Dopo dieci lunghe settimane, Only Murders in the Building giunge alla conclusione della sua seconda stagione con un finale che ci ha lasciati spiazzati, ma forse per i motivi sbagliati.
Colpi di scena, depistaggi e un’insieme di informazioni apparentemente casuali e sconnesse sono la linfa vitale dei racconti crime e mistery. Only Murders in the Building non è da meno, anzi fa da maestra nell’arte del confondere lo spettatore. Fino all’ultimo episodio le molteplici vie della verità rimangono tutte equamente percorribili. Chi avrà ucciso davvero Bunny Folger?
Cosa c’entra l’Oklahoma?
Nel decimo episodio di Only Murders in the Building viene organizzato dal trio di podcaster più ingegnoso di sempre un killer reveal party. Alla festa vengono invitati alcuni dei personaggi che abitano l’Arconia, con tanto di pappagallo, Mr Gambolini. Presenti all’evento anche Cinda Canning (Tina Fey), la podcaster “rivale” che racconta parallelamente la storia dell’omicidio di Bunny decisa ad incastrare Mabel, e la sua taciturna assistente, Poppy White (Adina Verson).
Già all’inizio dell’episodio però ci è stato rivelato che Poppy in realtà è Becky Butler, una ragazza dell’Oklaoma scomparsa anni prima che ha cambiato identità e finto il suo omicidio per sfuggire alla sua vita miserabile e incastrare il suo capo. Per avvicinarsi a Cinda Canning, suo idolo, le ha proposto poi di trattare proprio di questo caso nel suo programma true crime chiamandolo All is not OK in Oklahoma. La podcaster raggiunge la fama e, come da manuale, si prende tutto il merito per aver sventato l’omicidio (che in realtà non è mai avvenuto).
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Il killer reveal party
Mabel, Oliver e Charles orchestrano in questo ultimo episodio una specie di gioco di ruolo teatrale per indurre il killer, presente nella stanza, a confessare. Si susseguono quindi alcuni minuti interessanti. L’attenzione inizialmente è tutta rivolta verso Cinda Canning, accusata di aver ucciso Bunny per replicare il successo del suo precedente podcast. Attraverso alcuni metodi davvero poco ortodossi basati sulle insolite paure di Cinda, come l’interno dei pomodori e lo slow motion, non si arriva però a nessuna confessione.
È in questo momento che Mabel ha un’illuminazione. L’assassino, in realtà, è Alice. L’artista britannica ha fatto un ingresso dal tempismo molto sospetto nella vita di Mabel ed è ossessionata da lei, tanto da cercare di replicarne i traumi del passato all’interno di una sua opera. Il movente? Cercare di entrare in possesso del quadro della famosa Rose Cooper che raffigurava la pittrice e il padre di Charles, suo amante. Il dipinto era infatti gelosamente custodito da Bunny nel doppio fondo della gabbia di Mr Gambolini.
Sentendosi attaccata, Alice prende un coltello e ferisce a morte Charles prima che i presenti riescano a fermarla. Il mistero sembra risolto, anche se mancano alcuni pezzi del puzzle. Cinda, nel frattempo, si scusa con Mabel per averla ingiustamente accusata dell’omicidio di Bunny e, colpita dalla sua sagacia, le offre un lavoro insieme a lei nel suo podcast. Questa è la miccia che dà il via all’esplosione finale.
Chi ha ucciso Bunny Folger?
Infuriata nel vedere riconosciuto a qualcun altro quello che crede le spetti di diritto, Poppy, cade nella trappola dalla farsa perfettamente orchestrata. A incastrarla definitivamente la sua insolita allergia ai pappagalli che l’ha fatta starnutire sull’arma del delitto, precedentemente analizzata dalla polizia. Charles si rialza dal pavimento, svelando la commedia che è infine riuscita nell’intento di ottenere una confessione. A questo punto manca solamente il movente.
Durante la indagini del suo finto omicidio in Oklahoma, Poppy ha conosciuto il detective Kreps (Michael Rapaport). Entrambi insoddisfatti delle loro vite e guidati dalla voglia di rivalsa, progettano un assassinio con l’intenzione di far ricadere la colpa su Cinda e prendersi il merito per averlo sventato, guadagnando l’uno una promozione e l’altra il tanto agognato podcast di successo. La scelta ricade su Bunny che, vecchia e scorbutica, non sarebbe mancata a nessuno. Inoltre Poppy aveva scoperto una serie di passaggi segreti nei muri dell’Arconia: il metodo perfetto per muoversi indisturbati all’interno del palazzo.
A questo punto ogni dettaglio viene ricondotto al suo posto. Le ultime parole che Bunny ha detto a Mabel prima di morire, “14 Savage“, non si riferivano al quadro che ritraeva il padre di Charles, ma al sandwich insolito che Poppy ordinava tutti i giorni nella stessa caffetteria in cui andava Bunny. Anche il coinvolgimento di Glitter Guy, che era in realtà Krebs, viene svelato in quanto complice che cercava di occultare le prove dell’omicidio.
Road to Only Murders in the Building 3
Tutto è bene ciò che finisce bene! O forse no? Negli ultimi minuti della puntata siamo catapultati un anno dopo le vicende dell’omicidio di Bunny. Mabel è pronta a prendere in mano la sua vita e finalmente ristruttura il suo appartamento. Charles continua le riprese di Brazzos con successo e con una vecchia conoscenza al suo fianco. Oliver si lascia finalmente alle spalle la questione del test di paternità e viene ingaggiato come regista di uno spettacolo di Broadway.
Tutto sembra andare a gonfie vele per i nostri tre protagonisti, riuniti per il debutto a teatro di Oliver che vede il famoso attore Ben Glenroy (Paul Rudd) e Charles come protagonisti. Proprio alcuni minuti prima di andare in scena c’è uno strano scambio di parole tra i due attori che termina con Charles che minaccia Ben dicendogli “so cos’hai fatto“. Il sipario si apre, ma Ben Glenroy muore improvvisamente sul palco. Abbiamo capito chi sarà il protagonista della prossima stagione.
Only Murders in the Building 2 è stato un successo? Sì, ma la signora Fletcher è dietro l’angolo
Giunti alla risoluzione del mistero è il momento tirare le fila di questa serie unica nel suo genere. Anche questa stagione ci ha accompagnati in maniera impeccabile all’interno di un mistero tanto intricato quanto divertente. Gli stratagemmi narrativi che hanno distinto fin dall’inizio questo prodotto hanno retto egregiamente il colpo della seconda stagione senza sbadigli e prevedibilità.
Se proprio si deve trovare un difetto quindi va ricercato nella risoluzione finale. La scelta non è risultata scontata, ma al tempo stesso il movente e la spiegazione sono sembrati leggermente deboli rispetto alle aspettative. È stato mantenuto quel velo di credibilità che rende la serie ancora più apprezzabile, ma concludere una storia che non sembra minimamente avvicinarsi al finale (come dice nella serie lo stesso Oliver, riferendosi al podcast) in soli trenta minuti è un’impresa ardua. Lo spettatore settimanale viene quindi investito da una serie di informazioni velocissime che sul momento sono difficilmente processabili, togliendo quell’effetto di realizzazione istantanea che fa scattare lo stupore.
La conclusione, insomma, non ha avuto l’effetto “wow”, nonostante non pecchi di coerenza. In compenso alcuni episodi sono delle piccole gemme cinematografiche che impreziosiscono questa serie elevandola anche nella forma. Impossibile non citare l’episodio “Incastrati” (2×2) in cui i protagonisti riescono a farci credere che la risoluzione del mistero risieda nel piccolo pennuto Mr Gambolini, oppure l’affascinante “Il gioco degli indizi” (5×2) in cui l’omicidio sembra risolversi tramite una partita a un gioco simile a Lupus in fabula durante una festa organizzata da Oliver.
Certo, con l’avvento della terza stagione, già confermata, l’effetto signora Fletcher è dietro l’angolo: ovunque sono i nostri personaggi ecco che salta fuori il morto. Ad ogni modo, se Only Murders in the Building proseguirà su questa retta via, poco ci importa. Rimaniamo in attesa di un nuova strabiliante stagione.
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