La stella del cinema malese di origini cinesi, nata il 6 agosto 1962, conosciuta anche come Michelle Khan, è la prima attrice asiatica ad essere nominata agli Oscar come Migliore attrice. Le ci sono voluti (solo) circa 30 anni per arrivare ad ottenere un ruolo da protagonista all’interno del mondo hollywoodiano: un’attesa che è valsa la pena di essere vissuta, data la candidatura all’ambìto premio.
Con Everything, Everywhere, All At Once, Michelle Yeoh si conferma essere una grande attrice, ora riconosciuta anche a livello mondiale – con qualche anno di ritardo rispetto all’aurea che già la circondava ad Hong Kong per i suoi altri successi come attrice non protagonista.
Per celebrarne il grande traguardo, ripercorriamo insieme i passi che ne compongono la carriera.
Michelle Yeoh, le origini: dalla danza alle arti marziali
La piccola Michelle Yeoh, dopo essersi innamorata del film Saranno Famosi, si iscrive alla Royal Academy of Dance britannica, dove si diploma in danza, per poi continuare il percorso coreutico ottenendo anche un Master. Il sogno di diventare prima ballerina viene però bruscamente interrotto da un incidente alla spina dorsale, che ne comporta anche il rimpatrio in Malesia, a 20 anni. Si trasferisce a Hong Kong per fare la modella e inizia a girare una serie di spot con una nuova nascente compagnia di produzione cinematografica, in cui viene messa a recitare accanto a stelle emergenti, come ad esempio il celebre Jackie Chan.
Comincia a farsi un nome grazie alle sue capacità fisiche: sfrutta gli anni di allenamento come ballerina per interpretare ruoli che richiedono una notevole abilità nelle arti marziali. Con The Heroic Trio, del 1993, compie i primi passi della sua carriera da attrice e, dopo essersi affermata ad Hong Kong, prova a sfondare ad Hollywood, dove riesce ad ottenere un ruolo importante come coprotagonista nel film di 007 Il domani non muore mai (1997).
Ma, nonostante questa considerevole parte e quella ottenuta in La tigre e il dragone (2000), in cui recita anche Zhang Ziyi, la fama in Occidente non attecchisce. Costretta a rinunciare a una parte in Matrix, la stella sulla Walk of Fame ad Hollywood sembra allontanarsi a grandi falcate.
Una carriera fatta di piccoli passi
Con Memorie di una geisha, tratto dall’omonimo romanzo di Golden, e, circa dieci anni dopo, la co-produzione alla regia di Star Trek, Star Trek: discovery, unita al doppio ruolo nel franchise, comincia un percorso meno sterrato. Per la prima volta nella sua vita, la carriera di Yeoh sembra un po’ meno in salita e lascia intravvedere le luci della città che respira il cinema da vicino.
Nel 2017 interpreta Aleta Ogord in Guardiani della Galassia Vol. 2 e l’anno successivo si discosta dalle arti marziali e dai film intergalattici per comparire nel cast dell’acclamato Crazy Rich Asians. La Marvel la richiama a sè con Shang-Chi e la leggenda dei Dieci Anelli.
Finalmente, nel 2022, arriva il tanto atteso ruolo che la consacra tra le migliori attrici meritevoli di un Oscar: è protagonista, al fianco di Jamie Lee Curtis, di Everything, Everywhere, All At Once, scritto e diretto da Daniel Kwan e Daniel Scheinert, sotto lo pseudonimo di Daniels.
In un’intervista, Michelle Yeoh afferma allegramente che “è una bella cosa essere pieni di lavoro alla mia età, no?“. Nell’ultimo periodo, infatti, compare sempre con più frequenza sul grande schermo: è protagonista nella miniserie The Witcher: Blood Origin ed è stata confermata da James Cameron nella saga cinematografica Avatar. Il successo del film di Daniels l’ha sicuramente resa polo gravitazionale del momento.
I film con Michelle Yeoh da non perdere
Michelle Yeoh è da oltre due decenni parte dell’orizzonte cinematografico, ma è passata inosservata per quasi tutto questo arco temporale. Nonostante le sue numerose apparizioni in film dal nome importante e dai direttori acclamati, l’attrice malese ha salito a fatica i gradini del podio, rifiutando spesso un lavoro in quei ruoli che perpetravano stereotipi sugli asiatici. Oltre ai film sopra citati, questi sono gli altri da tenere a mente per ricostruire la sua scalata al successo.
Yes, Madam (1985). Michelle Yeoh è un’agente di polizia che per tutto il film regala al pubblico scene d’azione degne di nota, che la stessa Yeoh ha fatto, senza affidarsi ad alcuna controfigura. Questo ruolo la fa debuttare sul grande schermo e ne conferma la potente personalità.
Super Cop (1992). Recitando al fianco di Jackie Chan, dà sfoggio, ancora una volta, di grande padronanza delle arti marziali, al punto che lo stesso Chan si dice le abbia fatto i suoi migliori complimenti.
Sunshine (2007). Dopo il successo dei film Il domani non muore mai (1997) e La tigre e il dragone (2000), le porte per ruoli più autorevoli avrebbero dovuto spalancarsi di fronte a Michelle Yeoh, che invece continua ad apparire in film di case di produzione indipendenti, con parti minori, alternate a film prodotti a Hong Kong. In Sunshine interpreta i panni di una biologa in missione per riaccendere il sole. Un film di successo, a suo tempo, diventato poi cult durante la sua seconda ondata di gloria.
Last Christmas (2019). Dopo il trionfo di Crazy Rich Asians sugli schermi di tutto il mondo, una nuova sfumatura colora lo spettro di personaggi possibili della Yeoh: la madre minacciosa, impositiva e impassibile. Proprio questo è l’aspetto che veste in Last Christmas, commedia natalizia nella top10 di Netflix al momento dell’uscita.
Insomma, lungo tutta la sua carriera, Michelle Yeoh ha interpretato diversi personaggi al fianco di numerosi attori celebri e con registi famosi, ma ha faticato ad essere riconosciuta e benvoluta dalla critica. Ora finalmente, sta ottenendo la sua rivincita.
La polemica del momento: Michelle Yeoh VS Cate Blanchett
Al centro dell’attenzione non c’è solo la sua candidatura all’Oscar, ma anche, e soprattutto, la sua compromissione. L’attrice avrebbe condiviso sul proprio profilo Instagram in una story, poi subito cancellata, un articolo di Vogue in cui si fa polemica circa la continua vittoria di donne bianche per la categoria Migliore attrice. La pietra del peccato scagliata contro l’Academy rivendica una quasi totale mancanza di rappresentanza delle minoranze tra i giudici del premio.
E fin qui, nulla da recriminare all’attrice, se non che, nell’articolo da lei ripreso, si fa leva sul fatto che ad essere in testa alle classifiche, almeno per il momento, siano proprio Michelle Yeoh e Cate Blanchett, per la sua interpretazione in Tár. Viene sottolineato che una terza vittoria per Blanchett significherebbe solo una conferma alla sua critica, mentre la vittoria per Yeoh vorrebbe dire un enorme avanzamento di carriera, permettendole di uscire dal loop di ruoli secondari e fatti con lo stampino a cui è stata sottomessa per tutto un decennio.
Si dibatte se fosse o meno una mossa intenzionale e si vocifera essere esplosa una miccia all’interno del rigore dell’Academy, ma questo non lo possiamo confermare. Le polemiche agli Oscar, del resto, non mancano mai.
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