Con l’avvicinarsi dell’estate, sulle piattaforme streaming si moltiplicano film e SerieTV ambientate nella stagione più calda dell’anno. Amazon Prime Video non fa eccezione, con una produzione originale: la SerieTV Panic, disponibile dal 28 maggio.
Tratta dall’omonimo romanzo del 2014 di Lauren Oliver – sceneggiatrice della SerieTV – Panic rappresenta ciò di cui molti spettatori vanno in cerca in questo periodo dell’anno: una fuga dalla spesso ripetitiva quotidianità, grazie all’immersione in un mondo adolescenziale sicuramente più eccitante.
Panic, un gioco pericoloso
E cosa c’è di più eccitante di un torneo tra teenager che si scontrano in sfide potenzialmente mortali? Meglio ancora, poi, se dietro a queste sfide e a una trama apparentemente lineare – e in parte prevedibile – si nasconde un mistero da risolvere e se l’indagine viene generosamente condita da atti di inesperto romanticismo, amicizie tradite e un pizzico di girl power.
La prima “girl” in questione è Heather Nill (Olivia Welch): neodiplomata al liceo della minuscola cittadina di Carp, in Texas, Heather sogna un riscatto per sé e la sorellina Lily (Kariana Karhu). Ma la perdita del lavoro e il furto dei suoi risparmi interrompono bruscamente le fantasie di un futuro migliore. Per questo, la ragazza decide di partecipare a Panic: un gioco organizzato ogni estate dai giovani di Carp che prevede come premio per il vincitore una grossa somma di denaro.
Niente panico
Tuttavia, trionfare a Panic è tutt’altro che semplice e perdere può significare morire. È proprio questa la premessa che, se sfruttata al meglio, avrebbe potuto rendere la SerieTV Amazon adrenalinica e coinvolgente. Purtroppo, invece, appare chiaro fin da subito che i protagonisti di Panic fanno parte della categoria degli “intoccabili”, per cui risulta praticamente impossibile temere per la loro sorte, nonostante le sfide che devono affrontare siano estreme e potenzialmente mortali.
A ridurre ulteriormente la suspense c’è il fatto che l’elemento del brivido viene disciolto in una vasca di cliché e prevedibilità, difetti che già accomunano molti (troppi) altri prodotti young adult. Si assiste così a stereotipati rapporti tra adolescenti e a una poco convincente serie di volta faccia, segreti e menzogne, che, oltre a stemperare eccessivamente i toni, spesso si risolvono tra un episodio e l’altro, come avvenissero inspiegabili riappacificazioni dietro le quinte, a cui allo spettatore non è dato di assistere.
Panic, adolescenza in 2D
La psiche degli adolescenti ha sempre esercitato un irresistibile fascino tanto sugli studiosi, quanto sugli artisti, sceneggiatori e registi inclusi. Si sprecano i tentativi, più o meno riusciti, di indagare i pensieri, i sentimenti, le sensazioni che animano e scombussolano i teenager e di riprodurli sullo schermo. Anche Panic ci prova, ma fallisce.
Ognuno dei protagonisti ha alle spalle una storia personale (più o meno originale) la quale, però, non viene trattata con intensità. Così, tematiche come le disuguaglianze sociali, le violenze domestiche, le dipendenze, il lutto, vengono, più che affrontate, elencate in una serie di fotogrammi privi di profondità. Anche il senso stesso del gioco di Panic si perde tra le righe e, oltre a non creare mai una reale suspense, la SerieTV spreca l’occasione di indagare, per esempio, quel sentimento di smarrimento che spinge un diciottenne appena diplomato a rischiare la vita non tanto per i soldi, ma per dimenticare, almeno per un attimo, la paura del vuoto che lo attanaglia.
Panic, tanto da aggiustare
Panic ha i propri punti di forza nelle buone prove di recitazione dei giovani protagonisti (tra i quali il figlio di Jack Nicholson, Ray) e nelle svolte non del tutto prevedibili della trama. Infatti, se alcuni avvenimenti non stupiscono affatto un pubblico ormai abituato a un certo tipo di storie, non mancano tuttavia alcuni colpi di scena, che invogliano lo spettatore ad arrivare alla conclusione dei 10 episodi.
Se la promessa del mistery è quindi almeno in parte mantenuta, nel caso di una seconda stagione (di cui per ora non si hanno notizie) si dovrà lavorare sui comunque troppo numerosi punti deboli.
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