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Mixed by Erry, l’incredibile storia di Enrico Frattasio

8 minuti di lettura

Disponibile al cinema dal 2 Marzo e prodotto da Groenlandia in collaborazione con Netflix e Rai Cinema, Mixed by Erry è l’ultima pellicola di Sydney Sibilia, tornato dietro la macchina da presa dopo L’incredibile storia dell’Isola delle Rose e la trilogia di Smetto quando voglio.

Attratto dalle storie e dai personaggi anticonvenzionali, Sibilia confeziona – dopo Sorrentino con È stata la mano di Dio – un altro incredibile ritratto della Napoli degli anni ‘80, viva e verace come nessun’altra città al mondo. Mixed by Erry è un inno all’imprescindibilità della musica, è il racconto di un disadattato costantemente messo alle corde dall’ambiente socio-culturale che lo circonda, ma soprattutto è una storia di rivalsa e di rivoluzione. Quello di Erry è il viaggio di un (anti)eroe, è l’incredibile storia vera di un ragazzo pronto a tutto per inseguire il proprio sogno, ma anche di margini e di ideali mai messi in discussione.

Mixed by Erry, la nascita di un impero

Mixed by Erry

Nella Napoli degli anni ‘80 c’è un ragazzino che passa le giornate in un negozio di dischi, indovinando con poche note tutte le canzoni che passano alla radio, mentre i suoi coetanei si riversano nei vicoli del centro tirando calci a un pallone. È la città che fa dell’arte di arrangiarsi una vera e propria filosofia di vita, dove è vietato dire che si è poveri se si porta un piatto in tavola ogni giorno, e dove è considerato onesto imbottigliare del tè all’interno di bottiglie di whiskey vuote e venderlo come pregiato liquore agli ignari cittadini.

È la città di Maradona, ma la colonna sonora di quegli anni anni è contraddistinta tanto dai cori per il Pibe de oro quanto dalle compilation su musicassetta che Erry registra nei ritagli di tempo, tra il sogno di diventare un dj e il lavoro al negozio di dischi. Nel suo quartiere praticamente tutti ne hanno una; decide così di proporre al fratello di aprire un vero e proprio business, cercando i mezzi e i fondi necessari per creare quello che sarebbe diventato ben presto un impero: Mixed by Erry.

Inizialmente ignari di aver dato il La a un rivoluzionario atto di pirateria su larga scala, i fratelli Frattasio si trovano catapultati in una realtà pronta a fagocitarli. Erry diventa un Robin Hood della musica.  È a tutti gli effetti un criminale, un falsario, ma viene invece percepito come il più nobile degli eroi. Osannato come un re, anche quando metterà piede in carcere, Enrico rimarrà però fermamente fedele a sé stesso e alla sua causa, restando sempre quel ragazzino che avrebbe voluto – più di ogni altra cosa – diventare un dj.

Mixed by Erry, a musica nun se po’ fermà

Peppe e Marisa in Mixed by Erry

Tornando a È stata la mano di Dio, i parallelismi tra i due film – apparentemente agli antipodi – sono invece piuttosto evidenti. Nei primi minuti di Mixed by Erry c’è un dialogo che riporta alla mente quello tra Fabietto e Capuano, tra mentore e allievo. Il negozio di dischi dove Erry passava le sue giornate sta chiudendo, ma tra la tristezza e la preoccupazione nel dover abbandonare una parte della propria infanzia, il titolare del negozio – ormai un secondo padre – gli rivela: “Tra tutte le persone che sono passate in questo negozio, una sola aveva talento. E quella sei tu”. 

Erry, un po’ come Fabietto, ha sempre il walkman in tasca e le cuffie in testa. Vive per la musica, la usa per evadere dalla realtà e permette di farlo anche agli altri. Per alcune persone la musica esiste grazie a Erry. Le sue compilation diventano lettere d’amore da dedicare a una ragazza, ma anche il simbolo di una rivoluzione o la metafora di un sogno apparentemente impossibile ed utopico. Le cuffie diventano invece uno strumento per viaggiare verso lidi lontani, da poggiare delicatamente sulle orecchie della persona amata, come ne Il tempo delle mele, per cercare di sincronizzare i propri cuori al ritmo di una musica ca’ non se po’ fermà.

La rivoluzione secondo Sibilia

Erry, Peppe e Angelo in Mixed by Erry

Quella di Sydney Sibilia è una filmografia da sempre interessata alle figure degli outsider, a personaggi fortemente anticonvenzionali, pronti a seguire i propri ideali fino ad arrivare a un punto di rottura con l’ambiente socio-culturale che li circonda o – più spesso – con le istituzioni. 

Dopo L’incredibile storia dell’Isola delle Rose Sibilia torna infatti a farci riflettere riguardo alla rivoluzionarietà insita in tutte quelle persone che cercano di emergere dalla massa, di inseguire le proprie chimere. Mixed by Erry però sembra anche, e soprattutto, una critica neanche troppo implicita a un sistema troppo intento a combattere la criminalità per interrogarsi invece sul perché di determinati atteggiamenti.

La Napoli degli anni ‘80, una città dove i problemi sono evidenti, ma si preferisce fare la morale a coloro che cercano un modo per portare un piatto in tavolo ogni giorno, diventa quindi la cornice perfetta per fare della suddetta critica una vera e propria dichiarazione di intenti.

Più di ogni altra cosa però, Sibilia riesce finalmente a confezionare un prodotto di puro intrattenimento, travolgente nel ritmo – grazie anche a una splendida colonna sonora nostalgica – divertente ed ironico, senza però rinunciare alla propria idea di cinema – non a caso una delle più internazionali del panorama italiano – o tanto meno alle sue ideologie. Proprio come il suo protagonista, che sentendosi domandare di fronte al giudice se fosse colpevole o innocente, dopo uno sguardo di assenso con la fidanzata, risponderà: “Io sono un dj”.


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Sono Filippo, ho 22 anni e la mia passione per il cinema inizia in tenera età, quando divorando le videocassette de Il Re Leone, Jurassic Park e Spider-Man 2, ho compreso quanto quelle immagini che scorrevano sullo schermo, sapessero scaldarmi il cuore, donandomi, in termini di emozioni, qualcosa che pensavo fosse irraggiungibile. Si dice che le prime volte siano indimenticabili. La mia al Festival di Venezia lo è stata sicuramente, perché è da quel momento che, finalmente, mi sento vivo.

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