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Medusa Deluxe

Medusa Deluxe, il thriller teatrale tutto da provare

Arriva su MUBI l'esordio del britannico Thomas Hardiman. Un interessante esperimento visivo, tra acconciature stravaganti e pettegolezzi infuocati.

5 minuti di lettura

Un paio di parrucchieri professionisti agguerriti, una decina di modelle impazienti e sclerotiche, un morto nel bel mezzo del concorso regionale in un edificio oscuro e infernale. Il risultato di questo eccentrico mix è Medusa Deluxecommedia nera che si mescola al classico murder mistery ambientato in una stanza, estetica visiva che si mischia all’eccentricità delle capigliature e dei caratteri dei personaggi che ruotano attorno alla storia.

Prodotto da A24, presentato in anteprima mondiale al Festival di Locarno 2022 e dal 4 agosto disponibile su MUBI, Medusa Deluxe è l’esordio cinematografico del regista inglese Thomas Hardiman che decide di presentare la sua idea di cinema con un caleidoscopio, un ibrido che si muove tra cinema e teatro, un oggetto filmico spigoloso e con molte sfaccettature a puntellare le sue linee decise.  

Una storia tra capelli, morte e pettegolezzi

Medusa Deluxe mubi opera prima thomas hardiman

Thomas Hardiman si traveste da burattinaio e costruisce il suo enorme teatro, un non-luogo dove muovere i suoi pupazzi, dove farli scontrare e legare senza possibilità di evadere o scappare. A interrompere la maniacale esecuzione di acconciature strabilianti e sfarzose è il ritrovamento del cadavere di Mosca, uno degli hair stylist favoriti alla vittoria, da parte della sua modella che, dopo essere uscita per una pausa, rientra in camerino e lo trova morto e con lo scalpo fatto.

Una tragedia surreale e inaspettata che getta terrore e panico su tutti i partecipanti alla competizione. Parrucchieri inaspriti e modelle con ancora le acconciature incomplete iniziano a muoversi, a uscire dalle loro stanze per comprendere la situazione, per cercare il colpevole. Si instaura così un valzer di pettegolezzi, segreti svelati, ex amanti che tornano e distruggono equilibri, situazioni sotterrate costrette a riemergere e a essere risolte. 

Medusa Deluxe, troppa estetica per poco contenuto

Medusa Deluxe mubi opera prima thomas hardiman

Il centro portante di Medusa Deluxe è il lato tecnico. Una ricerca estrema da parte di Hardiman verso la perfezione estetica, tra un unico piano sequenza realizzato con vari tagli fantasma e la fotografia di Robbie Ryan (direttore della fotografia di alcuni film di registi del calibro di Ken Loach, Noah Baumbach, Yorgos Lanthimos e Andrew Dominik) che gioca costantemente tra la luce e il buio.

Hardiman, senza mai chiudere l’occhio della macchina da presa, riesce a far coincidere il tempo della storia con il tempo effettivo, regalando un’unica lunga sequenza dove ogni respiro assume valore e ogni parola causa conseguenze immediate. Raccontare poi la storia nel mondo dell’Hairstyle permette di disegnare e inscenare acconciature magniloquenti che si prendono totalmente la scena, con costruzioni di “pere rovesciate” o di navi che solcano un mare di capelli.

Una ricerca fosse eccessiva per un contenuto narrativo più scialbo e povero di picchi e spunti interessanti: se la parte visiva cattura l’attenzione per tutta la durata di Medusa Deluxe, l’impianto di storytelling e la sceneggiatura non riescono a costruire una storia sufficientemente interessante. I personaggi e le motivazioni che li spingono a tentennare o fare una determinata azione rispetto a un’altra restano troppo in superficie.

Del passato di Mosca si conosce troppo poco, il passato e il background dei sospettati non emerge: a muoversi quindi sono personaggi vuoti, senza una vera e precisa personalità che li contraddistingue da tutti gli altri e vengono a mancare così quell’empatia e quel coinvolgimento emotivo che trainano la tensione e la profondità generale dell’opera.

Anche se manca un pezzo del puzzle per trasformare Meduse Deluxe in un oggetto tridimensionale e completo, l’esordio di Thomas Hardiman è un interessante esperimento cinematografico, una pièce teatrale trasposta magnificamente sul grande schermo che, tra pettinature visionarie e un’estetica magnetica, regala un’esperienza assolutamente da provare. 


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Il cinema e la letteratura sono gli unici fili su cui riesco a stare in equilibrio. I film di Malick, Wong Kar Wai, Jia Zhangke e Tarkovskij mi hanno lasciato dentro qualcosa che difficilmente riesco ad esprimere, Lost è la serie che mi ha cambiato la vita, il cinema orientale mi ha aperto gli occhi e mostrato l’esistenza di altre prospettive con cui interpretare la realtà. David Foster Wallace, Eco, Zafón, Cortázar e Dostoevskij mi hanno fatto capire come la scrittura sia il perfetto strumento per raccontare e trasmettere ciò che si ha dentro.

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