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My Policeman, il film con Harry Styles è buono ma interrotto

5 minuti di lettura

In streaming su Prime Video dal 4 novembre, My Policeman è il film di Michael Grandage presentato in anteprima mondiale al Toronto Film Festival 2022 e successivamente al BFI London Film Festival. Recentemente apparso nel discusso film Don’t Worry Darling della regista e attrice Olivia WildeHarry Styles, con il suo secondo debutto da protagonista, recita accanto a Emma Corrin e David Dawson (che indossano le vesti di Tom Burgess, Marion Taylor e Patrick Hazlewood da giovani) e Linus RoacheGina McKee e Rupert Everett (che interpretano invece le loro versioni adulte).  

My Policeman NPC Magazine

Tratto dall’omonimo romanzo dell’autrice britannica Bethan Roberts del 2012, My Policeman è un triangolo amoroso vissuto tra gli anni ‘50 e un presente più vicino a noi. Una storia lineare, che non brilla certo per originalità, ma che tutto sommato funziona.

La trama di My Policeman

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Patrick ha avuto un infarto ed è ora costretto a una rigida routine di medicinali e a una sedia a rotelle. Ad accudirlo c’è Marion, che va contro il volere del marito Tom, che non vuole avere niente a che fare con Patrick. Non si capisce bene quale sia il rapporto tra i tre all’inizio del film; tutto resta sospeso, come al di sotto di un velo. Nel sistemare gli oggetti personali di Patrick, però, arrivati direttamente dall’ospedale in cui era ricoverato, Marion trova una serie di diari, datati fine anni ‘50. Si scopre allora che i tre hanno un passato fatto di giorni condivisi. E non solo. 

Da questo momento inizia una narrazione frammentata, fatta di salti avanti e indietro, tra passato e presente, in cui si scopre, man mano che la storia si addensa di dettagli, che questo trio ambiguo cela un grosso segreto: ad essere il terzo incomodo non è Patrick, come poteva sembrare inizialmente, ma Marion. Sono però gli anni ‘50-’60 e l’omosessualità è considerata un reato punibile con la prigione.  

Marion rivivrà/scoprirà sfumature della sua relazione – e di quella extraconiugale del marito – grazie ai diari e svelerà ulteriori segreti fino ad allora tenuti nascosti, sepolti nella memoria. 

Un film dai toni grigi

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Grandage non dice nulla di nuovo, purtroppo. La storia d’amore tra il poliziotto e il direttore del museo resta sempre sul filo dell’usuale, senza però cadere mai nel banale. My Policeman è un racconto ben fatto, denotato da un’ottima fotografia e da una perfetta interpretazione dei personaggi, che però non si sbilancia mai, resta pacato, soft; cammina in punta di piedi sul delicato tema dell’oppressione delle minoranze, addentrandosi nei particolari solo quando è la voce di Patrick in prima persona a narrare la sua visione dell’amore.  

My Policeman è costruito seguendo la palette fornita dal quadro La Tempesta, di William Turner. Le tonalità sono grigie, marroni, scure, tormentate. E allo stesso modo è rappresentato l’insieme di emozioni che i protagonisti provano, in un crescendo di sensazioni che si sommano l’una all’altra come ponti tra il passato e il presente. Peccato che questa costruzione ben predisposta di indizi non si condensi mai. I titoli di coda compaiono sullo schermo tagliando quella che avrebbe potuto essere una conclusione meglio riuscita se solo il film fosse durato il tempo di una scena in più.

My Policeman, sì o no?

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Sì, ma con qualche riserbo. My Policeman è un buon film, che tiene viva l’attenzione del pubblico in tutta la sua durata. Non ci sono grandi colpi di scena a rompere gli equilibri; si tratta piuttosto di una tempesta emotiva che accerchia lentamente lo spettatore e lo culla, tenendolo per mano sulla strada della scoperta di un amore proibito e vendicativo. Nonostante il finale piatto, il film resta, appunto, piacevole, anche se facilmente dimenticabile. 


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