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Normale copertina

Normale, la storia di una bambina costretta alla vita adulta

6 minuti di lettura

Presentato al Giffoni Film Festival e aggiudicatosi da una giuria di giovani il premio “Generator +16”, Normale è uscito nelle sale italiane il 12 ottobre. Ultimo film del regista francese Olivier Babinet, è la storia di Lucie, giovane ragazza che, dopo la morte della madre, si ritrova a dover accudire il padre malato di sclerosi multipla. Conscia di condurre un’esistenza diversa da tutti gli altri adolescenti, divisa tra lo studio, un lavoro part-time e la gestione della casa, Lucie tenta in tutti i modi di essere e sentirsi, come dice il titolo, una ragazza normale

Normale, storia di un padre e di una figlia

Lucie e William in una scena di Normale

La quindicenne Lucie (Justine Lacroix) abita con il padre William (Benoît Poelvoorde) in una città di periferia, nel nord della Francia. A differenza dei suoi coetanei, la vita l’ha costretta a crescere più in fretta: il padre, infatti, affetto da sclerosi multipla, è completamente dipendente da lei. Oltre alla sua condizione fisica in continuo peggioramento, William ha anche una predilezione per il fumo e per i videogiochi, che di certo non giova all’economia familiare. Lucie, pertanto, dopo la scuola va a lavorare e, una volta a casa, si occupa delle bollette, delle pulizie e della cucina. Per rilassarsi e non pensare alla realtà, si rifugia negli scenari creati dalla sua immaginazione, e si diletta a scrivere storie. 

La visita programmata di un assistente sociale scombussola l’equilibrio precario del ménage familiare. Terrorizzata all’idea di essere portata in una casa-famiglia, Lucie fa di tutto pur di far credere all’uomo di vivere una vita perfetta. Tuttavia, quando un giorno il padre si sveglia e scopre di aver perso la vista, la messinscena inevitabilmente si frantuma: l’assistente sociale intuisce l’inganno e Lucie deve dire addio alla sua vecchia vita.  

Tra realtà e fantasia

Normale di Olivier Babinet

Normale è un film a cavallo tra il realismo e la fantasmagoria, sia sul versante diegetico, sia su quello extradiegetico. A livello della storia raccontata, infatti, è la protagonista stessa a rintanarsi nella sua immaginazione per sfuggire e, al contempo, cercare di elaborare la realtà. Le sue macabre storie di zombie e di operai suicidi che perdono i bulbi oculari sull’asfalto sono il suo personalissimo metodo di escapismo. Condiviso, curiosamente, con suo padre: anche lui si diletta con gli zombie, seppure nel mondo pixelato dei videogiochi. La scrittura non è che il prolungamento di questo esercizio di fantasmagoria: Lucie scrive per raccontarsi, capirsi e criticarsi.

A livello extradiegetico, il regista Babinet ha rivelato di aver seguito un approccio che miscelasse il realismo con il fiabesco. Questo perché, pur raccontando una storia che alla base è profondamente drammatica, il suo scopo è quello di lasciare nello spettatore una nota di speranza. Il realismo sociale, che spesso lancia sguardi pietosi ai suoi protagonisti, è qui smorzato da sorta di aura magica ed eterea che dona a Normale un tono da fantasmagoria. Del resto, è naturale che il film prenda questa direzione: una bambina costretta a vestire i panni di un’adulta non può che continuare a sognare, per tenersi stretto quel rimasuglio di infanzia che tanto le deve essere caro. 

Normale, la Francia e Hollywood

Justine Lacroix in Normale

In un’intervista alla rivista francese Caméo Nancy, il regista Babinet dichiara che il film «si svolge in una realtà che non è del tutto una realtà. Siamo ovviamente in Francia, ma è una Francia che vuole fuggire da se stessa». Benché la scenografia sia estremamente extraurbana, dominata da tralicci, cantieri e piscine vuote, la sensazione è quella di trovarsi in un luogo indefinito e atemporale. La desolazione che trasudano i luoghi è il presupposto dei viaggi con la fantasia di Lucie, anch’ella insoddisfatta da quella realtà. 

Tuttavia, se la Francia si presta come base materiale della storia, Hollywood riesce a infiltrarsi nei suoi interstizi. Per Babinet era infatti cruciale mantenere questo dualismo: un film orgogliosamente francese, ma che mai dimentica o critica il cinema hollywoodiano. Se Donnie Darko e It Follows sono stati ispirazioni per le scenografie, i più celebri film di zombie hanno condizionato l’immaginario di Lucie e di suo padre William. 

Normale, sì o no?

Justine Lacroix in Normale

Normale è una dramedy delicata, un incrocio tra un teen movie e un racconto fantastico che tuttavia si ancora su una base ben realistica. Nonostante duri meno di un’ora e mezza, i personaggi emergono con tutte le loro forze e debolezze, al servizio di un’analisi psicologica ben approfondita. La protagonista Lucie, in fin dei conti, si rivela una ragazza normale, con le paure e i desideri di qualsiasi altro ragazzo della sua età.


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Classe 1998, ho studiato Lingue e Letterature Straniere all’Università Statale di Milano. Ammaliata da quella tragicità che solo la letteratura russa sa toccare, ho dato il mio cuore a Dostoevskij e a Majakovskij. Viale del tramonto, La finestra sul cortile e Ritorno al futuro sono tra i miei film preferiti, ma ho anche un debole per l’animazione. A volte mi rattristo perché so che non mi basterebbero cento vite per imparare tutto ciò che vorrei.

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