Un flebile bagliore nell’oscurità ci rivela le fattezze di John Malkovich, con i suoi capelli lunghi e canuti, intento a disegnare. Subito dopo vediamo il corpo di una donna trasformata in un angelo e crocifissa in una chiesa.
Questo è l’incipit di Mindcage – Mente criminale, film del 2022 di Mauro Borelli, uscito in Italia l’8 giugno 2023. Un thriller che vuole rifarsi ai classici del genere, ma che lo fa in modo derivativo e poco originale.
La storia di Mindcage
Un serial killer sconvolge la città. La sua particolarità è quella di essere un emulatore di un altro famoso assassino che cinque anni prima aveva ucciso sei donne e un agente di polizia, l’Artista (John Malkovich). I detective Mary Kally (Melissa Roxburgh) e Jake Doyle (Martin Lawrence) cercano quindi l’aiuto di quest’ultimo per entrare nella mente dell’assassino imitatore, in modo da catturarlo. Mentre Mary scava in profondità nella psiche contorta ma brillante dell’Artista, lei e Jake vengono attirati da una serie di indizi sempre più contorta, correndo contro il tempo per rimanere un passo avanti a entrambi i criminali.
Mindcage, qualcosa di già visto
Mindcage inizia creando quindi suspense e mistero, seguendo le storie dei due detective e cercando di rivelare pian piano le trame del serial killer. Quello che più salta all’occhio è la similarità di alcune dinamiche con film iconici e Serie TV amate dal grande pubblico. La giovane e fredda detective che fa visita al serial killer in prigione non può che ricordare Il silenzio degli innocenti, mentre le dinamiche delle uccisioni e il richiamo alla mitologia biblica e satanica ricordano prodotti come Seven e True Detective, passando per Twin Peaks.
Il problema maggiore di Mindcage non è però questo. Molto spesso le trame di thriller e noir sono simili, derivative e si basano su presupposti e schemi già visti. Quello che ci si aspetta da film come questi è piuttosto una regia attenta, che sottolinei i particolari ma che non sia troppo schematica e didascalica. Un film del genere dovrebbe trasmettere tensione attraverso un montaggio serrato e un disvelamento lento ma constante dell’identità del serial killer.
Tutto ciò in Mindcage manca completamente. La regia è didascalica, quasi superflua, con accenni di artisticità nella rappresentazione delle vittime, che però sono troppo irrealistiche per risultare credibili. Sembrano quadri astratti, volendo appunto ricordare il serial killer interpretato da Malkovich, ma risultano esagerate finendo per rompere la sospensione dell’incredulità. Manca la sporcizia e il senso di malignità che c’era nelle immagini sataniche con cui venivano trovate le vittime in True Detective, immagini magari più grezze ma che riuscivano nell’intento di catturare lo spettatore immergendolo in un atmosfera malsana.
Un’occasione mancata
Nonostante le buone interpretazioni di tutti e tre gli attori principali, il film perde quindi di mordente per una struttura non particolarmente avvincente. L’ora e mezza di film scorre male e non appassiona. I colpi di scena che dovrebbero accompagnare l’investigazione non ci sono e l’unica sorpresa vira su tinte sovrannaturali in maniera così spiazzante da spezzare quel poco di atmosfera che si era creata durante i minuti finali. Un film talmente tanto ancorato agli stilemi del thriller da non riuscire ad appassionare mai o a proporre una sequenza che rimanga nella testa dello spettatore.
Forse solo quell’incipit soffuso, con quei bagliori di luce nell’oscurità che andavano a sfumare il personaggio dell’artista, era la promessa, non mantenuta, di una pellicola che alla fine risulta un’occasione mancata. Il risultato è che Mindcage è un tipico film da piattaforma, standardizzato e fermo agli anni novanta, e che proprio sulle piattaforme si trova rivaleggiato da prodotti come Mindhunter che, complice l’immenso talento di Fincher, riescono a essere più completi.
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