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New York, la città nata per il cinema

18 minuti di lettura

New York, la città più popolosa dell’Occidente, la più conosciuta, la più iconica, la più rappresentata e idealizzata dal mondo intero.

Caratterizzata da una vasta multietnicità, la Grande Mela può essere definita la capitale del mondo, simbolo del sogno americano che smuove le masse e fa brillare loro gli occhi. Ma New York sa anche essere cupa e violenta, caotica quanto confortevole, terrificante quanto sognante. Il cinema americano ha influito enormemente sull’idealizzazione di New York, tant’è che chi la visita spesso dice di sentirsi dentro un film.

Se Hollywood è il simbolo del cinema americano per quanto riguarda le produzioni, New York lo è per le storie che quelle produzioni raccontano. La magia del cinema rende a sua volta magica l’atmosfera newyorkese, luogo d’introspezione in buie notti illuminate da insegne al neon, di felicità tra le strade innevate nel periodo di Natale, e di lotte supereroistiche con sullo sfondo lo skyline più emblematico del pianeta.

New York nel cinema muto e classico

New York

Il primo film a rappresentare New York fu girato nel 1901 da Edwin S. Porter e George S. Fleming. What Happened on Twenty-Third Street, New York City non è altro che un cortometraggio dalla durata di poco più di un minuto, una singola inquadratura che ritrae una strada con passanti.

La cosa più affascinante – oltre alla bellezza del cinema degli albori che risulta essere quanto di più vicino a una macchina del tempo – è che nonostante la sua breve durata questo potrebbe aver ispirato una delle scene più iconiche della storia del cinema. Tra i passanti c’è una donna con indosso un lungo vestito, che camminando sul marciapiede mette i piedi su una grata da cui fuoriesce dell’aria che le solleva la gonna, proprio come succede a Marilyn Monroe nella celebre scena di Quando la moglie è in vacanza. Che Billy Wilder abbia preso ispirazione da questo corto? Oppure è stata una clamorosa previsione di quello che sarebbe diventato il cinema americano?

Per trovare un altro film importante ambientato a New York dobbiamo andare avanti fino al 1927, anno di uscita de Il cantante di jazz, primo film sonoro della storia del cinema; ma il vero film simbolo della New York di quegli anni uscì l’anno seguente, ovvero La folla di King Vidor.

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All’età di 21 anni, John divenne una delle sette milioni di persone che credevano che New York dipendesse da loro.

(La folla)

Il sogno americano, speranzoso, motivazionale, ma scardinato dalla realizzazione dell’essere piccoli in una città enorme per chiunque. Un film muto estremamente dialogato, simbolo della frenesia di una città sempre in movimento.

Nel 1933 esce il film che presenta una delle immagini più memorabili di New York al cinema. King Kong, di Cooper e Schoedsack, è la risposta blockbuster al filone horror dei mostri della Universal; qui il mostro si sposta dalle ambientazioni gotiche ai grattacieli newyorkesi, culminando nella storica scena che vede il protagonista arrampicarsi sull’Empire State Building.

Successivamente il cinema assume nuove forme, così i registi scelgono di ritrarre i newyorkesi più che New York, girando film d’interni con dialoghi elettrizzanti che ne proiettano gli status sociali. Tra i tanti, i capolavori Nodo alla gola di Alfred Hitchcock, Eva contro Eva di Joseph L. Mankiewicz e L’appartamento di Billy Wilder.

Il cinema degli anni ’60: il romanticismo illumina New York

new york

Nel 1961 vengono realizzate due opere che entrano immediatamente nell’immaginario collettivo. Colazione da Tiffany di Blake Edwards è una commedia romantica che gioca sugli stili di vita dei suoi protagonisti, con una Audrey Hepburn in stato di grazia incorniciata dai costumi della leggendaria Edith Head: una somma di talenti che avrebbe creato un’icona immortale.

Una scena in particolare descrive più di tutte la bellezza e l’importanza di New York per il film: la protagonista, struccata, vestita semplicemente, che suona e canta Moon River seduta alla finestra. Il personaggio interpretato da George Peppard la guarda dal suo balcone, innamorandosene. Una principessa in epoca moderna, tra le persone comuni, nella città di tanti.

new york west side story

Passando da un balcone all’altro, il secondo film icona del 1961 è West Side Story di Robert Wise e Jerome Robbins, che porta nella New York moderna la tragedia shakespeariana di Romeo e Giulietta sotto forma di musical socio-culturale. Dalla guerra veronese del ‘500 tra Montecchi e Capuleti alla guerra di Manhattan tra newyorkesi e portoricani, il film porta con sé colore, vivacità, romanticismo, ma anche violenza e morte, mostrando l’assurda attualità di un’opera realizzata più di trecento anni prima. Un piccolo passo verso quella che sarebbe stata l’epoca più rivoluzionaria del cinema americano e che avrebbe visto New York come ambientazione più ambita: la New Hollywood.

New York cambia faccia: la svolta della New Hollywood

new york taxi driver

Nel 1968, con la caduta del Codice Hays (il production code attivo dal 1930 che proibiva alle produzioni statunitensi tutto ciò che non fosse moralmente accettabile) nasce un nuovo cinema, un nuovo movimento caratterizzato dalla libertà di espressione per gli autori più accattivanti di quel periodo storico. Il primo film a stravolgere la settima arte fu Rosemary’s Baby di Roman Polański, un capolavoro del cinema horror ambientato a New York. L’orrore, e in questo caso il satanismo, non è più associato a racconti di finzione ambientati in luoghi e tempi lontani: Polański intimorisce gli spettatori mostrando come il male può nascondersi nell’appartamento di ogni cittadino americano.

L’opera simbolo della New Hollywood diventa però Taxi Driver, la storia di un reduce della guerra del Vietnam che combatte l’insonnia guidando il taxi in una mai così tetra New York. L’atmosfera è da film noir, le tematiche sociali ed esistenziali, un film introspettivo, sospeso, come fumo nelle pericolose fredde notti di una metropoli che non dorme mai. La regia è di Martin Scorsese, la sceneggiatura di Paul Schrader, due autori che hanno mostrato l’altra faccia di New York, quella dove il sogno americano diventa incubo, dove la speranza s’infrange per mostrare un pessimismo cronico che avrebbe influenzato numerosi cineasti a venire.

Entrambi gli autori continueranno a sfornare film grandiosi ambientati a New York, insieme (Toro scatenato) e in autonomia (Quei bravi ragazzi, Gangs of New York, The Wolf of Wall Street, Light Sleeper); Scorsese virando sul filone gangsteristico mentre Schrader restando sull’introspezione alienata, apprendendo lo spirito e la poetica del cinema di Robert Bresson.

new york friedkin

William Friedkin, Jim Jarmusch, Francis Ford Coppola, Abel Ferrara, Sergio Leone: numerosi registi si aggiunsero a Polański, Scorsese e Schrader per raccontare le tante sfaccettature di questa città… ma un solo regista si contrappose a chi mostrava soltanto i lati oscuri della Grande Mela, diventando l’autore simbolo del cinema newyorkese.

Woody Allen, il regista innamorato di New York

new york

Questa è davvero una grande città. Non mi importa di quello che dicono gli altri, è veramente un knockout, vero?

(Manhattan)

Woody Allen arriva nel cinema statunitense come un fulmine a ciel sereno. Nel 1977 apre il film Io e Annie con un sublime monologo davanti alla macchina da presa, preannunciando il suo anticonformismo nel panorama cinematografico americano, e partendo dalla propria visione della sua amata città. Nel 1979 gira Manhattan, un film che diventa il manifesto della città di New York nella storia del cinema. La pellicola si apre con un monologo di Allen su New York, dei motivi per cui ama questa città, descrivendone pregi e difetti in modo romantico e ironico come solo lui sa fare.

Anticonformista sì, ma il cinema di Allen guarda anche alla semplicità, al cinema classico che descriveva più i cittadini che la città stessa, per cui nella sua lunga filmografia egli si è sempre posto l’obiettivo di descrivere la società newyorkese, sbeffeggiando la borghesia, accentuandone i paradossi, dunque ironizzando in modo meticoloso e brillante su tutto quel che ha la potenzialità di risultare assurdo agli occhi di un osservatore attento e razionale. Allen, prediligendo la razionalità, ironizza quindi anche sugli impulsi umani ed emotivi, caratteristiche spesso fedeli ai suoi personaggi, finendo di conseguenza per ironizzare su sé stesso.

Dagli anni ’90 ad oggi: come cambia New York sul grande schermo

new york harry ti presento sally

Dopo gli autori della New Hollywood e Woody Allen era difficile portare qualcosa di innovativo e al contempo puntuale sul piano socio-culturale. Ci riesce però Spike Lee, autore fondamentale nel panorama statunitense in quanto prima grande voce del cinema afroamericano. Nel 1989 gira Fa’ la cosa giusta, un film ambientato in un quartiere di Brooklyn che mostra le violente conseguenze dei pregiudizi che esplodono nell’odio per il diverso, diventando uno dei film simbolo della lotta al razzismo.

Ma l’89 è anche l’anno di una commedia romantica che farà scuola, sia per il genere che per l’ambientazione newyorkese: Harry, ti presento Sally…, diretto da Rob Reiner, è per molti l’emblema del comfort movie, quel film da vedere nei pomeriggi autunnali, quando fuori piove, già visto tante volte ma sempre piacevole – divertente, dolce e ben fatto – una visione leggera che non stanca mai. L’ambientazione newyorkese è perfetta, e tanti registi negli anni a venire hanno provato a emularla (spesso tiepidamente).

Al film di Reiner si aggiungono i comfort movie natalizi, dove New York diventa panorama di neve e luminarie, addobbata a festa per scaldare gli spettatori nel periodo più freddo dell’anno. Tra i tanti film è impossibile non menzionare Mamma, ho riperso l’aereo: Mi sono smarrito a New York, il cult di Chris Columbus sequel di Mamma ho perso l’aereo. Se il primo film era ambientato quasi esclusivamente dentro le mura di casa McCallister, nel sequel il piccolo Kevin si ritrova nuovamente da solo ma nella grande città per eccellenza. La magia di New York e del cinema nuovamente unite nell’atmosfera a sua volta magica del Natale.

new york

Il cinema muta e New York nel cinema con lui, difatti negli anni 2000 Sam Raimi porta sul grande schermo il personaggio di Spider-Man, che fin dalle sue origini cartacee risulta essere il supereroe Marvel più legato alla propria città. Raimi rende New York fondamentale, nei pericoli delle strade, nella vita di Peter Parker e nelle tante possibilità coreografiche. A volte l’ambientazione viene data per scontata, ma come sarebbero le più belle scene di Spider-Man senza lo skyline di New York sullo sfondo?

Il filone supereroistico diventa il più redditizio della storia del cinema, mentre New York assume lo status di grande città come teatro di battaglia, da X-Men di Bryan Singer a The Avengers di Joss Whedon. C’è però un altro supereroe che deve tanto a New York, e questo ci porta dal grande al piccolo schermo…

New York nelle serie televisive, dai drama alle sit-com

new york daredevil

Nel 2015 esce Daredevil, la serie Marvel ideata da Drew Goddard per Netflix. La storia tratta le vicende dell’avvocato Matt Murdock, supereroe non vedente vigilante di Hell’s Kitchen. Il villain è un magnifico Vincent D’Onofrio nei panni di Kingpin, una sorta di imperatore di New York, qui rappresentata come una città criminale, corrotta e senza speranza.

new york mad men

In passato tante altre grandi serie trovano la loro dimora a New York, su tutte I Soprano – che si ispira e omaggia costantemente il cinema gangster di Scorsese – e Mad Men, che invece sposta l’attenzione su quel che avviene dentro i grattacieli dello skyline della New York degli anni ’60.

A descrivere la New York contemporanea ci pensa Master of None, di Aziz Ansari e Alan Young, una serie che prende spunto dal cinema ironico di Woody Allen per parlare della società newyorkese, facendo leva sulla multietnicità dei suoi protagonisti e sulle contaminazioni culturali che rendono questa città in continua evoluzione.

new york friends

Nel mondo delle sit-com New York prende forma timidamente nelle serie anni ’70 e ’80 I Jefferson e I Robinson (The Cosby Show), diventando invece ambientazione fondamentale negli anni ‘90 e 2000 con Friends e How I Met Your Mother.

In Friends, New York assume un valore più atmosferico, una città dalle innumerevoli possibilità per valorizzare i suoi esilaranti protagonisti. Gli spettatori più affezionati non hanno mai smesso di vedere questa serie, restando perciò in un confortevole loop temporale dove la New York degli anni ’90 diventa un abbraccio nei momenti difficili, una compagnia nei giorni di solitudine, nonché un sorriso quando la realtà sa essere opprimente.

new york how i met your mother

How I Met Your Mother, invece, nelle sue lunghe nove stagione è probabilmente la serie che più di tutte è riuscita a rappresentare la New York moderna, trattandone pregi e difetti, analizzandola tramite i diversi punti di vista dei suoi personaggi: c’è chi la ama, chi la odia, chi non esisterebbe fuori dai suoi confini.

Questa è New York, una città talmente grande che ci si perde anche solo guardandola dall’esterno. È odio e amore. È vita e morte. È un’esperienza totale generata da un’incantevole sensazione di conflitto. E infine, dopo centovent’anni di storia del cinema, e dopo esser stata idealizzata in innumerevoli rappresentazioni cinematografiche, New York è diventata a sua volta cinema.


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Classe 1997, appassionato di cinema di ogni genere e provenienza, autoriale, popolare e di ogni periodo storico. Sono del parere che nel cinema esista l'oggettività così come la soggettività, per cui scelgo sempre un approccio pacifico verso chi ha pareri diversi dai miei, e anzi, sono più interessato ad ascoltare un parere differente che uno affine al mio.

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