Nel 2001, David Lynch e Angelo Badalamenti, oggi 85enne, firmano la loro ultima collaborazione per un lungometraggio: si tratta del capolavoro Mulholland Drive. Il film è stato, giustamente, votato “Il più grande film del XXI secolo” da un sondaggio condotto da BBC Culture.
Dopo la parentesi di Una Storia Vera si torna alle atmosfere tipiche della coppia Lynch-Badalamenti, un noir oscuro e misterioso con una musica orchestrale molto malinconica, triste e profonda. Il compositore appare anche in un piccolo cameo in cui interpreta un mafioso italo americano e la sua musica è spesso sviluppata su tonalità molto basse che contribuiscono a creare una insondabile atmosfera di mistero.
In aggiunta ai brani scritti dal compositore e suonati dalla City of Prague Philarmonic Orchestra, i due amici hanno utilizzato un metodo sperimentale per ottenere specifici paesaggi sonori. Badalamenti consegna a Lynch segmenti musicali con un tempo molto lento, di lunghezza variabile tra i dieci e i dodici minuti e il regista ha la libertà di manipolare questi brani a suo piacimento, rallentandoli ulteriormente, aggiungendo riverberi e altri effetti e dando, in sostanza, libero sfogo alla sua creatività.
La colonna sonora di Mulholland Drive nasconde segreti
Il materiale in questione viene definito firewood, ovvero legna da ardere. Ne è un esempio il brano intitolato Diner che accompagna una delle scene più agghiaccianti de cinema tutto, una scena che svela cosa si nasconde dietro al muro sul retro di una tavola calda. Come si può sentire non si tratta di musica vera e propria, quanto piuttosto di sound design, di un esperimento sonoro in post produzione e infatti nei relativi credits risulta firmato sia da Badalamenti che da Lynch.
Quel mistero tra La minore e Sol
Il tema principale composto per il film, chiamato semplicemente Mulholland Drive, è un brano orchestrale molto lento e affascinante; si sviluppa sulla tonalità di La minore, ma l’imprevista presenza dell’accordo di Sol minore contribuisce a creare un mood ancor più triste, struggente e malinconico. La melodia viene utilizzata spesso lungo il corso dell’opera, ma la prima volta in cui la si può sentire è sui titoli di testa (subito dopo l’incipit con musica e ballo jitterbug). La musica accompagna il lento avanzare di una limousine lungo la sinuosa e buia strada che dà il titolo al film.
Non mancano le influenze jazz tipiche del compositore americano, ma sono meno sfruttate rispetto al passato. Se ne può sentire un chiaro esempio nel brano Dinner Party Pool e in maniera più sottile nel brano Silencio. Quest’ultimo commenta musicalmente una scena chiave del film, ambientata nel night club che dà il titolo al brano e sembra sublimare in una sola composizione le due anime del geniale musicista: quella jazz e quella ambient/orchestrale.
Su un tessuto sonoro oscuro, minaccioso e indefinito dal punto di vista ritmico si sovrappongono a turno degli ottoni tipici di un ensemble jazzistico.
Nella colonna sonora di Mulholland Drive sono presenti, come già accaduto in precedenza, anche varie canzoni non composte da Badalamenti, si trovano alcuni classici pop americani del passato e anche una splendida versione di Crying cantata a cappella nel film da Rebekah Del Rio, rinominata Llorando.
Con questa canzone si chiude un ipotetico cerchio, in quanto la versione originale è di Roy Orbison e Lynch originariamente la vuole utilizzare in Velluto Blu nel 1986, ma poi cambia idea preferendo il brano In Dreams dello stesso cantautore.
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