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Matrix Resurrections

Matrix Resurrections, un film-troll sulla situazione del cinema moderno

Una cinica riflessione sulla creatività e il ruolo dell'artista

9 minuti di lettura

Una genesi fantasiosa (ma non troppo) di Matrix Resurrections

Lana Wachowski una mattina entra negli studi della Warner Brothers per chiedere spiegazioni sulle voci sparse dai giornali riguardante un rilancio della saga di Matrix senza il suo coinvolgimento e quello della sorella. Chiede cordialmente il motivo per cui si voglia proseguire con un progetto finito anni prima e che non ha più niente da raccontare, la Warner risponde pacatamente che tutte le storie possono essere riproposte in un’infinità di modi e che la tendenza del decennio è puntare sulla nostalgia ed è il momento perfetto per rilanciare Matrix.

Lana propone tristemente di investire i 190 milioni di dollari stanziati per il nuovo film in un progetto nuovo, rivoluzionario come lo è stato Matrix, meraviglioso come Cloud Atlas o folle come Sense8, ma l’azienda le ricorda che i suoi ultimi film sono stati dei flop clamorosi e l’unica Serie TV è stata cancellata, quindi conviene puntare all’usato sicuro, l’azienda non vuole rischiare e Lana dopo qualche tempo si convince a scrivere e dirigere il quarto capitolo della saga di Matrix

Questo potrebbe essere stato lo scenario di come è iniziata la realizzazione di Matrix Resurrections, potrebbe perché non è assolutamente sicuro e chiaro come sia nato il processo creativo e pratico, potrebbe perché Lana Wachowski con questo nuovo capitolo invece di cambiare la storia del cinema come ha fatto con i tre precedenti l’ha completamente distrutta con un film folle, volutamente ridicolo, che volontariamente ricalca tutto quello che nell’industria cinematografica contemporanea funziona per far emergere profonde criticità sul ruolo del creativo, su una creatività sempre più fagocitata dalla nostalgia, un coraggio sempre più sbranato dalla sicurezza del botteghino e i nuovi interessanti progetto soverchiati da reboot sequel di saghe che nessuno aveva chiesto, ma che poi appena vengono annunciato tutti li aspettano. 

Un pretesto debole, una narrazione poco approfondita: tutto giusto

Matrix Resurrections film

Parlare del film in quanto tale è inutile, Matrix Resurrections è una testimonianza meta cinematografica con una trama didascalica e una struttura narrativa inesistente. Ritroviamo Neo vivo, con i capelli lunghi e con molte rughe, è un famoso programmatore di videogioco, conosciuto soprattutto per aver creato una famosa trilogia basata sul percorso di un eletto. La sua azienda Warner Bros lo costringe a fare un quarto capitolo per rilanciare la saga (assomiglia a qualcosa di già letto?), ma la sua testa sembra altrove, preoccupato da un capo che si chiama Smith e che assomiglia molto ad un agente creato nel suo videogioco, uno psicologo che non lo tranquillizza e una donna che gli ricorda una vita passata, un qualcosa dentro di lui che lo tormenta.

Neo viene trascinato di nuovo nella tana del Bianconiglio, gli viene offerta di nuovo la pillola rossa da un Morpheus riprogrammato insieme ad una nuova ciurma pronta a portare fuori l’eletto di nuovo da Matrix.

Neo ricorda tutto, ciò che aveva inserito nei suoi videogiochi erano i suoi ricordi, tutta la sua vita prima di sacrificarsi per la pace. Viene a scoprire come il suo corpo insieme a quello di Trinity sono stati ricostruiti per sfruttare l’energia del loro rapporto, unica variabile che è riuscita a interrompere il dominio delle macchine, per avere più potenza di calcolo e tornare ad avere il dominio sull’umanità, che ora vive in una nuova città costruita durante i sessanta anni di pace tra loro e le macchine. Un’altra guerra aleggia sullo sfondo e Neo, insieme ai suoi nuovi compagni, dovrà scollegare il corpo di Trinity e con lei entrare in Matrix per annullare definitivamente il tentativo delle macchine di riprendere il controllo su entrambe le realtà.

Matrix Resurrections è uno scherzo che (volutamente) fa piangere

Matrix Resurrections Keanu Reeves

Se la trilogia di Matrix ha sconvolto gli stilemi del cinema, Matrix Resurrections è la copia carbone delle ultime tendenze cinematografiche che hanno dominato l’ultima decade. Il film è il grido d’aiuto di una regista con un chiaro malessere artistico, una cinica pernacchia all’industria di cui fa parte, ma che sente sempre più lontana.

Il quarto capitolo è un evidente auto sabotaggio, si prende in giro da solo, è conscio di essere un sequel non richiesto con tutte le dinamiche di un sequel/reboot di una saga: personaggi morti che si rivelano essere vivi, personaggi che tornano solo per nostalgia, recasting improbabili di personaggi storici solo per riaverli in qualche modo sullo schermo, un girl power forzato solo per strizzare l’occhio a chi lo pretende a tutti i costi, lacrime forzate dovute ad incontri inseriti solo per emozionare, fan service incessante per vendere giocattoli e statuette. 

Matrix Resurrections è un film volutamente spento, con scene d’azione pessime e spesso poco chiare soprattutto rispetto alle scene capolavoro dei primi tre film, con un Keanu Reeves palesemente meme di sé stesso alla Sad Keanu e vestito da John Wick.

Il film segue fedelmente le dinamiche della nuova trilogia di Star Warsdel nuovo Jumanji, Ocean’s, Ghostbusters, Space Jam, Mamma ho perso l’aereo e tutti quei progetti costruiti a tavolino, che non necessariamente sono brutti a prescindere, ma che evidenziano una tendenza che rischia di portare un’industria a distruggersi da sola.

Paradossalmente Matrix Resurrections ,come rilancio della saga, funziona meglio di molti altri film. Perché il centro è l’amore tra Neo e Trinity, cardine della prima trilogia e che funziona come focus della storia, ma tutto il resto è costruito e inscenato per dare fastidio, per uscire dallo schermo cinematografico e sfogarsi con lo spettatore.

Lana Wachowski si sfoga con tutto quello che vuole dire e prende in giro tutti, i fan più accaniti di Matrix distruggendo le fondamenta della trilogia, chi ha odiato Matrix per la sua eccessiva complessità costruendo un film vuoto, il pubblico più generalista dandogli quello che hanno mangiato al cinema per gli ultimi anni, un pubblico che al cinema premia solo il grande evento e non guarda più gli altri film.

Lana Wachowski con Matrix Resurrections sconvolge di nuovo, ma questa volta al contrario, si arrende a qualcosa che non riesce più a sopportare, a un mondo che oggi non permetterebbe mai di far uscire il primo Matrix perché troppo rischioso e che preferisce fare Matrix Resurrections per non rischiare e oggi Lana ride mentre sente il film venire distrutto e demolito, mentre ascolta i fanboy giustificare l’ingiustificabile. Lana ride, ma forse ride per non piangere.


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Il cinema e la letteratura sono gli unici fili su cui riesco a stare in equilibrio. I film di Malick, Wong Kar Wai, Jia Zhangke e Tarkovskij mi hanno lasciato dentro qualcosa che difficilmente riesco ad esprimere, Lost è la serie che mi ha cambiato la vita, il cinema orientale mi ha aperto gli occhi e mostrato l’esistenza di altre prospettive con cui interpretare la realtà. David Foster Wallace, Eco, Zafón, Cortázar e Dostoevskij mi hanno fatto capire come la scrittura sia il perfetto strumento per raccontare e trasmettere ciò che si ha dentro.

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