La pandemia da Covid-19 che abbiamo vissuto negli ultimi due anni è stato un crocevia significativo che ha cambiato i nostri stili di vita e il rapporto con i prodotti audiovisivi, capaci di essere di sollievo a situazioni di stress collettivo completamente sconosciute ad intere generazioni.
Allo stesso tempo, gli spunti che l’industria del racconto potrebbe trarre dalla diffusione della malattia e dai protocolli cui il mondo si è ormai abituato potrebbero essere numerosi e, a seconda del punto di vista, trasposti attraverso la lente di diverse sfumature, dal tragico al comico passando per tutto quello che c’è nel mezzo. Netflix prova a dire la sua attraverso una commedia scritta e diretta da Judd Apatow.
Nella Bolla, infatti, parte proprio dal difficile contesto dei primi mesi di pandemia per raccontare dall’interno le peripezie della produzione di un blockbuster, resa ancora più complicata ed esasperata dai timori del virus e dalle precauzioni obbligatorie. Il tutto con il piglio ironico tipico di Judd Apatow.
Nella bolla: buona idea, trama banale, realizzazione rivedibile
Con il pretesto di cercare di dare sollievo ad una popolazione affranta, i produttori di un’acclamata saga cinematografica mettono in moto una macchina capace di dare vita all’ennesimo capitolo del loro racconto sui dinosauri nel modo più sicuro possibile per cast e addetti ai lavori.
Tutti vengono rinchiusi in un palazzo fuori Londra e sottoposti a rigidi controlli in quella che viene definita attraverso la metafora ormai nota a tutti come una “bolla” per, tra difficoltà organizzative, nervosismi estremizzati dall’isolamento e altre peripezie di ogni tipo, cercare di portare a termine il film.
Nonostante un cast rispettabile – Karen Gilliam, Fred Armisen, Maria Bakalova alcuni nei nomi – e un’idea di base interessante, l’opera di Judd Apatow non riesce a centrare il bersaglio, apparendo poco ispirata e forse troppo legata ad un’idea di gag poco originale. Una parodia fin troppo demenziale.
Nella bolla, strappa delle risate ma stenta a decollare nella sua narrazione di quello che sarebbe potuto essere un set in una situazione tanto difficile e atipica, e fatica anche a distaccarsi dalla narrazione autoreferenziale per avvicinarsi in qualche modo ad un pubblico, per forza di cose, distante da certe dinamiche.
La regia e la costruzione delle scene si fanno notare per qualche virtuosismo preso in prestito da altri generi, utili soprattutto nell’intento di parodia e di richiamo al mondo sempre più predominante del web e dei social network.
Buona solo a tratti anche la prova di un cast che fatica ad emergere nonostante anche a causa di personaggi troppo stereotipati e di una trama scontata sin dall’inizio.
Quella Hollywood fuori dal mondo
Nella bolla parte da buoni presupposti per perdersi purtroppo in un tentativo di semplificazione che lo banalizza e che ne disperde le potenzialità trasformandolo in qualcosa di già visto con in più l’espediente pandemico.
Il racconto di una Hollywood cinica e di uno star system viziato e allo stesso tempo oltraggiato dai piani più alti della gerarchia risulta annacquato e non può bastare a sollevare le ambizioni di un progetto che prende una strada poco raffinata e che non gli rende giustizia.
Niente di simile al molto più riuscito Tropic thunder a cui somiglia per intenti e trama ma di cui non riesce praticamente mai ad avere lo spessore narrativo.
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