Dopo il successo di Hot Girl Wanted e della sua serie spin-off Turned On, Netflix torna a parlare dell’industria pornografica con Money Shot: la storia di Pornhub, mettendo sotto i riflettori la storia del notorio sito pornografico, le sue dinamiche interne e gli scandali in cui è stato coinvolto. Purtroppo il documentario non aggiunge nulla di nuovo al dibattito sull’argomento e si limita a raccontare fatti successi già noti, pur intervistando numerosi testimoni, come porn stars ed ex dipendenti di Pornhub.
Money Shot, un focus non preciso
Sebbene Money Shot sia stato pubblicizzato come un documentario incentrato sulla storia del sito Pornhub, in realtà il focus è un altro: la situazione dei e delle sex workers al giorno d’oggi. Per arrivare a questo punto, il documentario deve passare prima per le origini della pornografia su internet, poi sulla nascita di Pornhub, e infine giunge ai numerosi scandali in cui il sito è stato coinvolto: manifestazioni contro il sito, organizzazioni contro il traffico illegale di sesso, battaglie legali sulle misure di contenimento e di prevenzione online.
Money Shot rivela come Pornhub, pur avendo sostenuto e supportato molti content creators e sex workers sul loro sito, allo stesso tempo permetteva la distribuzione di video amatoriali in cui venivano ripresi abusi, stupri e rapporti sessuali non consensuali. Da qui ovviamente partono le battaglie di attivisti e organizzazioni per i diritti umani, che hanno portato il sito a soffrire una grave crisi economica. Non potevano più permettersi di supportare i propri artisti, i quali però hanno a loro volta spinto il sito a creare nuove regolamentazioni per prevenire la distribuzione di video illeciti.
Ma se da una parte Money Shot vuole smascherare Pornhub, allo stesso tempo smaschera anche alcune delle organizzazioni che si sono mosse contro il sito, come Exodus Cry, NCOSE, e l’attivista Laila Mickelwait, personaggi strumentali nell’abolizione di video illeciti e illegali sul sito. Mentre il documentario si affida alle testimonianze di un paio di ex dipendenti e a numerose sex workers affiliate a Pornhub, non sono presenti invece interviste esplicite a questi attivisti, se non ad un membro di NCOSE a cui però non vengono poste domande scomode.
La spettacolarizzazione del documentario
Money Shot si rivela l’ennesimo documentario Netflix dozzinale e poco approfondito, che tratta temi volutamente scottanti o provocatori, ma che alla fine si limita a rimanere sulla superficie e a ripetere fatti già ampiamente noti e conosciuti ai più. Un peccato, visto che il tema ultimo del documentario è ancora problematico e attuale, dal momento che i sex workers in America non sono ancora legittimati e devono affidarsi alla propria autonomia o a siti come OnlyFans, che ha già mostrato dei tiri mancini come fece in passato Pornhub.
La qualità dell’esecuzione documentaristica è, come per altri film simili su Netflix, veramente bassa: da anni ormai è in atto una spettacolarizzazione, una manipolazione dello spettatore anche per prodotti che dovrebbero mostrare una certa neutralità e mantenere, per quanto possibile, l’oggettività nel raccontare i fatti, visto che si tratta della vita reale e non di finzione. Ma anche Money Shot casca in questa spettacolarizzazione, rimbalzando lo spettatore tra il simpatizzare con il sito e il demonizzarlo, tra l’esaltare le organizzazioni attiviste e poi il denunciarle.
Un documentario come Money Shot avrebbe potuto avere il potenziale di raccontare in modo molto più dettagliato le diatribe morali del sito, ma si è limitato invece a raccogliere informazioni già reperibili da chiunque su internet, con qualche testimonianza in più che semplicemente conferma quello che è già noto, senza intervistare direttamente l’opposizione.
Money Shot, con la scusa di voler parlare di Pornhub, l’attrattiva principale per chi guarda il documentario, vuole parlare in realtà di problemi molto attuali: la circolazione di video di stupri e la situazione sempre più allo sbando dei sex workers americani. Peccato che non tratti con la necessaria profondità nessuno di questi temi.
Cosa guardare oltre a Money Shot
Il tema della pornografia ha sempre destato interesse e creato audience, sia per chi la condanna sia per chi la difende e consuma: non solo documentari, basti anche pensare a film recenti come Red Rocket e X della A24, o al film di denuncia Pleasure di Ninja Thyberg.
Negli ultimi anni sembra che questo tema si sia ancora più diffuso, forse proprio in luce delle controversie di Pornhub che Money Shot ha riesumato. Le questioni sul mondo della pornografia sono numerose, e purtroppo i problemi del consenso non si limitano solo a video amatoriali ed illegali, ma sono presenti anche nell’industria, come dimostra appunto il film della Thyberg, che pur essendo un film di finzione ha molte caratteristiche del cinéma vérité, trattando senza filtri un problema molto reale.
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