originalità nel raccontare l’esperienza degli aviatori del 100° Gruppo Bombardieri americani. Essa è il secondo sequel di un’altra illustre Serie basata sulle vicende della Seconda Guerra Mondiale, ossia Band of Brothers prodotta dagli stessi autori e uscita nel 2001, seguita successivamente da The Pacific nel 2010.
Ambientato in gran parte in Inghilterra, Masters of the Air vede un cast di nuovi volti (lo stesso caso analogo di Band of Brothers) come Austin Butler (star di Elvis), Barry Keoghan (recentemente apparso in Saltburn), Callum Turner, Raff Law — figlio dell’attore Jude — e altri, e le puntate sono state dirette da alcuni registi tra cui Cary Joji Fukunaga e Tim Van Patten, quest’ultimo già produttore di The Pacific e direttore di alcune puntate de I Soprano. Ritraendo un periodo cruciale della storia mondiale attraverso una narrazione con tratti di epicità, ed estrema cura nei dettagli, la Serie si potrebbe annoverare nel genere kolossal sia per scala che per portata.
L’etica della fratellanza in Masters of the Air
Basandosi sul libro di Donald L. Miller Masters of the Air: i bombardieri d’America che combatterono la guerra aerea contro la Germania nazista, le vicende narrate nella storia si concentrano sull’esperienza provata dai valorosi aviatori americani impegnati nel contrastare la minaccia nazista, effettuando delle incursioni aeree e bombardamenti sul territorio nemico, affrontando anche le difficili condizioni del volo in alta quota come la mancanza di ossigeno arrivati a una certa altezza pari a 25.000 piedi circa.
La rappresentazione della guerra passa attraverso il punto di vista emotivo e psicologico dei vari personaggi che, pur dovendo perseguire gli obiettivi e i valori promulgati dalla Grande Alleanza, subirono uno stress psico-fisico non indifferente e alcuni di essi pagarono il prezzo con la vita, o venendo catturati dagli ufficiali della Gestapo tedesca. La particolarità di questa storia è il legame tra alcuni di loro, come quella tra i Maggiori Gale “Buck” Winston Cleven (Austin Butler) e John Clarence “Bucky” Egan (Callum Turner) che insieme, improvvisamente, dovranno escogitare un piano per fuggire da un campo di prigionia tedesco, lo Stalag Luft III.
Ciò che più colpisce di questo rapporto tra i due non è soltanto la complicità sui cieli, ma anche le loro riflessioni sul conflitto e sulla loro vita, domandandosi spesso che cosa dovranno aspettarsi alla fine e ammettere la possibilità di fallire. La psicologia dei personaggi vede un continuo scambio attitudinale dei loro ruoli, che trova maggior applicazione in determinati momenti critici.
Un set straordinario
Masters of the Air è stato realizzato con una cura estremamente precisa da parte della produzione, che è costata quasi 5 milioni di sterline a detta del Daily Mail. Infatti, molte scene sono state girate in parte dentro una base dell’aeronautica militare statunitense costruita appositamente in scala reale sulle colline della zona del Buckinghamshire. La tecnologia degli aerei B-17 è notevole, poiché sono stati riprodotti con uno schermo circolare che, avvolgendo l’area esterna alla cabina di pilotaggio, permette di riprodurre sorprendentemente il cielo e tutti gli effetti atmosferici, sfruttando anche — senza esagerare — le tecniche del CGI.
Le scene, inoltre, si sono svolte dentro dei capanni dediti a momenti ludici e di svago, ricreando fedelmente l’atmosfera effimera di sollievo dopo le missioni aeree, senza abbandonare quei tratti malinconici che condizionano gli stati d’animo dei personaggi. Oltre all’elaborazione degli ambienti, è lodevole la creazione delle uniformi da aviatori che rispecchiano, anch’esse, la moda militare di quei tempi.
Cosa aspettarsi da Masters of the Air
Apple TV+ sembra consegnarci un prodotto davvero sorprendente e originale, sia dal punto di vista del montaggio, sia per la storia che non risulta essere la solita narrazione della guerra. Delle volte, per comprendere meglio certe situazioni, è necessario approfondire l’esperienza di chi, in prima persona, ha vissuto quei momenti segnati dal dolore e dal trionfo. Lodevole l’iniziativa di Spielberg ed Hanks che, con il pretesto di voler dimostrare gli orrori dei nazisti, non mancano di denunciare alcuni atteggiamenti di ipocrisia e indisciplina da parte degli americani stessi. Nessuno in una guerra si salva, pur ammettendo le differenze tra vincitori e vinti.
Masters of the Air, dunque, parrebbe essere una perfetta conclusione di una saga che, oltre a promuovere nuovi volti dello star system hollywoodiano, è riuscita a restituire una rappresentazione precisa senza scadere in retoriche banali e, soprattutto, dimostrando l’altra faccia della medaglia relativa alla condizione dei soldati. Wilfred Owen, un celebre poeta inglese — ha vissuto in prima persona la Prima Guerra Mondiale — della generazione dei War Poets, scrisse nel 1917:
Amico mio, tu non racconteresti con un simile entusiasmo
ai bambini ardenti per un po’ di gloria disperata,
l’antica Menzogna: Dulce et decorum est
Pro patria mori.
Nonostante la spettacolarizzazione delle vicende all’interno della serie, si dovrebbe tenere a mente questo monito che solo in apparenza, sembra un controsenso. In realtà, mostra una amara verità la quale, costantemente, svela quei tratti orribili tipici della guerra pur stando dalla parte dei difensori.
Seguici su Instagram, TikTok, Facebook e Telegram per sapere sempre cosa guardare!
Non abbiamo grandi editori alle spalle. Gli unici nostri padroni sono i lettori. Sostieni la cultura giovane, libera e indipendente: iscriviti al FR Club!